Vi avevamo già parlato della “separazione consensuale” di Capitan America con la sua spalla storica quel Bucky Barnes del quale anche il cinema ci ha dato un assaggio l’anno scorso con “Il Primo vendicatore: Capitan America” con il viso pulito di Sebastian Stan.
Siamo ora giunti nello specifico a recensire la prima parola alla “si augura” ben lunga odissea che vede Bucky protagonista assoluto.
Winter Soldier o Soldato d’Inverno come chiamato qui da noi, è semplicemente Bucky dopo la 2° Guerra Mondiale, scomparso e ritenuto morto da tutto il mondo ma non dall’Unione Sovietica che fa di lui il soldato perfetto, la pedina vincente e segreta della lunga partita contro gli USA: la guerra fredda.
La storia viene affidata ad Ed Brubaker mentre i disegni a Butch Guice e la prima cosa che possiamo dire nell’avere tra le mani l’opera è che Ed ama Bucky. Lo amava già prima e lo dimostrava con lunghe sequenze in cui lui e non Steve Rogers, era protagonista. Lo adora tutt’ora e lo dimostra creando il primo episodio della saga dedicata alle sue gesta contro cellule sovietiche dormienti ed ex-KGB.
Quello che possiamo trarre da Winter Soldier #1 è un fantapolico d’azione, una dose massiccia di spionaggio, segreti celati e doppiogiochisti unito ad un più sapiente uso di combattimenti agguerriti, piroette atletiche zero gravità e una spruzzata decisa di stupidaggini e demenzialità (vedere per credere le ultime pagine di questo volume).
Durante la Guerra Fredda c’era una teoria in voga: un uomo solo, al posto giusto e al momento giusto, può fare meglio di un intero esercito
Ritroviamo Bucky alle prese con la sua vita da spia e da agente segreto in seno allo SHIELD, ad affiancarlo nelle operazioni ritroviamo Natasha Romanoff la Vedova Nera.
Complice, amante e anche lei doppiogiochista originale nel e per l’unione sovietica, i due agiscono per scovare e distruggere una cellula dormiente del Dipartimento X, la divisione che in passato fece il lavaggio del cervello a Bucky rendendolo Soldato d’Inverno tuttavia la loro operazione prende una piega inaspettata quando viene rinvenuto una vasca di criostasi vuota, segno che qualcosa del passato è riemerso per scopi ancora sconosciuti.
Oscuro. Freddo. Violento. Sono questi i termini che identificano questa nuova avventura di Bucky e della sua partner.
Non è un fumetto facile, soprattutto se chi lo legge non sa nulla del suo protagonista in copertina o ha perso alcuni frammenti del suo percorso finora, Brubaker liquida il passato in una manciata di sequenze e ci lancia subito nel centro del presente e dell’azione, tra professori supercriminali che emergono dal passato e gorilla armati di fucili (???)
Quello che il fumetto lascia intendere è l’allontanamento dal circuito mainstream della Marvel descrivendoci un eroe disposto anche ad uccidere e personaggi di contorno che vedono meglio un criminale al cimitero che in qualche prigione di massima sicurezza.
Le premesse per una serie distruttiva ci sono tutte, e il finale di questo primo volume ci getta in una realtà che anche se leggiamo un fumetto Marvel (nessuno muore per sempre! .cit) è avvincente da gustare specie se è coinvolto uno dei villain più apprezzati dell’universo della Casa delle Idee, un sovrano e un folle criminale, uno come solo il Dottor Destino.
|Immagini | Marvel]
bila85 6 Febbraio 2012 il 16:21
sar� di sicuro una di quelle serie che meritano di avere una chance…(l’ho data a namor…..bucky almeno � bucky! )
6� hokage 6 Febbraio 2012 il 18:03
A questo punto credo mi manchi qualcosa, dopo Fear it self 3 davo Bucky per morto….mah
Fabius Bile 6 Febbraio 2012 il 20:06
Mi piace, Ed Brubaker � sinonimo di qualit�, e poi non si diceva che Bucky era quello che faceva il lavoro sporco perch� Cap non poteva sporcarsi le mani?