Approfondimento un po’ atipico stavolta, più che un approfondimento vedetelo come un “da ripescare e vedere” dato che tratta di un film d’animazione del 2008, passato come tutti i film d’animazione non Disney, non Dreamworks e non Ghibli particolarmente in sordina tra il pubblico.
Ho in mente di realizzare un altro approfondimento di questo tipo e come quello che vi apprestate a leggere ora, parlerà di una situazione sociale e politica molto lontana da noi e perciò non immediatamente fruibile dal pubblico.
Valzer con Bashir infatti è un film d’animazione molto particolare, apparterrebbe al genere “cine-documentario” se non fosse per lo stile d’animazione che lo accompagna fino alle ultime scene, quest’ultime si discostano dal resto del film ma vi spiegherò più avanti.
Se avete deciso di proseguire la lettura, buon per voi.
Avete la mia parola che non rimarrete delusi, se poi voleste provare in prima persona la visione del film, sono certo (e qui metto la mia garanzia) che vi colpirà particolarmente, se non per gli argomenti trattati per lo stile utilizzato dal regista/protagonista della pellicola: Ari Forlman.
Il titolo dell’opera “Valzer con Bashir” si identifica con una particolare scena, contenuta anche nella pellicola nella quale un soldato israeliano spara con la sua arma in cielo muovendo passi che sembrano riconducibile ad una danza, il valzer per l’appunto, sullo sfondo di questo elemento c’è un manifesto del politico libanese Bashir Gemayel, morto in un attentato il 14 settembre 1982 assieme ad altre 25 persone.
Ari Forlman (regista, autore e protagonista “animato” della pellicola) inizia le sue vicende raccontando ad un amico un suo incubo ricorrente nel quale ventisei cani dall’aspetto feroce e famelico lo inseguono per le strade, il significato dell’incubo gli è chiaro ricordando le sue esperienze in guerra, nella guerra tra l’esercito israeliano e quello libanese nei primi anni ’80: i ventisei cani sono quegli stessi che Ari uccise durante le incursioni notturne nelle postazioni di guardia dell’esercito libanese, caduti di guerra insomma e testimoni di una verità molto “fastidiosa” per l’uomo, la verità che non ricorda nulla delle sue esperienze di guerra.
Inizia quindi il suo percorso di ricordi: interpella amici, commilitoni e chiunque possa dargli una mano per ricostituire il puzzle del suo passato, passa davanti a prove di colpevolezza e di innocenza dell’esercito israeliano e libanese, insomma da una visione OGGETTIVA dei fatti senza dimostrare l’innocenza di nessuno e senza demonizzare assolutamente nessuna delle due fazioni coinvolte nella guerra.
Il documentario animato dei resoconti della guerra si conclude poco prima del finale, quando Forlman inserisce immagini crude e tremende del massacro di Sabra e Shatila del 16 settembre 1982 dove persero la vita un numero imprecisato di uomini, donne e bambini (si parla di numeri come 460 ma anche 700 o più, a seconda delle fonti) a seguito della morte di Bashir Gemayel: i carnefici qui sono i libanesi, le vittime sono i civili indifesi dei due campi profughi israeliani (Sabra e Shatila, per l’appunto).
La rivoluzione del genere cinematografico in questione passa proprio per l’intuizione di Forlman che non volendo creare un documentario di nicchia, che avrebbe finito per annoiare la maggior parte delle persone, pensa bene di realizzare un film d’animazione (seppur volutamente scarno e di bassa qualità) nella quale inserire sia le interviste condotte direttamente ai “narratori” delle vicende, sia le vicende stesse rivissute attraverso Flashback, eccezion fatta come ho già detto per l’ultima parte dove le immagini sono filmati d’epoca.
Il fatto che il film inizi con l’incubo di Forlman non è da trascurare: saranno molti gli elementi che conduranno ad una visione onirica della cosa, spesso le vicende narrate piegheranno verso l’astratto e dal ponte di una barca dove Ari Forlman vomitava per il troppo alcool, l’uomo si ritroverà sul ventre di una donna nuda gigante sulle calme acque del mar Mediterraneo.
Insomma, un qualcosa di difficilmente associabile ma che ricondurrà alla fine alla vera domanda del film: dimenticare è davvero giusto?
Secondo le intenzioni del regista ovviamente no: rimuovere i ricordi, per quanto tremendi possano essere, rischia di riportare quegli errori nuovamente a galla, rischia di lasciarci senza nessun valore aggiunto e le vite spezzate nel passato, rimarrebbero taciute.
In Italia il film è stato distribuito da Lucky Red dopo la sua presentazione ufficiale al 61° Festival di Cannes, ha vinto inoltre alcuni premi tra cui il Golden Globe nel 2009 come “Miglior Film Straniero”.
Consiglio a tutti una visione della pellicola, anche solo per capire la vostra reazione al percorso di Forlman fino all’angosciante finale che vi lascerà con l’amaro in bocca e molto su cui pensare.
E se qualcuno tra voi avesse voglia di fare polemica sulla politica del film, considerandolo l’ennesimo tentativo degli israeliani di ergersi a “martiri”, consiglio una bella lavata di testa e soprattutto una visione di questo film liberi da stupide considerazioni e preconcetti.
Alla prossima settimana con “Persepolis“
[Fonte | Waltz with Bashir Official Site]
zor(r)o 12 Gennaio 2011 il 14:51
avviso fin da ora che il mio commento � fortemente critico
valzer con bashir ha secondo me un forte valore artistico xk� sa raccontare bene una storia e nn ha praticamente tempi morti
MA
cm hai ben detto parla di un fatto storico (la strage di sabra e shatila) che l’assemblea generale delle nazioni unite defin� GENOCIDIO
cosa dice il film sui responsabili della morte di migliaia palestinesi??
PRATICAMENTE NIENTE
� un film revisionista ke si “dimentica” d fare il nome del criminale responsabile della strage ke prima o poi spero verr� processato x crimini contro l’umanit�: ARIEL SHARON
quando si racconta la storia nn si pu� prescindere dai fatti, ke � quello ke fa questo film
ps: nn � un caso ke sia stato acclamato soprattutto in america (paese filo-israeliano)
Riuzasan 13 Gennaio 2011 il 15:18
NOn posso che concordare con Zor … da appassionato di storia e culura mediorentale ho trovato pessimo storicamente il lungometraggio, faziosissimo e fuorviante per chi non si prende in mano i libri di storia, le risoluzioni dell’ONU in merito agli avvenimenti etc.
In breve, penso un p� malignamente forse, che se fosse stato raccontato della strage di tedeschi civili a berlino sud da parte di una brigata USA a forte etnia ebraica nella seconda guerra mondiale, sarebeb esploso il solito caso di razzismo antisemita etc.
Qui invece NON si parla delel centinaia di palestinesi morti e tutto va bene …