Cari lettori di Komixjam; oggi vi parlerò di un manga riscoperto nel personalissimo viaggio ai confini della mia libreria e che s’intitola “Utena: La Filette Révolutionnaire”.
Utena è un’opera della famosa Chiho Saito, in collaborazione con il gruppo giapponese Be Papas e comprende, oltre ad una esposizione cartacea, anche un anime, un OAV, un musical e un videogioco prodotto per SEGA Saturn. Il progetto è partito nel 1996 e si è conclusa due anni dopo con l’uscita dell’OAV dal titolo Apocalisse Adolescenziale. Secondo indiscrezioni, sembra che l’autrice abbia voluto fare un piccolo tributo ad un’altra opera famosissima, Versailles no Bara di Ryoko Ikeda, la quale ha fatto da ispiratrice soprattutto per le atmosfere neoclassiche. La produzione dell’anime e dell’OAV è affidata agli stessi produttori e sceneggiatori di Sailor S, i quali anche stavolta hanno cercato di rendere temi molto delicati in modo maturo.
Il titolo significa letteralmente Utena: la ragazza rivoluzionaria e, sebbene le quattro trasposizioni siano apparentemente slegate l’una dall’altra, un filo sottile le unisce e le completa a vicenda, aggiungendo particolari e nuove situazioni, in modo tale da rendere l’opera più globale possibile.
Partirò con l’illustrare la trama, le curiosità in merito e a dire due parole sull’autrice, per finire con le mie personali considerazioni riguardo sia la storia in generale, sia lo stile della Saito.
La trama è particolare e parte subito con l’introduzione al personaggio di Utena, una ragazza che si comporta da maschiaccio, vestendo addirittura abiti maschili quando tutte le sue compagne di scuole hanno un’uniforme femminile. Il perchè lo faccia è presto detto: quando era bambina è stata salvata da una specie di principe azzurro che le ha promesso che un giorno si sarebbero ritrovati entrambi e come pegno di quella promessa le ha dato un anello a forma di rosa. Lei d’altro canto si è impegnata a diventare un vero e proprio principe per non deludere il suo salvatore e così ha fatto. Le giunge inaspettata una lettera con il mittente il famoso principe, il quale le chiede di raggiungerla in una determinata scuola. Lì incontrerà delle persone, componenti del Concilio Studentesco, i quali hanno un anello come il suo e che fanno parte di una strana congregazione segreta che crede di poter rivoluzionare il mondo grazie all’aiuto della Sposa della Rosa, Anthy Himemiya. Hanno uno strano modo di raggiungere i loro obiettivi, cioè quello che duellare e chi vince i vari duelli otterrà letteralmente la Sposa e il potere della rivoluzione. Anthy e Utena diventano più che amiche durante tutta la serie animata e anche mangacea, fino a sfociare in un rapporto molto più marcato e dalle sfumature yuri dell’OAV. Non si conosce ancora in che cosa consiste questa rivoluzione e sicuramente non potrò dirvela, bensì vi consiglio di approfondire per conto vostro se siete curiosi.
Nel manga e nell’anime ci sono molti riferimenti simbolici a partire dal colore predominante e che fa da filo conduttore per tutta la serie animata – il rosa – fino a finire al light motiv che accompagna le scene drammatiche e quelle più “romantiche”. Gli oggetti svolgono un ruolo fondamentale ed ecco che una semplice macchina si trasforma in “portale” verso il nuovo mondo (Utena addirittura nel film si trasforma in una vera e propria macchina). L’anime, inoltre, è diviso in quattro archi temporali che potrebbero rappresentare le fasi di una vera e propria fiaba. Il primo arco serve ad illustrare le pedine del gioco, a far vedere allo spettatore i personaggi, le loro relazioni ed è un susseguirsi bene o male lineare di duelli – i quali vengono fatti unicamente con armi bianche, come sciabole e fioretti –. Il secondo arco (chiamato Rosa Nera) è un’immersione nella psicologia dei personaggi, nelle loro paure e desideri più nascosti ed è il primo punto di rottura della serie in cui Utena deve lottare sempre con gli stessi protagonisti, ma in situazioni ed in uno stato emotivo diverso. Il terzo arco rappresenta la rottura con Anthy, la quale si allontana sempre di più dalla protagonista fino a che non si scopre la relazione incestuosa fra la ragazza e suo fratello Akio. L’ultimo arco temporale è incentrato sulla battaglia finale, in cui Utena tenta di ritrovare l’amicizia con Anthy e di liberarla dalla sua condizione di Sposa della Rosa, di sconfiggere Akio e di trovare quindi il potere a cui è destinata.
I temi che affronta sono delicati, come ho già detto, fra cui l’incesto, il rapporto omosessuale che nel film viene maggiormente marcato, mentre nell’anime e nel manga è solo accennato velatamente come anche gli abusi sessuali. C’è anche un gioco dei generi e i consueti canoni in cui la protagonista della fiaba vuole diventare principessa da grande, qui vengono stravolti e non a caso Utena desidera fortemente il ruolo opposto.
Chiho Saito in tutto questo è riuscita, tramite il suo tratto che richiama vecchie glorie dello shojo come la Ikeda, ma allo stesso tempo è innovativo, a rendere Utena un manga degno di tale nome. E’ originale sia dal punto di vista della trama che dalla scelta delle ambientazioni, ma anche dalla caratterizzazione dei personaggi; è delicato, soprattutto nelle atmosfere e nella posizione che le figure ricoprono nelle tavole; è un tratto pulito, senza sbavature, né spigolature. Forse l’unica pecca che le si può dare è che i duelli nel manga sono un poco statici, però riescono ugualmente a trasmettere la tensione grazie ai retini sapientemente utilizzati.
Consiglio quindi di leggerlo (5 volumetti della Star Comics non sono una spesa tanto eccessiva) e di vederne la trasposizione animata che conta 39 episodi.
simone 14 Giugno 2011 il 19:39
Ottimo approfondimento !
Si tratta di un’opera estremamente sofisticata e particolare. Nell’anime ho avuto la la sensazione che i protagonisti a volte vedessero concretamente le loro fantasie.
Haru 15 Giugno 2011 il 00:04
Infatti l’anime � molto particolare e ambiguo. Da quando entra in scena la Rosa Nera cambia completamente registro la narrazione…diventa pi� drammatica e forse s�, i protagonisti vedono realmente le loro fantasie! 🙂 credo che sia voluto, perch� nel manga � difficile trasmettere la stessa sensazione e come ho gi� detto, tutte e quattro le opere, anche se non sembra, sono l’una il completamento dell’altra.
Silvia Letizia 15 Giugno 2011 il 03:50
Letto il manga e, come quasi tutta la produzione di Chiho Saito, non mi � piaciuto.
Per quanto riguarda l’anime non sono riuscita ad andare oltre i primi episodi.
In realt� non capisco tutto il successo di Utena e dell’autrice, ma, si sa, i gusti sono gusti.
Magari prover� con gli OAV.
Visto che nell’articolo non ne parli, il volume autoconclusivo pubblicato da Dynit dove si inserisce in tutto questo progetto su Utena?