Quest’oggi mi prendo cinque minuti del vostro tempo per presentarvi un manga che troverete nella vostra fumetteria dal 15 del mese corrente… la J-Pop porta in Italia il manga di Taiyo Matsumoto, Sunny, attualmente in corso e serializzato sulla rivista Ikki della Shogakukan in modo che anche il pubblico italiano possa avere un saggio dello stile surreale e astratto di quest’autore non fa altro che raccontare delle storie di tutti i giorni. Noi di Komixjam ringraziamo la casa editrice J-Pop per averci mandato in anteprima il primo volume per la lettura, che è stata intensa e coinvolgente per il sottoscritto.
Sunny racconta le quotidiane vicende di un gruppo di ragazzini che vivono in un orfanotrofio vecchio e polveroso, con un amministratore vecchio e stanco che ha ormai delegato ad altri il compito di occuparsi dei bambini che l’associazione ha in cura. Alcuni bambini vengono portati in questo istituto (non dissimile a una casa famiglia, per certi versi) anche se hanno ancora genitori in vita: anche noi lettori come loro veniamo abbandonati tra quelle vecchie ed ammufite pareti senza uno straccio di spiegazione, forse con la promessa di una visita di tanto in tanto… non resterà pertanto che farsene una ragione, come sanno bene i “veterani” Haruo e Junsuke e che cercheranno di far capire al nuovo arrivato Sei. Unica fuga da questa vita quotidiana in cui sembrano contare solo la scuola e i compiti che non vengono spesso fatti è la vecchia Sunny parcheggiata nel cortile dell’orfanotrofio, dove i tre ragazzini si rifugiano e fantasticano, viaggiano per mezzo della loro fantasia verso mondi per loro meravigliosi e lontani da una realtà giorno dopo giorno sempre più soffocante.
Sunny è un manga dove la tristezza è sorda, ovattata, rotta soltanto dalle urla dei bambini che litigano e dai canti che di tanto in tanto vengono intonati. La tristezza di questi bambini, l’impotenza di quegli adulti che vorrebbero fare qualcosa di più ma non ne hanno la possibilità e la silente e irragionevole rabbia degli adolescenti cresciuti in quest’istituto, abbandonati dai genitori perchè preferiti a alcol o gioco d’azzardo, vengono mostrati senza nessun velo e quindi per quello che sono. Quello che in altri lavori avrebbe dato sfogo a urla e rappresaglie nei confronti di terrificanti ingiustizie in Sunny serve solo a smascherare l’impotenza di ogni singola persona di fronte alle tragedie della vita… eppure per mezzo della loro compagnia e di quella vecchia macchina dove si rifugiano questi bambini riusciranno a non finire vittima della grigia realtà, lentamente riprendendosi e trovando la forza in tante piccole cose, insignificanti per molti ma tanti piccoli tesori per loro.
Lo stile di Taiyo Matsumoto potrebbe cogliere impreparati alcuni di voi: tante tavole ricche di dettagli ma con uno stile “onirico” e indecifrabile eppure efficace vettore di comunicazione verso il lettore. Le espressioni dei personaggi sono chiarissime, più di qualunque serie di parole che potrebbero essere scelte per descrivere uno stato d’animo; non sfuggono a queste stilistiche caratterizzazioni neppure gli ambienti, definiti e stretti tanto più sono essi caldi e accoglienti. La Sunny e gli interni dell’orfanotrofio sono sicuramente gli ambienti meglio dettagliati della storia, mentre gli esterni, o gli altri edifici dove i bambini si recano per un motivo o per un altro appaiono sempre come vaghi, eccessivamente ampi e freddi. Questo mese, in fumetteria, troverete Sunny, un manga che garantisco non vi pentirete del tempo che deciderete di dedicargli.