Quando mi sono imbarcato in questa maledetta avventura della prospettiva storica sapevo a cosa andavo incontro: ci sono titoli in lista che non ho apprezzato come lettore, ed ero conscio di dover dare il massimo per evitare che il tutto si limitasse a un monologo composto di quello che blatero nel privato. Non so se il modo di pormi nel precedente articolo, su One Piece, sia stato il migliore, penso tuttavia non sarebbe potuto essere più onesto. Ho speso tante energie per cercare di scrivere qualcosa di interessante e valido, e ho visto riconosciuto questo impegno da molti. E se a qualcuno invece non è piaciuto che facessi presente la mia opinione… beh, fattacci loro. Oggi, però, parliamo di Hunter x Hunter e Yoshihiro Togashi, autore che già abbiamo affrontato con Yu Yu Hakusho. Tranquilli, questo manga complesso sia per la struttura, sia per la sua storia editoriale, fa parte di quel gruppo di titoli che mi lasciano in qualche modo incapace di schierarmi apertamente. Cosa tipica di quei prodotti in qualche modo singolari, particolari… e perchè HH ci porterà verso alcune riflessioni particolarmente complesse (a differenza dell’articolo su One Piece, dove la complessità stava nel trovare un modo di dire quello che pensavo, qui complessi sono proprio gli argomenti).
Se dovessi descrivere in poche parole il secondo manga di Togashi, lo definirei come uno shonen manga nel quale personaggi ed eventi non seguono fedelmente l’ortodossia shonen senza per questo diventare un seinen. Le scelte di sceneggiatura di Togashi portano spesso a situazioni di climax o di stallo che, se fossero in mano ad altri autori, verrebbero risolte attraverso epocali lotte, mentre in HH la piega che gli eventi possono prendere è decisamente peculiare. In HH, in qualche modo, tutti i personaggi sembrano essere ossessivamente riflessivi: anche laddove le loro azioni possono essere definite come istintive (sempre gestite in base a una costruzione molto chiara del personaggio), l’autore non lascia nulla al caso e analizza ogni piccolo dettaglio, soffermandosi a volte su particolari che molti decidono di ignorare, o dare per scontati. È per questo che, probabilmente, Togashi ha da sempre riscosso successo, e molti sognano il ritorno suo e di questo manga che pare scritto e gestito più come un romanzo, e non come un fumetto, in certi momenti. Tutto, in HH è immerso nella riflessione autoreferenziale di un autore che probabilmente non riesce ad affrontare il suo lavoro in maniera più spontanea. Togashi, come dicevo parlando di Yu Yu Hakusho, pare voler essere sempre certo che il suo fumetto sia comprensibile, apprezzato e che la sua complessa costruzione logica appaia inattaccabile: per questo passa molti capitoli a spiegare e illustrare come funziona il suo mondo, per poi adoperare tutti i dati messi in mano ai lettori con uno stile pratico e conciso. Penso che Togashi abbia sempre una vaga idea del corso che prenderanno gli eventi, ma si preoccupa di giustificarli ancor prima di narrarli: questo lo ha portato alla costruzione di uno dei sistemi shonen più affascinanti di sempre: il Nen.
Probabilmente, quando Togashi ne parlò per la prima volta, molti si spaccarono la testa. Personalmente non lo ritengo un sistema shonen complesso quanto alcuni potrebbero averlo definito (perchè mi ricorda certe filosofie orientali, che ho dovuto affrontare per comprendere alcune scuole di psicologia), la sua caratteristica principale mi pare essere una spaventosa versatilità. Nella sua strutturazione Togashi riesce a garantirsi una fenomenologia di poteri pressochè illimitata, tutti inquadrabili in uno schema molto preciso, non dimenticandosi neppure della componente carattere, perchè per la prima volta un autore si impegna seriamente a costruire un mondo nel quale “i poteri ottenuti alla nascita” non sono necessariamente affini agli sviluppi della personalità. Per questo Togashi rende accessibili a tutti i personaggi ogni manifestazione possibile del Nen, limitandosi a ridurre l’efficacia con cui possono essere sfruttati i tipi di Nen verso i quali i personaggi non sono portati; si lascia aperta anche la strada per la risoluzione shonen, con il tipo “Speciale“. A pensarci bene, la stessa natura della professione di Hunter è profondamente variabile, e impossibile da inquadrare in un’unica forma fissa. A volte ho la sensazione che in certi archi narrativi l’equilibrio chiacchere/cazzotti non sia ben bilanciato, o volutamente pendente verso uno dei due. Greed Island, per esempio, mi pare una saga pienamente in stile HH, composta da lunghe spiegazioni che portano poi a una risoluzione, che si fa forte di tutte le premesse fornite. Ma la proporzione di chiacchere/cazzotti è molto meglio bilanciata nella saga delle Formichimere, in cui l’autore mostra la sua capacità di pensare fuori dal genere shonen, proponendo un modo di raccontare particolarmente interessante, perchè, come dicevo, poco ortodosso. Il problema però è un altro, è qualcosa che state aspettando e non posso ignorare: per affrontare alcuni degli aspetti di HH è necessario affrontare temi che con sogni e passione non dovrebbero avere niente a che fare. Dovremo parlare di soldi.
Obiettivamente: Togashi ha già dimostrato di saper disegnare, non di essere un incapace nel padroneggiare una G-Pen, per cui è impossibile giustificare certe tavole assolutamente improponibili. Ho condotto parecchie ricerche sulla questione: perchè a Togashi sono stati perdonati un centinaio (se non più) di capitoli composti da schizzi frettolosi e ambienti vuoti, quando altri autori hanno dovuto vedere la loro serie chiudere per molto meno? La risposta, nascosta tra il complesso intreccio di leggi e legami che complica il mondo dell’editoria giapponese, me l’ha data proprio la moglie di Togashi, Naoko Takeuchi, autrice che ha realizzato Sailor Moon. Ebbene, nel 1999, quando HH era pubblicato da circa un anno, la Takeuchi venne richiamata dalla sua casa editrice per firmare un nuovo contratto che, sebbene prevedeva la produzione di nuovo materiale (ma molto poco), al centro delle trattazioni c’era sicuramente la riconferma della concessione alla Kodansha di sfruttare il marchio Sailor Moon. Perchè, come alcuni già sapranno, i diritti di copyright sono posseduti solo dall’autore (o dagli autori, se più di uno) che stipulano un contratto con una casa editrice che si preoccupa della pubblicazione, di gestire alcuni aspetti della produzione… casa editrice che non è necessariamente in possesso di diritti sulle opere che pubblica. Alcuni di voi ricorderanno che nel 2012 in Giappone si parlava di cambiare queste leggi, che avrebbero permesso alle case editrici di entrare in possesso dei diritti, cosa che avrebbe concesso loro anche di punire violazioni come cosplay e doujinshi che gli autori invece gradiscono e rispettano come pubblicità gratuita e conferma del loro successo (e perchè molti di loro hanno militato nell’ambiente dei doujinshi). Alcuni ricorderanno anche la frettolosa chiusura di Negima da parte di Akamatsu, mangaka chiaramente schierato in prima linea contro questa nuova legge, o la quasi-chiusura di Claymore da parte di Yagi.
In sostanza, ritengo che Togashi sia ancora tra gli autori “attivi” della Shueisha proprio perchè, se venissero meno alcune condizioni contrattuali, la casa editrice dovrebbe ridiscutere con questo mangaka la possibilità di stampare, e usare nelle sue immagini promozionali, sia Yu Yu Hakusho che HH. Tutto questo perchè Togashi è fra i dieci autori che ha venduto più volumi nella Shueisha (i suoi due manga contano oltre 100 milioni di copie in circolazione). La mia ipotesi è che i termini del contratto siano già stati ridiscussi nel 2011, anno in cui venne rilanciato questo manga e prodotta una nuova serie animata più curata che sta riscuotendo un innegabile successo… Non sappiamo quali siano le clausole specifiche di ogni contratto, è certo che la Shueisha paga agli autori una certa somma proporzionata al successo del manga; i contratti inoltre devono avere delle clausole che possano permettere alla casa editrice di chiudere una serie se non riscuote successo (i contratti delle matricole, soprattutto, devono essere molto chiari sotto questo aspetto) e per questo penso che l’attuale andamento della serie tra anime e manga sia stata ampiamente ridiscusso: è plausibile che, quando l’anime avrà raggiunto il manga, potrebbero esserci delle novità. Perchè le condizioni contrattuali di Togashi sono sicuramente particolari, e diverse da quelle dei suoi colleghi. Ho come la sensazione che HH resti presente nella lista dei manga di Weekly Shonen Jump solo per il prestigio che attualmente questa posizione conferisce; la situazione di Togashi è problematica ma non senza soluzione, sicuramente saranno state vagliate varie opzioni come un trasferimento su Jump Square (mensile), o l’affiancare all’autore uno o due disegnatori lasciandogli il solo compito della sceneggiatura. Le soluzioni c’erano, per ragioni che ignoriamo non è stato fatto niente… e se fossi un mangaka, osservando la situazione di Togashi e del suo pubblico numeroso, probabilmente mi arrabbierei.
Poi penso a Guyver, Berserk e Bastard!!.. e mi ricordo che ci sono autori dalla produttività più rarefatta. Ingiustificabile, a volte. Lungi da me colpevolizzare Togashi, ma non vorrei neppure che le sue presunte condizioni di salute, così gravi da rendergli impossibile procedere nel lavoro (a quanto pare soffrirebbe per lo stress che tutti i mangaka di successo devono tollerare), fossero una valida giustificazione a una situazione che poteva essere affrontata in tanti modi che avrebbero soddisfatto autore e lettori.
Consigliare la lettura di HH è difficile, per motivi abbastanza ovvi. Serve molta pazienza per districarsi tra le tutte quelle tavole che tante volte mi hanno quasi sconfitto, e fatto venire voglia di lasciar perdere. Ed è per tutti gli elementi presentati nella prima parte (e perchè mi permette di affrontare questioni complesse) che ho deciso comunque di metterlo nella prospettiva: non voglio negare che sia un manga “brutto da vedere“… se mi permettete un “brutto” paragone, anche le persone “brutte” possono avere qualcosa di “bello” da dire. Ciononostante è molto difficile procedere, perchè sebbene i capitoli non siano poi così tanti, l’aspetto grafico finisce per appesantire l’esperienza. Insomma, HH è un manga in cui l’autore non mi pare essere stato professionale in tutti i suoi aspetti.
Però in esso ha saputo combinare e rinnovare tantissimi elementi proponendoli in chiave moderna. Togashi è stato, negli anni ’90, uno degli autori a metabolizzare e sfruttare nel modo migliore le influenze che il mondo dei videogiochi stava avendo sui lettori giapponesi: videogiocatore a sua volta, sapeva benissimo che altri appassionati avrebbero notato quei dettagli messi qua e la, senza per questo precludere la lettura a coloro che non hanno passione per prodotti videoludici. E non mi riferisco a Greed Island, ma un po’ a tutto HH. Non solo, probabilmente maturato dopo l’esperienza di Yu Yu Hakusho, il matrimonio e la sua amicizia con Hagiwara, è diventato uno dei migliori nella Shueisha nel presentare elementi passivamente recepibili, o riscontrabili solo da quella parte del pubblico che li cerca e li vuole leggere. Come l’omosessualità. Non è un caso che esistano molti doujinshi yaoi (dai contenuti espliciti) di HH, perchè Togashi ha lasciato volutamente intendere la possibilità di leggere il suo manga in quest’ottica, soprattutto calcando la mano con alcuni atteggiamenti di Hisoka (non ho voglia di mettermi a spiegarvi cos’è uno “shotacon”, un “seme” e un “uke”). Fino all’uscita di Kuroko no Basket non avevo mai visto la possibilità di leggere così chiaramente dinamiche del genere in un manga Jump, se non forzando certe interpretazioni in Naruto (guarda un po’, di Kishimoto, allievo di Togashi; sta a voi decidere se credere alle coincidenze). Le doujinshi di questo tipo esistono praticamente per ogni manga di successo, ma raramente le ho viste incoraggiate come in HH.
Forse è proprio in virtù di uno status nella Shueisha, conquistato grazie a Yu Yu Hakusho, che Togashi mi pare il mangaka con la catena più lunga tra tutti quelli che lavorano per questa casa editrice: altrimenti non riesco spiegarmi certi suoi modi di operare, che paiono non tenere minimamente in considerazione quelli che sono i canoni narrativi del genere shonen, delle classifiche di gradimento, e dei tempi editoriali. Togashi, a differenza degli altri autori che rappresentano la crème de la crème della terza generazione, si è avventurato nello shonen a lunga durata da una posizione di partenza che gli ha concesso di poter azzardare, magari presentandosi come avanguardista per i suoi colleghi più giovani, che stavano raggiungendo il successo contemporaneamente ma erano alla loro prima opera impegnativa. HH mi stupisce spesso come manga perchè riesce a destare reazioni che non mi aspetto di avere durante la lettura di uno shonen: mi prende alla sprovvista al punto tale da disorientarmi. Togashi riesce a coinvolgere il lettore (che lo segue) in un mondo dove, sebbene vengano raggiunte vette di entusiasmo e allegria notevoli, nulla è edulcorato; anzi, la crudeltà con cui l’autore a volte orchestra la sua vicenda è da applauso (crudeltà di stampo differente da quella di Michiaki Watanabe ne il Violinista di Hamelin). Egli è un altro di quegli autori che ci dimostra come nello shonen manga non sia così necessario appiattire i contenuti… e che la tradizione può essere vissuta e tenuta presente senza che rappresenti necessariamente un peso.
Ci stiamo avvicinando, lentamente, al cambio di millennio, e al momento in cui il cambio generazionale comincerà a essere definitivo. Dallo scorso appuntamento i titoli in ballo si stanno facendo più famigliari a molti di voi, e come starete già immaginando, mentre questa prospettiva storica si avvicina alle origini del vostro metalinguaggio shonen, si allontana dal mio (sempre che non siate vecchi come me). Quindi potrebbe cambiare il mio modo di presentare alcuni titoli, potrebbero aumentare i “se” e i “ma“, poichè più vado avanti più mi rendo conto che distaccarmi dall’esperienza soggettiva è difficile. Constatazione che mi sta portando a revisionare molti dei punti che affronterò nei prossimi articoli, per evitare il rischio di procedere sulla corsia sbagliata. Andrò comunque avanti fino all’ultimo titolo programmato, forse a tentoni come un mangaka in piena crisi. Spero come sempre di aver scritto qualcosa d’interessante. Vi saluto, vi ringrazio, e rimando tutto al prossimo appuntamento, anche esso di grande impatto grazie a un altro manga che vedrete… “si accenderà nel cielo come una promessa“.
Edit: aggiungo alcuni omaggi di Togashi a Kishimoto.
Starry 23 Gennaio 2014 il 17:33
Sono proprio curioso, non l’ho mai seguito per bene il prossimo manga! In ogni caso, Togashi mi ha colpito proprio per questi due aspetti: da un lato, la voglia di giustificare tutto (mi sembra quasi giocare col lettore, dal momento che tutti i dati necessari sono gi� l�, come fosse un giallo, un po’ come Death Note, che pure nasce dopo) e dall’altro la profondit�, che non viene intaccata nonostante l’attenzione posta sulla logicit� della trama (strumento spesso usato in altre opere, coscientemente o meno). Detto questo, non sono a conoscenza dei canoni e dei requisiti minimi richiesti da Jump agli autori (fino ad ora pensavo che ci� che contava fossero le vendite e le classifiche, anche se il manga fosse disegnato coi piedi), per� devo dire che io ho sempre considerato quei disegni non brutti, ma semplicemente crudi, in modo da rispecchiare spesso il contesto. L’immagine di Hisoka qui sopra ne � un esempio: non riesco a considerarla “bella”, ma sporca, cruda e significativa.. Per quanto riguarda le questioni commerciali: pensi che la pausa attuale sia stata organizzata in modo tale che verso il finire dell’anime, Togashi riprenda a pubblicare (magari la saga conclusiva, oltre non so proprio dove potrebbe arrivare, sebbene di materiale potrebbe ricavarne moltissimo) in maniera da dare il finale col botto? Grande articolo e continua cos�!
Regola 23 Gennaio 2014 il 17:42
Riguardo allo stile, il problema � che non � sufficientemente costante da far pensare che sia precisamente voluto. Nel senso, se iniziava un manga disegnandolo con quello stile che contraddistingue il disegno di Hisoka (che � prima del calo, quando Gon e Killua sono ancora nella torre) e lo teneva costante sarebbe stato un discorso differente.
Riguardo alla conclusione, potrebbero scegliere tante strade, l’ideale sarebbe a mio avviso, se proprio Togashi non riuscir� a rimettersi al lavoro, di assumerlo come sceneggiatore dell’anime e proseguire per quella strada. Percorso difficile ma non impossibile, io spero solo che non venga gestito il tutto come “storia” parallela quando l’anime superer� il 32esimo volume, la serie non ha bisogno di “filler”. Sinceramente, non mi farei troppe aspettative, Togashi ha gi� chiuso una serie con un taglio netto, potrebbe deciderlo di fare una seconda volta.
shutod 23 Gennaio 2014 il 18:13
Grandissimo Regola, sei il migliore! Seguo con attenzione la tua lunga (a volte troppo xd) ed accurata prospettiva. Mai un errore, sempre contenuti originali ed accurati, terminologia appropriata e mai denigrante; insomma si vede che sei un amante “old school” dei manga. Fra quanto il tuo libro, libricino, ebook o simile sui manga?
In particolare trovo molto calzante quanto sopra esposto rispetto Togashi ed Hunter x Hunter, il miglior shonen di sempre (imho). Spero soltanto avr� una degna conclusione, (im)pazientemente attendendo!
Un doveroso plauso anche a Komixjam che seguo da sempre. Blog che ospita ed ha ospitato “penne” illustri per gli appassionati come me del “mondo di carta nuvoloso”. Sempre in grado di sviscerare e chiarire temi ed aspetti dei nostri amati manga/anime, in modo da garantirne una pi� ampia comprensione ed accresciuta passione.
Ammetto di essere rimasto un po male per l’ormai “latitante-compianto?-max esperto” Caesar-OnePiece, ma ben vengano gli ottimi blucaudino-Naruto, il “tuttomangagolo” Regola, senza dimenticare l’omnia-Ciampax..Continuate pure cos�..Ciauuuu
BlackCrow 23 Gennaio 2014 il 18:56
Mi piace molto questo racconto passo passo degli shonen. Ho inizato da questo e, visto che mi ha preso particolarmente, sono deciso a leggere tutto dall’inizio!
Hunter X Hunter � uno dei miei shonen preferiti. Peccato che abbia 2 punti a sfavore. 1) Periodicit� nella pubblicazione dei capitoli. Come sappiamo bene, ci sono dei termini e lui non li rispetta oppure ha delle condizioni particolari che riguardano solo lui. 2) Alcune tavole sono disegnate troppo frettolosamente.
Giga 23 Gennaio 2014 il 18:57
Mi piace molto la tua analisi, sebbene io non concordo pienamente sulla questione di stile: considero quello di Togashi un metastile, dove egli spiazza volutamente per lasciare un quadro espressionista della vignetta. Ma ci� � discutibile.
Volevo poi chiederti una cosa. Mi hai dato un informazione che non sapevo (Kishimoto allievo di Togashi) e guarda caso ho sempre visto Naruto manga come un HunterXHunter, che per� � pi� moderato sugli aspetti delle “spiegazione delle botte”, mentre mantiene – pur senza le eccellenze di Togashi – una forte caratteristica psicologica e metaforica; tu cosa ne pensi?
Regola 23 Gennaio 2014 il 19:23
Voglio precisare che non ho una fonte ufficiale che confermi quel tipo di rapporto lavorativo tra Togashi e Kishimoto, quindi potrebbe rivelarsi errata. Fatto sta che Kishimoto stesso sembra aver citato una o due volte, in alcune interviste, di aver sempre apprezzato il lavoro di Togashi. Purtroppo non ho attualmente sottomano l’edizione del manga di Naruto per controllare, poih� contiene alcune note biografiche scritte da Kishimoto in persona (intorno al quindicesimo volume, se non erro).
Il punto � che entrambi i due autori procedono in modo molto simile, la cosa ha scatenato l’immaginazine di molti. Non bisogna dimenticare, per�, che rispetto agli anni ’70/’80 in cui gli autori andavano a studiare presso un maestro e “ereditavano” uno stile, dagli anni ’90 si avviano in questa professione con in mente un’idea su che stile sviluppare: vanno a lavorare come assistenti come sorta di praticantato, ma hanno una precisa meta in mente. Lo stile di Kishimoto, se vogliamo, � qualcosa che stando alle sue affermazioni prende forma, oltre che in seguito ad alcune letture (Dragon Ball, Doraemon, Ninku e altri), grazie al confronto continuo che aveva con suo fratello gemello. Alla base della particolarit� dello stile dei fratelli Kishimoto credo ci sia proprio il fatto che il loro stile personale � frutto di collaborazione, mentre mediamente molti lo hanno sviluppato per conto proprio.
Edit: dovrebbe esistere un’immagine di Naruto pubblicata su un volume di Hunter x Hunter, che dovrebbe confermare questo rapporto lavorativo (molti maestri fanno omaggi di questo tipo ai loro allievi che iniziano una pubblicazione). Se dovessi trovarla la aggiunger� all’articolo.
Gilles 26 Gennaio 2014 il 19:47
Confermo la collaborazione e fra l’altro � una storia cos� nota che � fonte di sfott� degli “anti-narutiani” quando vogliono sfottere Kishi e Naruto 😀
So solo che Kishi era suo assistente, non ho altre info. Uno � un grande fan dell’altro, ma non ricordo l’ordine.
Ci sono delle immagini di un Naruto disegnato da Togashi e di un’intervista fra i 2 se non sbaglio, ma di questo non ho mai trovato un testo.
Il mio commento sull’articolo arriver� a breve
Regola 26 Gennaio 2014 il 20:03
Ho messo le immagini di Togashi che omaggiano Naruto a fine articolo. L’intervista, molto breve, avvenne ai tempi della serializzazione e Togashi e Kishimoto parlano (se vi interessa posso ritrovarla) del loro rapporto di amicizia, con Kishimoto che si riferisce a Togashi come “sensei”. Non fanno riferimenti diretti al loro rapporto lavorativo quindi non ho usato quell’intervista come fonte, perch� praticamente quasi tutti gli autori si riferiscono col termine sensei a quelli pi� esperti o in circolazione da pi� tempo.
xAlastorx 23 Gennaio 2014 il 19:40
Ottima analisi del manga , Hunter x Hunter � uno dei miei manga preferiti proprio per la caratteristica che ha Togashi di voler giustificare ogni suo passaggio, inoltre trovo che la caratterizzazione dei personaggi sia fatta veramente bene, ognuno ha un carattere ben distinto e non banale. Il fatto delle tavole � assolutamente vero , purtroppo non � molto professionale da parte sua far avere certo materiale e poi pubblicarlo, per alcune tavole ci vuole veramente fatica a leggerle sopratutto alla fine di Greed Island….Questo non toglie il fatto che Togashi per certi versi, come hai scritto tu , ha un p� rivisitato il concetto di shonene facendolo avvicinare al seinen , rendendo possibile esprimere concetti veramente significativi in un manga principalmente per ragazzi ma che anche gli adulti possano apprezzare. Lo consiglio a tutti quelli che vorrebbero leggere uno shonen diverso dal solito.
Blaze 24 Gennaio 2014 il 04:47
Qualcuno mi spiega cosa centra Kuroko no Basket con l’omosessualit�… Perdonate la niubbaggine XD
Regola 24 Gennaio 2014 il 11:15
Molte lettrici vedono in quell’ottica le relazioni tra i membri della squadra del manga di Fujimaki (e in molti casi � impossibile fargli cambiare idea). Kuroko mi pare sia il manga jump con la pi� elevata quantit� di doujinshi (fumetti amatoriali) a tema omosessualit� tra quelli presenti su Jump, tant’� che sono stati organizzati eventi ufficiali legati esclusivamente alle produzioni amatoriali di questo manga. Un altro fumetto che storicamente ha ispirato molti doujinshi � Sailor Moon.
Nick90 24 Gennaio 2014 il 12:43
Devo dire che questo articolo mi ha spiazzato. Mi aspettavo una diversa impostazione, o meglio una diversa argomentazione e non un analisi sull’autore stesso.
D’altro canto, credo che con Togashi un’approfondimento del genere sia dovuto.
Lettura piacevole, come sempre.
Elijah 24 Gennaio 2014 il 23:32
Ci si potrebbe chiedere perch� non sia sua moglie a disegnare il continuo 😛
Rispetto allo stile di disegno, ho trovato intollerabile il termine di Greed Island e qualche tavola delle formichimere; mentre in altri casi ho trovato il tratto, come detto qualche commento su, pi� potente “sporco”, tratti mi ricordava Fujita.
inoshikacho 25 Gennaio 2014 il 17:54
a chi ancora non conosce HunterXHunter consiglio vivamente l’anime in corso,o al limite quello vecchio doppiato in Italia,merita davvero e Togashi � un maestro nella sceneggiatura!! anche io mi sono avvicinato a questa opera grazie all’anime mentre il manga ho provato a leggerlo ma non mi � piaciuto allo stesso modo in particolare per i disegni,che nell’anime invece (come gi� successo per altre opere) sono eccezionali!!
ottima analisi:ho scoperto un sacco di cose sull’opera e l’autore..una serie di somiglianze e parallelismi fra questa e quella di Kishimoto mi erano gi� saltate all’occhio,ora ne ho conferma.
TVRX T-T 26 Gennaio 2014 il 15:22
HunterXHunter � un’altra delle tante letture che mi ero riproposto di leggere, e una delle pochissime che ho deciso di interrompere. Anche se trovo il modus-operandi di Togashi davvero speciale, ricco di approfondimenti del personaggio e capace di trasmettere una tensione e una complicit� assurda nel lettore, ho dovuto rinunciare quando ho impattato contro i disegni in generale, (non i primi, ma alla fine di Greed Island era davvero dura..). Ho intenzione, piuttosto, di seguire quest’opera attraverso l’anime, del quale ho visto solo pochi bocconi, (mi sono fermato con l’edizione italiana alla fine di Greed Island, e devo ammettere che mi piaceva molto), ma ho sentito e letto nel nostro forum i prodigi che l’anime sta compiendo, (mi sono anche goduto qualche stralcio di puntata, rimanendo pi� che contento per gli ottimi disegni).
Per quanto concerne Togashi invece, posso provare a immedesimarmi nei suoi panni e nei suoi guai, ma se dovessi immedesimarmi in uno dei tantissimi autori giapponesi che mangerebbero il cemento a bocconi pur di avere uno spazio come il suo, mi incavolerei non poco. Interessante anche l’appunto che hai fatto riguardo alle possibili magagne contrattuali che potrebbero interessarlo. Speriamo che il 2014 porti buone notizie, sia a lui che ai suoi fans, che sicuramente sperano in un suo ritorno per quanto concerne il manga, (dato che di soluzioni ne hai citate anche te).
Gilles 26 Gennaio 2014 il 20:29
Ottima analisi e lettura piacevole. Per come hai impostato l’articolo non so cosa aggiungere: rischierei di andare ot e mi sembra inopportuna.
Non ho capito bene cosa dici all’inizio parlando di seinen. Credo fortemente che la saga delle formichimere lo sia per tanti aspetti
La cosa che mi ha appassionato (e sono un hunteriano recente) dell’opera � che parti pian piano come qualcosa di avventuroso e leggero (anche se la cazziatona di Kayto a Gon sull’isola della balena forse preannunciava qualcosa di pi� profondo per il futuro, a mo’ di alert per i lettori) per poi diventare via via pi� grande fino alla situazione gravissima delle formichimere e a chiss� cosa comporter� lo sbarco nel Continente Nero.
Potrei scrivere tanto, ma altre cose che mi hanno colpito � proprio rompere certe regole fondamentali dello shonen: Gon sogna di incontrare il padre… ci riesce… e il manga continua! (sperando). E la comparsa di Ging mi porta tanto alla mente il protagonista di Incontri ravvicinati del terzo tipo, li trovo davvero molto simili seppur in contesti diversissimi.
Per i disegni non posso dire molto. Ho letto solo da fine GI in poi e di capitoli intollerabili ce ne sono 4 o 5 (quello del reincontro fra Gon e Kayto � scandaloso) e non so quanto Togashi potrebbe fare da sceneggiatore: si tratterebbe comunque di un lavorone visto il tipo di manga e va a finire che interromperebbe pure quello.
Regola 26 Gennaio 2014 il 20:37
La questione shonen/seinen � di base sempre legata alla libert� con cui gli autori possono affrontare temi quali sessualit� e morte. Da un lato abbiamo shonen spesso criticati per l’essere eccessivamente edulcorati, dall’altro lato i primi seinen che mi vengono in mente sono splatter. Togashi riesce a sfruttare uno strumento narrativo come la morte dei personaggi in maniera del tutto personale (non vorrei spoilerare; mi riferisco soprattutto ad alcuni aspetti della saga delle Formichimire) restando shonen e non abusandone, riuscendo a sottolineare alcune scelte narrative proprio in virt� della loro quasi unicit�. (Se vuoi sapere a quali pezzi del manga mi riferisco fammi sapere, posso rispondere via pm.)
nnoitra 3 Febbraio 2014 il 19:08
bah, forse il modo pi� onesto di trattare OP sarebbe stato quello di non parlarne affatto invece di farlo in modo cos� scandaloso.
Avresti potuto cedere la parola a qualche tuo collega in grado di parlarne obiettivamente invece di perderti per mezzo articolo in un soliloquio volto a spiegare le ragioni per cui tu odi OP (che interessano a pochi) e l’altra met� ad ammettere effettivamente che a te OP fa schifo e che ne parli solo perch� non potevi non farlo. Un peccato perch� nascondersi dietro al ragionamento per cui un fumetto dal successo senza pari non necessariamente debba essere un capolavoro � veramente un modo troppo semplice per risolvere la questione.
Dai, un’occasione persa.
Regola 3 Febbraio 2014 il 19:25
Ringrazio per il tempo che hai perso a leggere le mie 3000 parole su One Piece (rispondendo su quello di Hunter x Hunter, trall’altro), nonostante tu non condivida il mio modo di esprimermi e provare a mettermi in gioco. Dai, un lettore perso.
Ciampax 10 Febbraio 2014 il 23:44
Secondo me, invece, il ragionamento di regola fila, anche perch� � qualcosa che si vede spesso anche in altri ambiti (specialmente cinematografici e musicali). Tra l’altro, ti faccio presente che il suo � un commento di “prospettiva”: il concetto � che, se vai a fare una disamina di tutta una serie di titoli valutandoli nel loro complesso, volente o nolente ci saranno dei “mi piace ” e dei “non mi piace”.
Sinceramente qui chi sta facendo un commento un po’ fuori luogo sei tu: avresti potuto benissimo cercare di confutare la tesi di regola (cosa che non hai fatto) o cercare di analizzare il perch� e per come di quello che lui ha detto, apportando il tuo contributo.
Ma non solo ti sei limitato ad un commento che maschera, in malo modo, un insulto, lo hai fatto anche sull’articolo sbagliato (e questo, perdonami se te lo dico con franchezza, non mi sembra denoti una grande intelligenza).
Per cui, la prossima volta evita commenti di trollaggio (perch�, a conti fatti, il tuo in questo caso sembra proprio questo… poi, se non lo fosse, mi scuso in anticipo semmai ti dovessi offendere per questa mia osservazione) e ti invito, anzi, a rimanere pi� “legato” all’articolo che stai leggendo. Grazie.
lacaio 21 Marzo 2014 il 20:26
forse andr� contro molti, ma a me sinceramente questi cambi finali, di disegni molto pi� “stilizzati”, mi rende l’idea molto pi� facile della scena.
per esempio alla fine della saga delle formichimere quando ci sono: kil gon e lo stesso netero quei pochi schizzi mi rendono il senso di violenza nei loro combattimenti, che difficilmente, una vignetta piena saprebbe darmi.