Finalmente, con somma gioia inizio la trattazione delle serie animate di questa stagione! Ho aspettato che si accumulassero gli episodi per evitare di presentarvi recensioni basate sulle impressioni di un unico primo episodio…che non possono quindi essere molto accurate. Che ne pensate di queste serie invernali (ve le ho presentate in breve circa due settimane fa)? All’apparenza non si vedono titoli altisonanti, come ben sapete le stagioni “di punta” sono quella autunnale e quella primaverile, eppure, passando tra un episodio e un altro qualche serie carina, interessante, o semplicemente adatta a passare un pò di tempo in tranquillità si trova sempre. Ma al sottoscritto Sasami-san@Ganbaranai non poteva passare inosservata (e guarda caso era in ballottaggio con un’altra serie per aprire le trattazioni di questa stagione).
Il motivo, credo, è abbastanza ovvio: la light novel scritta da Akira e illustrata Hidari è stata accolta dallo Studio Shaft e diretta direttamente da Akiyuki Shinbo, una coppia che negli anni recenti è stata sinonimo di successo in Giappone e nel mondo, con Puella Magi Madoka Magica e le Monogatari di Nisioisin. Significa anche farsi un’idea precisa di questa serie conoscendo bene chi vi ha lavorato sopra, ma devo smentire parzialmente quest’ipotesi: avevo un’idea dopo il primo episodio, riguardo questa serie, radicalmente cambiata al secondo e assurdamente rinnovatasi al terzo, senza per questo che la trama perdesse la sua consistenza; semplicemente l’introduzione necessaria ha preso tre episodi.
Guardando solamente il primo episodio si può, lecitamente, pensare di avere di fronte il classico anime iperbolicamente umoristico e privo di senso: intendiamoci, è esattamente quel tipo di anime ma l’antefatto ha una sua consistenza logica, e quegli elementi insensati visti nel primo episodio trovano una spiegazione, semplice trall’altro, negli altri due. Questo vuol dire che c’è un preciso motivo se la protagonista Sasami è diventata un’hikikomori che non riesce neppure a metter piede fuori casa, lasciando che suo fratello Kamiomi si occupi di lei lavandola, nutrendola e viziandola. Non c’è invece un motivo chiaro per cui il volto di Kamiomi debba essere sempre coperto. Trova senso anche l’improvvisa trasmutazione della città in cioccolata alla fine del primo episodio, e ammetto che questa l’avrei trovata difficile da giustificare… ma se aggiungiamo alla questione la rivelazione (inizio secondo episodio) che Sasami è in realtà la dea Amaterasu e che tutti gli spiriti del mondo si danno da fare per compiacere i suoi desideri, anche inconsci, la storia non diventa meno assurda, ma abbiamo una spiegazione accettabile (anche perchè gli spiriti mal si approcciano al mondo moderno creato dall’uomo) e la mia rinuncia nel cercare di anticipare quanto può accadere dal secondo episodio in poi.
Tutto questo condito dalla regia e dalla sincopatica fotografia di Akiyuki Shibo, dove aldilà delle parole e dei fatti presentati tutto un ambiente e la sua realizzazione grafica servono a comunicare un ulteriore messaggio sempre forte e preciso allo spettatore, come accade con l’ovattata e onirica camera di Sasami e l’arido mondo esterno, che sebbene la storia inizi nel mese di febbraio, appare caldo come il più inospitale dei deserti. Vi sono anche le sempre particolari deformazioni dei volti che vediamo nei suoi anime, che si ispirano sia a un’iconografia classica e tipicamente giapponese (che sia legata al mondo dei manga o no) con un gusto che a volte mi pare influenzato dall’arte moderna, occidentale e orientale.
Non mi resta che augurarvi buona visione e buon fine settimana, a sabato prossimo con la recensione di un altro anime in corso, “solo su Komixjam!“