Per prima cosa mi scuso con voi: a causa del tempo e di alcuni problemi tecnici (dei file non mi si caricavano neanche invocando l’intervento del Dio di WordPress) questo articolo vede la luce ben una settimana dopo la fine dei giochi, fumetti e cosplay di Roma: il Romics, appunto. Punto secondo: se vi aspettate una disamina di cosa è accaduto, come è stata la manifestazione, ecc., mi dispiace deludervi ma siete capitati nel posto sbagliato: ci sono stato solo un giorno (Sabato 1) e l’ho passato a gironzolare, fare acquisti e scattare foto!
Ecco: se siete affamati di immagini e volete vedere cosa vi siete persi, allora sarete accontentati. In questo articolo vi narrerò, in una sorta di fotoracconto coadiuvato dai cospalyer presenti alla fiera (in una stima assolutamente non banale, potrei affermare che ogni 4 persone, una faceva cosplay) questa lunga giornata passata alla Fiera di Roma, spesa a vagare senza sosta tra decine di stand (di fumetti e non solo), immersi in un atmosfera alquanto irreale, tra personaggi di manga e fumetti in carne ed ossa (e in certi casi che carne e che ossa!). Mi è capitato in tante occasioni di dover sgomitare tra la folla per poter avanzare in uno spazio ristretto: ma quando ti trovi a farlo fianco a fianco di personaggi quali Madara Uchiha o gli infettati di Resident Evil, la cosa ti fa un certo effetto. Se fate conto che mi portavo dietro un mio caro amico, appassionato di fumetti e che nella sua vita mai, e ripeto, mai, era stato ad un simile evento, vi renderete conto di quale strana giornata possa essere stata la mia in questo sabato tutto fatto di manga e fumetti e, se ve lo devo proprio dire, contornato dalla presenza di non poche “belle fig…ure” attorno a noi (ma adesso la smetto altrimenti la mia dolce metà mi mena – Akito tu ne sai qualcosa!).
Prima di cominciare un avviso doveroso: il seguente articolo contiene un linguaggio ironico e a volte sarcastico, dettato dalla tipologia dell’evento e dallo stato d’animo dell’autore di questo pezzo. Chiunque continua nella lettura lo fa a suo rischio e pericolo, conscio di accettare un tacito patto per cui crederà, senza porre nessuna obiezione, a tutte le stronzate tutti i fatti documentati da immagini che l’autore porterà durante il pezzo. Buona lettura!
La giornata è iniziata alle 5.30 del mattino: dopo una veloce doccia e il recupero del mio zaino Americano fatto apposta per le fiere (se volete capire perché, cercate uno con uno zaino arancione a Lucca a fine ottobre!), alle 6 del mattino recuperavo il primo dei 3 compagni di questa avventura, Gerardo, già semi-vestito, per l’occasione, con il suo cosplay del momento: C-17 (che, purtroppo, molti non sono riusciti ad identificare, chiamandolo C-18, C-16 e uno, addirittura, urlandogli contro “C… C… C… C’ sì tu?”). Dopo una mezz’ora di macchina giungevamo a Potenza per recuperare gli altri due membri della spedizione: Saverio (mio compagno di merende in fumetteria) e Piero, colui che d’ora in avanti chiameremo “l’imberbe” per la sua totale mancanza di esperienza fieristica!
Partenza da Potenza alle 7 e un quarto, circa, alla volta di Roma: Saverio che, d’ora in poi chiameremo “Il Lento” per le sue spiccate capacità di pilota, offre la sua macchina (Panda Diesel) per lo spostamento, alla cui guida, indovinate un po’? Si piazza il sottoscritto (che manterrà una media di viaggio di 150 Km/h, alla faccia di Autovelox e Tutor) per condurre il quartetto verso la Fiera di Roma. Vi risparmio la cronaca del viaggio: tra una sosta e una chiacchierata su fumetti e manga (di cui il Lento ha una scarsa conoscenza) giungiamo in vista dell’immenso complesso della Fiera di Roma, sede da ormai qualche anno della manifestazione Romics. All’arrivo, già ci spaventiamo: orde e orde di cosplayer attraversano il passaggio che conduce dalla stazione fino all’ingresso, mentre file e file di auto scazzottano (a suon di clacson) per accaparrarsi il posto migliore. Incitato da Lento, mi fiondo giù per una stradina che pare non portare da nessuna parte, e lì il miracolo: troviamo un posto vuoto di fianco la recinzione a pochi passi dall’ingresso principale!
Tuttavia, tanta fortuna nel parcheggio non viene eguagliata (anzi, diciamo che viene proprio contrapposta) dalla lunga attesa alle casse: arrivati alle 11.25, entriamo finalmente nell’area padiglioni alle 12.20, dopo una lunga sosta che, secondo il mio parere, è stata dettata da un malfunzionamento di una qualche biglietteria! E infine ci siamo: dentro la fiera, dentro Romics, circondati da individui appartenenti alla tribù dei “Cosplayer truccantis mutantis”, e da un guazzabuglio di gente di ogni età, razza, sesso, credo religioso, politico, filosofico e Quoziente Intellettivo di sorta: è l’Imberbe ad esclamare, con tono pacato e attonito, che ben riassume il primo impatto: “Mamma mia che casino!”. Già all’ingresso ci separiamo: il nostro C-17, ormai definitivamente pronto, attraversa la porta riservata all’accredito cospalyer, e non lo rivedremo più… se non nel pomeriggio; il Lento sparisce nei meandri dei padiglioni, ad un solo grido: “O la tavola autografata, o la vita!”; restiamo io e l’Imberbe che pare un bambino che entra per la prima volta in un negozio di caramelle e, resomi conto di non poter contare sulla sua capacità di giudizio, mi faccio mente pensante di questo improbabile duo, conducendolo, dopo una lenta “Via Crucis fatta di foto” lungo la passerella sospesa, verso il primo dei padiglioni: l’area espositori.
Come potete vedere, essendo Sabato mattina, la presenza di gente ai vari stand era fuori scala: l’impatto del padiglione dall’alto è appena percepibile dalla foto che vedete a fianco. Armati di coraggio io e l’Imberbe scendiamo verso la bolgia Dantesca dei “divoratori di carta su cui disegni e frasi compongono una storia” (la cui pena consiste nel vedersi leggere il “Ricettario completo di Suor Germana” da Suor Germana) e appena toccato terra (metaforicamente) veniamo subito rapiti dal primo degli standisti: l’Imberbe non lo sa, ma io il tipo lo conosco da lunghi anni (anche se lui non si ricorda di me) in quanto in passato ed in altri luoghi, mi ha venduto pezzi preziosissimi della mia collezione (tutto “Jojo”, prima edizione, a 100 euro, ci pensate?). Ecco che il vostro eroe (Io, chi pensavate?) si lancia nell’acquisto di alcuni albi e di serie complete: volete sapere quali? Segreto! Dopo aver speso quasi metà del budget che mi ero prefissato per il Romics, io e l’Imberbe ci inoltriamo all’interno del padiglione, tra stand ufficiali (Panini, Starcomics, J-Pop, ecc.) e meno ufficiali o particolari (i vari venditori, i negozi di giochi e modellismo, i banchetti abusivi di quello che ti frega al gioco delle tre carte, ecc.), mentre lo stupore dell’Imberbe cresce istante dopo istante: fumetti, modellini, action figure, e la presenza di tanti cosplay sono troppo per il suo cuore di bambino alla scoperta del mondo, e il ciccio mi collassa (no, non è morto, ma ci sono stati un paio di minuti in cui aveva assunto un’espressione tra il mistico e il sofferente, ma non diteglielo perché se no si preoccupa!).
Sebbene il primo padiglione abbia riservato non poche sorprese, una su tutte mi ha colpito: arrivati allo stand Panini, vedo, esposto sul banco, tra le novità di prossima pubblicazione, uno dei manga a mio parere più attessi: Karakuri Doji Ultimo, manga, per chi non lo sapesse, nato da un soggetto originale di Stan “Uomo Ragno – Fantastici 4 – X-Men – e chi più ne ha più ne metta” Lee, e scritto e disegnato nientedimeno che dal maestro Hiroyuki “Butsu Zone – Shaman King” Takei. Visto che ci siamo e che, nel frattempo, mi sono letto il primo numero, ecco una prima impressione: Ultimo è un manga a metà tra uno shounen classico e una storia di supereroi, in cui si contrappongono due Karakuri Doji (bambole meccaniche), Ultimo e Vice, ciascuno rappresentante del Bene e del Male assoluti. La storia si apre nel passato, dove un arzillo vecchietto (con le fattezze di zio Stan!), creando le due bambole, innesca una serie di eventi che avranno ritorsione sino ai giorni nostri, quando le “reincarnazioni” delle bambole ritroveranno i loro manufatti e si daranno, nuovamente, battaglia per decidere chi sia più forte tra Bene e Male. La storia, almeno inizialmente, sembra abbastanza semplice e banale: ma ricordiamoci che a scrivere è Takei, che in Shaman King, fino al primo omicidio perpetrato da Hao, ci narra una vicenda piuttosto “semplice” e che, da quel momento in poi, inizia a rivelarci risvolti complessi e assolutamente inaspettati della realtà che circonda i due protagonisti, Yo e Hao, appunto. Vi consiglio di leggerlo, perché credo (soprattutto se qualcuno lo ha letto on-line) che questo manga possa rivelarsi un piccolo capolavoro come già accadde per Shaman King (che, vi ricordo, a furor di popolo è stato portato a termine da Takei dopo anni di pausa).
Usciti dal primo padiglione, ci siamo diretti al secondo, questo più incentrato sui giochi: inoltre, grazie all’immenso vuoto (dovuto all’assenza di stand) presente nel centro, qui erano riuniti (e anche nello spiazzo fuori da esso) la gran parte dei cosplayer, e abbiamo potuto scattare decine e decine di foto. In particolare, abbiamo assistito ad una esibizione di “Ace Pugno di Fuoco” (che potremmo ribattezzare “Bocca di fuoco, come potete vedere dal video sottostante) il quale, al termine, è pure stato placidamente “cazziato” da un addetto alla sicurezza che a me ha ricordato tanto il tizio ciccione della prima serie dei Power Rangers (se non ve lo ricordate, è lui!).
Alcuni degli incontri fatti mi hanno stupito non poco: ad esempio, mai mi sarei aspettato di trovare un gruppo “Pollon” (tra l’altro realizzato molto bene) che sfilava tra gli stand, o individui avvolti in pesanti e complessi costumi o in vere armature (come il Griphis incrociato fuori dal secondo padiglione) che sopportavano stoicamente, rimanendo perfettamente nel personaggio, i circa 28 gradi della giornata. Ma la cosa che più mi ha colpito è stata la “naturalezza” (se vogliamo chiamarla così) con cui molte ragazzine (e non lo dico in tono sarcastico, alcune potevano avere appena 14 anni) indossavano cosplay niente affatto pudici. Passino le varie Lamù che gironzolavano in fiera, ma il gruppetto di 4 quattordicenni (di più non avevano) in costume da “Supereroine sexy” (Wonder Woman, Supergirl, Poison Ivy e Batgirl), con tanto di “chiappe” di fuori secondo me era davvero esagerato: non sono bacchettone, anzi, sono certo che ci sia una logica anche in questo tipo di cose, ma sinceramente non me la sono sentita di andare lì a fotografarle in più di una posa, come ho visto fare ad “alcuni” ben distinti partecipanti alla Fiera. Ma sì sa: il cosplay può essere anche questo (come potete osservare andando sul sito di GiorgiaCosplay o FrancescaDani).
Tra un giro, una compera, la ricerca disperata del Lento (che abbiamo incontrato solo all’uscita) il quale si era praticamente inchiodato allo stand della Scuola Romana del Fumetto (ed ha estorto ai poveri disegnatori non so quante tavole), il tempo è volato e per magia ci siamo trovati, con altra gente al seguito, a prendere la via dei cancelli d’ingresso. Tutto sommato una bella giornata, anche se più che una fiera del fumetto “in generale” mi ha dato l’impressione di essere la “Patria non dichiarata del Cosplay”:la visione di una marea di ragazzi, tra i quali spiccavano a dare un tocco di colore extra, le centinaia e centinaia di costumi e oggetti per il cosplay; la gente con gli zaini carichi e le buste piene di acquisti; i genitori dei ragazzi più giovani che attendevano, trepidanti, i loro figli oltre i cancelli e i vari gruppi di amici che, lentamente, si avviavano verso la stazione per tornare a casa (e magari qualcuno per intraprendere un lungo viaggio, come il gruppo di veneti che abbiamo incrociato all’uscita) mi ha riempito il cuore e mi ha fatto pensare, ancora una volta, che il mondo del fumetto e tutti i suoi risvolti, in Italia, gode di un buon seguito ma, purtroppo, c’è ancora troppa gente che non capisce quali siano le potenzialità effettive di questo strumento (e non mi metterò certo ad elencarle io in questa sede!).
Infine, prima di lasciare Roma e ritornare a Potenza (tempo totale di viaggio, compreso il mio arrivo a Rionero, 4 ore e 30 minuti), in preda alla fame abbiamo fatto una breve sosta nel locale di ristoro più “in” della Capitale: Alì Babà, il Regno del Kebab, vicino la fermata di Arco di Travertino (e quando ho detto all’amico romano di C-17 che avrei portato i miei 3 compagni di viaggio a mangiare lì, lui m0ha guardato e m’ha detto: “Allora la conosci davvero Roma!”). Dopo la cena, il ritorno, ancora tante chiacchiere sul fumetto e sulla fiera, sulle impressioni avute e percepite, sull’idea di progettare prossime “escursioni” in campo fieristico (Lucca e tanto altro). E infine casa, il mio letto e la consapevolezza che, da oggi, la mia collezione conta altri 160 albi in più! Ma questa è un altra storia…
Permettetemi infine di lasciarvi ad una lunga galleria di immagini (di cui quelle disperse su questa pagina sono una minima parte): per chi ha facebook, consiglio di visualizzare anche le gallerie lì presenti. In particolare questa: Romics 2011 – Reportage che andrebbe seguita foto per foto, con la lettura delle descrizione poste sotto di essa, proprio come un fotoracconto. Vi invito inoltre a seguire la pagina curata (sempre su Facebook) dal nostro C-17: Manga & Anime Evolution …e se non avete Facebook, allora Face…tevelo! Infine mi scuso con tutti i cosplayer presenti sabato 1 che non ho potuto immortalare: un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché mi seccava andare a rompere le scatole ad alcuni che sembravano già sufficientemente provati dalla giornata e dalle richieste, non mi sono azzardato. Ma prometto che a Lucca, nei 5 girni, realizzerò almeno 200 foto al giorno! Alla prossima, gente!
tappoxxl 9 Ottobre 2011 il 15:56
considera che li hai portati a mangiare il Kebab pi� famoso di Roma!!!…quando stavo l� ci andavo quasi ogni sabato notte!!….