Ci sono volte in cui è difficile trovare un incipit, o decidere come affrontare la presentazione di un determinato prodotto… è quanto posso dire di aver affrontato mentre progettavo questo breve articolo su Robotics;Notes, serie attualmente in corso. La Production I.G. (che ci hanno regalato svariati Ghost in the Shell e Patlabor) si è occupata della realizzazione di questa serie, che vi anticipo essere un prodotto di qualità, tratta da una visual novel della 5pb (gli stessi di Steins;Gate per intenderci) uscita a giugno per Playstation 3 e Xbox360… siamo di fronte quindi a un prodotto che ha soprattutto un obiettivo promozionale.
La prima impressione che si può avere su Robotics;Notes è quella di un particolare anime sui mecha, mischiato alle tipiche dinamiche scolastiche e di club. Già per il fatto che si prospettava un cartone con robottoni ammetto di essere partito col piede sbagliato, poichè riguardo a questo genere sono molto schizzinoso (e negli ultimi diciassette anni saranno state due le serie di mecha che mi sono piaciute…), ma ho dovuto correggere questa mia impressione poichè Robotics;Notes è un anime con un robot (e non su di esso). Perchè dopo un lento sviluppo nei primi episodi, diventa chiaro che si tratti di un dai toni seinen a volte umoristico, altre drammatico, altre investigativo.
Un’altra difficoltà incontrata nella stesura è stato decidere quanto parlarvi della trama e fino a che punto, visto che dei ventidue episodi totali ne sono stati trasmessi dieci, e la narrazione è entrata da poco nel vivo. Se vi dicessi, infatti, che si tratta di una serie ambientata nel 2019 sull’isola di Tanegashima dove la protagonista femminile Akiho Senomiya, presidentessa del club di robotica, si fa in quattro per completare la costruzione del Gun-Pro1, il prototipo di robot iniziato dieci anni prima da sua sorella (nel fare questo trascina con se Kaito Yashio, suo amico d’infanzia che vorrebbe solamente essere lasciato in pace e giocare al suo videogioco preferito, Kill Ballad, dove è tra i migliori al mondo), guardereste la serie? Io no. (Cioè, si, ma forse non ne consiglierei la visione.)
Se aggiungessi allora che in seguito a un incidente anni prima i due protagonisti hanno una strana sindrome, la quale, quando stanchi o sotto stress altera le percezioni del loro tempo (Akiho percepisce il tempo come accellerato, al ritmo di cinque minuti come un secondo, mentre Kaito lo percepisce rallentato), e che sembrerebbe tutto collegato a svariati incidenti causati da anomali brillamenti solari, previsti dieci anni prima da Kimijima, uno studioso messo a tacere e assassinato nel 2008? Spero di non aver detto troppo, limitandomi agli elementi emersi in cinque episodi (quindi meno di un quarto della serie), ma penso sia possibile valutare se vedere o meno la serie già da queste poche note. Soprattutto, perchè i tre elementi che vi ho descritto (il club, la sindrome, e quanto avvenuto a Kimijima) sono magistralmente orchestrati dalla regia, e perfettamente funzionali l’uno a l’altro. Regia che ho saputo apprezzare solo dopo svariati episodi, poichè, quanti come me avranno visto la serie sapranno, nei primi episodi è veramente difficile capire dove voglia andare a parare la storia.
Dal punto di vista della realizzazione tecnica siamo di fronte a un lavoro di prima qualità: fondali, scenari, personaggi, anche le animazioni sono stati tutti realizzati con grande cura, ma siamo di fronte a una serie che utilizza parecchia computer grafica. Non solo, la cura dei particolari è particolarmente elevata: non mi sto riferendo alle strane capigliature che si vedono nella serie, ma a tutti quei piccoli elementi che danno un’idea ben precisa di com’è la vita di queste persone nel 2019. Tutti, i giovani perlomeno, infatti usano massivamente il cosiddetto PokeCom, che è la fusione ed evoluzione di smartphone e tablet. Con esso è possibile telefonare, videofonare, giocare a svariati giochi, è integrato con videocamera e fotocamera, inoltre si deduce che le reti internet siano molto più sviluppata (e soprattutto sembrano gratuite) e coprano oramai gran parte della terra calpestabile: in questo modo, attraverso il PokeCom è possibile avere rapide informazioni sui luoghi che si visitano, semplicemente inquadrando con la videocamera il luogo di cui si vuol saper qualcosa… ovvio, se non sono stati registrati dati di nessun genere sulla locazione, bisogna tornare ai vecchi metodi e “camminare nel buio”. Tutti hanno un PokeCom, e tutti quelli che ne hanno uno hanno anche un marsupio (o qualcosa di simile) dove riporlo. Si tratta di piccoli accessori, personalizzati, che differenziano le divise scolastiche: probabilmente elementi inutili, ma è spesso proprio la cura per le piccole cose a dare valore a manga e anime.
Non è che si possa dire molto altro di Robotics;Notes, senza rischiare di tesserne lodi o criticarlo aspramente: tra le due infatti non ho ancora deciso per quale protendere. Credo che per ora l’unico approccio possibile alla serie sia guardarla, magari per curiosità (o forse perchè sono riuscito realmente a interessarvi), perchè qualunque giudizio si possa dare mi sembrerebbe per ora davvero troppo prematuro.