Potevo forse non spendere qualche parola su Maho Sensei Negima!, visto che nei prossimi giorni comincerò ad occuparmi dei capitoli del nuovo manga di Ken Akamatsu, UQ Holder? Assolutamente no, considerata la scelta di questo mangaka di ambientare la sua nuova fatica nello stesso universo narrativo, creato e strutturato in nove anni di lavoro. Akamatsu iniziò a lavorare a Negima nel 2003 (terminandolo nel 2012), un anno dopo aver concluso i lavori su Love Hina (con cui vinse il Kodansha Shonen Manga Award nel 2000), mantenendo il suo stile narrativo dinamico e energico pur cambiando completamente genere: dal romanticismo all’azione. Di Love Hina, in Negima troviamo solo l’impostazione harem e ecchi, e tanti piccoli riferimenti buttati qua e là, messi quasi per attirare il lettore rimasto fedele… cosa su cui questo autore sta facendo leva con UQ Holder!
Se dovessi descrivere Negima in poche parole, credo che lo definirei un immenso minestrone in cui sono presenti (quasi) tutti gli stereotipi tipici del genere shonen. Detto in questo modo potrebbe sembrare leggermente fuorviante, tutti gli elementi introdotti dall’autore, apparentemente pesanti nelle prime fasi soprattutto per la mole di personaggi femminili presenti già dal primo capitolo, vengono lentamente ordinati e sistemati secondo uno schema ben preciso. Elementi presi dai manga più strettamente fantasy come maghi, vampiri, fantasmi.. finiscono per armonizzarsi, mischiarsi e modificarsi (e venire modificati) con altri aspetti del sovrannaturale e da svariati elementi fantascientifici: col tempo viene costruito un universo con precise leggi, caratterizzato da un modo scientifico di intendere la magia, e viceversa. C’è di tutto, dai demoni ai spadaccini della Shinmei Ryuu (la stessa scuola di scherma nata in Love Hina), dai cyborg costruiti in laboratorio a svariati cloni, ma ci sono anche tante mutandine, fanservices che animano e colorano il rocambolesco susseguirsi di eventi delle storie di Akamatsu. All’inizio non sembra presentarsi in modo diverso dai momenti più action di Love Hina, ma con il procedere dei capitoli gli eventi della trama finiscono per abbracciare una dimensione di eventi molto più ampia. Come in ogni shonen manga che si rispetti.
Akamatsu, forse perchè di una casa editrice diversa, rischia molto più del suo collega Masashi Kishimoto, quando decide di iniziare Negima: i parallelismi con il maghetto Harry Potter sono inevitabili; anche il mangaka della Shueisha decise di apportare alcune modifiche sostanziali al suo manga, per evitare di essere accusato di plagio nei confronti della Rowling (Naruto doveva essere un manga di “maghi”, all’origine). Akamatsu non si fa comunque spaventare dal rischio e decide comunque di procedere, sicuro forse di cavalcare l’onda di un successo globale; ma fin dall’inizio appare chiaro che l’unica cosa che accomuna questo manga a Harry Potter è il protagonista: un bambino, che sogna di diventare un grande mago, e che porta degli occhiali. Negi Springfield, un ragazzino di dieci anni, dopo essersi diplomato in Galles in una scuola per maghi, come prova finale viene inviato in una scuola media giapponese dove dovrà insegnare l’inglese a una trentina di ragazzine scalmanate, che saranno le vere protagoniste di questa avventura lunga 38 volumi (in Italia il manga è edito Star Comics, attualmente al 31esimo volume). Poichè la sua classe non poteva essere giustamente composta da persone normali veniamo catapultati in situazioni dove, piuttosto che essere Negi a coinvolgere le persone intorno a lui nei problemi del mondo magico, sono spesso le persone intorno a lui a trascinarlo; Negi, dal canto su0, non si tira mai indietro quando c’è da difendere le sue studentesse.
Come tutti gli shonen all’inizio Negi si ritrova coinvolto in piccole scaramuccie, ma mano a mano che le sue capacità migliorano anche gli avversari si fanno più pericolosi: è in quei momenti che le sue studentesse, poco a poco iniziate tutte ai segreti del mondo magico, si rivelano fondamentali dandogli un supporto insostituibile. E questo non solo per le abilità che alcune di esse possiedono, ma anche grazie a uno degli elementi “romantici” presenti nel manga: i maghi sono in grado di stipulare i cosiddetti “Pactio” con persone che diventeranno loro protettori… o amanti, poichè questi contratti si suggellano con un bacio. I benefici del Pactio sono molteplici, permettono al mago di potenziare le capacità fisiche del suo protettore, di comunicare telepaticamente con lui attraverso la carta che rappresenta il contratto stipulato… ma l’aspetto più ambito del Pactio è quello di creare dei veri e propri artefatti che possono essere usati solo dalla persona che accetta il patto: spesso i poteri di questi artefatti sfuggono alla logica e alla comprensione, conferiscono delle abilità mostruose ma necessarie a queste ragazzine per cavarsela contro mostri di ogni sorta. Ovviamente, non essendo ancora maggiorenne, Negi può stipulare un numero infiniti di Pactio temporanei ampliando così le dimensioni del suo har.. del suo gruppo, che diventa sempre più versatile.
Lo stile dei combattimenti di Negima ricorda a momenti quelli di Dragon Ball, rispetto a quelli di qualunque altro manga, e si nota soprattutto dagli scontri centrali del manga che spesso diventano confronti diretti su quale sarà l’incantesimo più devastante; anche per le trasformazioni, e il modo di combattere che Negi adotta a un certo punto della serie, che ricorda stilisticamente quello adottato dal protagonista del manga di Toriyama, con variazioni dal punto di vista grafico ordinate secondo potenza (simile anche al modo di trasformarsi adottato dalla protagonista di Medaka Box) ma non vengono a mancare i contributi dei personaggi non combattenti, che con le loro azioni, più che rendere effettiva la vittoria di Negi sul campo, la rendono totale anche nelle circostanze, permettendo anche il raggiungimento di condizioni che non dipendono direttamente dall’esito di uno scontro, come salvare una compagna o degli innocenti prima di un disastro. Un altro degli aspetti che più mi ha affascinato nel manga è il continuo riferimento ad alcuni aspetti del mondo videoludico, e in particolare ai giochi di ruolo in stile giapponese: molte delle discussioni, fatte nelle sessioni di allenamento (che non possono mancare mai, spesso condotte in una specie di Stanza dello Spirito e del Tempo versione Casa delle Bambole) del protagonista e dai vari maestri che incontra nel corso della serie, mi sembrano le stesse che facevo io quando studiavo strategie di gruppo per Final Fantasy Tactics o Tactics Ogre (e non troppo dissimili a quelle che si possono sentire a un tavolo dove delle persone giocano a Dungeons&Dragons). I power-up in Negima, infine sono molteplici, ma quasi tutti concentrati nella seconda parte del manga in cui il protagonista diventa più forte grazie all’ampliamento dei suoi orizzonti e la conoscenza di arti magiche più sofisticate, che diventa in grado di padroneggiare soprattutto grazie al continuo studio delle basi nella prima parte, quando la sua maestra è Evangeline (personaggio chiave non solo in Negima, ma anche in UQ Holder). Il personaggio di Asuna, per fare un altro esempio, sviluppa della capacità che sembrano prese dal mondo dei picchiaduro, a colpo d’occhio direi Street Fighters e Soul Calibur.
Disastrosi invece gli esperimenti animati di Negima, che risultano in una serie dal finale inaudito e troncata per totale assenza di ascolti, qualche OAV con i momenti centrali della saga (quasi per farci notare quanto avrebbe reso animato questo manga) e un film con un finale alternativo, che ho trovato di una noia mortale. Meglio il manga dunque, che oltre a essere uno dei titoli con le vendite migliori degli ultimi dieci anni per la Kodansha, è stato anche al centro di alcune polemiche per gli elementi ecchi, soprattutto negli Stati Uniti dove le censure nella prima stampa sono state contenute ma i volumi venivano venduti con tanto di cellophane e bollino (e qui ricordo come sempre che in Italia non possiamo proprio lamentarci). Neppure Air Gear di Oh! Great era mai stato trattato in questo modo.. nonostante tutto questo, per quanto mi riguarda, nel tentativo di fondere azione e ecchi è il manga di Akamatsu a essere uno dei migliori del decennio appena trascorso (ci sarebbe da analizzare come in questo decennio il pubblico sia abituato a uno shonen povero di elementi ecchi, come quelli prodotti solitamente dalla Shueisha, ma non sarà quest’oggi). La prima parte termina qui, vi lascio con un pezzo dalla colonna sonora dell’anime, e vi ricordo che la seconda parte dell’analisi a Negima sarà questo fine settimana, in cui analizzerò alcuni aspetti di questo manga che oggi ho taciuto per evitare eccessivi spoiler.
[youtube OHc5lQxoN_A]