“Riflettori su…” è lo spazio adibito alla trattazione di anime e manga di successo, che si meritano pertanto un’analisi più complessa, quindi più lunga e difficile da sintetizzare in un solo appuntamento. In questa seconda parte comincerò ad analizzare per bene Medaka Box, ma consiglio a coloro che temono gli spoiler di tornare su queste mie trattazioni dopo aver letto il manga, perchè da questa seconda parte in poi elementi di questo genere fioriranno come ciliegi in primavera. (E non ho avuto neppure tempo di cancellare i testi dalle immagini, abbiate pietà.)
Come dicevo la volta scorsa, è mia intenzione trattare questo manga come “uno shonen che parla di shonen“, poichè indipendentemente da quella che può essere stata la ricezione del pubblico, i tanti elementi inseriti dall’autore Nisio Isin possono essere spunto per molteplici riflessioni. Tante volte, leggendo Medaka Box, si può avere l’impressione che i personaggi abbiano la consapevolezza di vivere in un manga: ho sempre pensato fosse qualcosa di voluto, per dare maggiore senso a determinati elementi della trama.
Il primo punto che voglio analizzare è la scelta di caratterizzare i personaggi includendoli in categorie le quali piuttosto che dare indicazioni su cosa essi sanno fare, indichi il modo in cui usano i loro poteri:
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Normali, persone comuni senza particolari capacità, possono fallire per quanto si impegnino e non tendono a lasciare segno di se stessi nella storia. Zenkichi, il vero protagonista della storia è un Normale (sebbene acquisisca qualche capacità nel corso della storia).
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Speciali, coloro che riescono pressochè in tutto, baciati dalla fortuna e quasi sempre vincenti, possiedono parecchie capacità non necessariamente sovrannaturali.
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Anormali, coloro che possiedono una caratteristica portata all’estremo. I loro risultati in ogni attività danno luogo a risultati impossibili o imprevedibili (ogni volta che Medaka lancia dei dadi questi si impilano l’uno sull’altro, sempre). La maggior parte degli Anormali è ostile a Medaka nella prima parte della serie, e come viene dimostrato le loro abilità non hanno limiti reali, diventando tanto più efficaci e potenti più vengono usate: questo tipo di Anormali vengono definiti Plus.
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Minus, un tipo di Anormali le cui abilità si sviluppano mano a mano che la loro psiche degenera, è come se essi vivano per corrompere e degradare tutto quello con cui vengono in contatto. Sebbene sia possibile per un Minus sviluppare un’abilità come un Plus (e viceversa) di media queste sono subdole e fastidiose da affrontare poichè queste persone ribaltano i rapporti di forza e distruggendo poco a poco le certezze dei loro avversari.
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Non Uguali, è come vengono semplicemente definiti i personaggi non umani, di media Anormali.
Queste categorie avevano a mio avviso senso fino ai Minus, ho trovato l’inserimento nella classificazione (non il loro inserimento nella storia) dei Non Uguali superflua. Inserire diversi modi di agire ha permesso allo sceneggiatore di gestire gli scontri su vari livelli: ammesso e concesso che gli Anormali siano indubbiamente potenti, la loro forza non è un assoluto e anche un Normale (Zenkichi) può sconfiggerli perchè la forza del singolo si misura sotto vari aspetti. L’Anormale Munakata, la cui anormalità è il desiderio di uccidere, viene fermato da Zenkichi perchè come tutte le persone Normali questi è prudente e ha paura di morire; Akune batte Itami Koga, specializzata in forza fisica e rigenerazione, perchè come Speciale ha tante frecce al suo arco…. in pratica non ci sono assoluti, o meglio, l’unico assoluto è Medaka e la sua anormalità The End che la rende pressochè invincibile (ricordatevi bene quest’affermazione).
Il messaggio di Nisioisin è chiaro: nello shonen moderno c’è tanta attenzione sui rapporti di forza da quando Akira Toriyama inserì per la prima volta una quantificazione della forza spirituale, e allo stesso tempo di cerca di aggirare l’assoluta superiorità della maggiore quantità cambiando le regole del proprio shonen e inserendo poteri che funzionano in altri modi, spesso subdoli. È stata tentata anche la via dell’intelletto, scarsamente tenuta in considerazione in manga alla Dragon Ball (Crilin sarà anche intelligente ma non batterà mai Freezer), che permette di aggirare i rapporti di forza ma in fondo la vittoria nello shonen si ottiene sempre mettendo Knock Out l’avversario, basandosi sulla considerazione che la ragione è del più forte. E provate a negare il fatto che gli shonen di maggior successo degli ultimi venti anni abbiano fatto loro questo concetto: è in Medaka Box che tutto questo viene messo in discussione, con i discorsi di Kumagawa riguardo a Weekly Shonen Jump e al fatto che non c’è niente di buono in attesa per i perdenti come lui. È per questo che Medaka sceglie la via difficile per battere i suoi avversari: in principio lo ammetto, l’idea di “riformare” non piaceva neppure a me fintanto che non mi sono trovato di fronte il suo reale significato. Le persone riformate da Medaka e Zenkichi non perdono la loro identità, iniziano semplicemente a vivere in un modo diverso, smettendo di dare così tanto peso a quelle dinamiche shonen manga che li avevano costretti a mettersi da soli dei scomodi paraocchi. Medaka riforma, vuole farsi degli amici, ma accetta molto più volentieri i nemici perchè è convinta che attraverso il dialogo ci sia una reale battaglia, e che qualunque sia il vincitore entrambi i lati hanno ottenuto qualcosa dal conflitto (anzi, perde quasi interesse nelle persone che non hanno più bisogno di lei). È un pò il senso dell’ 1+1 di cui si parla verso la fine del manga.
Complico ulteriormente la questione. Coloro che hanno letto la fine potranno meglio capire questa mia affermazione: ritengo che in Medaka Box siano i personaggi stessi a scegliere, forse incosciamente, il loro stile e il tipo di potere che possiedono. È come dire che Medaka abbia sviluppato The End (l’anormalità che permette di capire, imparare e migliorare qualunque cosa) volontariamente in modo da ergersi superiore al resto del mondo, ed essere il bersaglio delle critiche mosse da 7 miliardi di individui: se il suo desiderio è la crescita e la comprensione, attirare l’attenzione in questo modo è funzionale al suo obiettivo. Se avesse scelto la via semplice sarebbe stata un Minus per la loro capacità di mettersi nei panni degli altri (i Plus mostrano poca empatia, e spesso solo fra di loro). È lo stesso per Kumagawa, il suo adorabile “non vinco mai” è un aspro giudizio al sistema stesso dello shonen manga, perchè se le regole del gioco sono proprio la forza e la convinzione, per il suo modo di essere gli è impossibile seguirle e vincere… di Kumagawa parleremo ampiamente più avanti, comunque. Quest’idea si è rinforzata e chiarita nel momento in cui Zenkichi acquisisce il Parasite Seeing (la capacità di vedere le cose dal punto di vista degli altri) che gli si addice particolarmente; a maggior ragione ne sono stato convinto quando ottiene la Devil Style, l’anormalità che già di per se è una critica mostruosa a tutto il meccanismo shonen. La caratteristica principale di ogni protagonista è proprio il fatto di essere aiutato in qualche modo dal destino, e l’abilità di Zenkichi è proprio di negare l’intervento del fato nella sua vita, in modo che le cose vadano proprio come nella realtà (ma è comunque un manga). Che i protagonisti shonen siano aiutati dal destino è un dato di fatto, ho già affrontato il tema nella Jojopedia e ci devo necessariamente tornare in Medaka Box.
N.B.: se i Plus sono aiutati dal destino e i Minus l’hanno avverso, il Devil Style rende Zenkichi uno Zero (1-1=0) e quindi il punto d’incontro dei due schieramenti… punto d’incontro, altra cosa che mi ricorda tanto i protagonisti di svariati shonen.
La mia idea è che questo manga non debba per forza piacere per essere letto, come tutti i manga incentrati sul metapensiero, che possono essere comunque interessanti se affrontati con una chiave di lettura non convenzionale. Provate a pensarci, potete leggere Bakuman perchè siete interessati al contenuto e alle riflessioni dei personaggi sul mondo dei manga e non perchè vi piace la storia; allo stesso modo quindi ritengo che Medaka Box sia un manga che possa essere usato come riassunto di quanto è stato fatto negli ultimi trent’anni (da Hokuto no Ken, guarda caso). È vero che questo lo faccio io, che di manga ne ho letti tanti (troppi ndRegola), e che ogni tanto ho bisogno di qualcosa che giochi, scherzi e pasticci con elementi che conosco e mi sono molto famigliari.
Ribadisco, prima di chiudere la seconda parte, che il finale è “giusto”, perchè da quando leggo manga è così che questi finiscono (quanto ho riso nel momento in cui Medaka ha indirettamente dichiarato come sarebbe finito One Piece). Tornerò su Medaka Box il mese prossimo (il 5 giugno) perchè ci sono altre cose che voglio sottolineare, per ora vi saluto con un pezzo dalla colonna sonora della prima serie animata, e vi ringrazio per la vostra attenzione.
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Eight 5 Maggio 2013 il 00:41
Scusami Regola, non sapresti indicarmi pressapoco a che punto della storia Medaka si esprime indirettamente sulla fine di One Piece? (se poi mi sai dire anche il capitolo mi fai veramente un grande favore, visto che seguo il manga un po’ “a pezzi”)
In ogni caso, pienamente concorde con te sul fatto che sia un manga leggibile a prescindere dal fatto che possa o meno piacere.
Regola 5 Maggio 2013 il 10:45
Allora, io faccio riferimento al ciclo della “caccia al tesoro” che inizia al 98esimo capitolo. La scena a cui faccio riferimento nel capitolo 115, la sesta tavola.
Eight 5 Maggio 2013 il 11:56
Ti ringrazio per la precisione.
Questo tuo articolo mi ha dato qualche motivo in pi� per sforzarmi a leggere dall’inizio, come si deve, anche quest’opera di Nisio Isin. Purtroppo, per quanto adori l’Isin delle novel, non riesco ancora a digerire del tutto l’Isin sceneggiatore.
Ad ogni modo, credo Medaka Box valga davvero la pena di essere letto.
Morzan 6 Maggio 2013 il 11:38
In effetti non l’avevo mai vista in questo modo…
Che ci fosse una critica agli shonen in genere era palese, ma che addirittura fosse il tema centrale del manga � una cosa a cui non ho mai pensato.
Complimenti regola per l’articolo!
Ad ogni modo io per apprezzare un manga ho bisogno anche di una parvenza di trama, e non solo di concetti. Il fatto � che all’inizio c’era (o per lo meno sembrava ci fosse) ma poi � stato tutto buttato via, non so se forzatamente o volutamente, ma in ogni modo � cos�.
Regola 6 Maggio 2013 il 12:24
Penso di capire cosa intendi con il buttare via la trama. Volendo essere critici direi che il manga comincia a perdere se stesso dopo lo scontro finale contro Kumagawa (quando vengono sistemati i conti col passato)
Morzan 6 Maggio 2013 il 12:51
S�, ma il calo totale � proprio nell’ultimissima saga, in cui ci sono trovate scrause (tipo la parte in cui la luna precipita… bleah) o in cui non viene data nessuna risposta.
Esempio stupido: non so se avete notato ma qualunque personaggio con un abilit� (anormale o minus) ha gruppo sanguigno AB. Quindi questi poteri sono legati al genoma? Poteva essere un interessante spunto di trama o anche solo una curiosit� in pi� per farci sapere che l’autore ci tiene ai dettagli, invece niente…
Questo � solo un esempio stupido ma ci sono tante, tantissime altre situazioni che non vengono spiegate.
Regola 6 Maggio 2013 il 12:57
Per i gruppi sanguigni sono conscio, ma non credo che le abilit� dipendano dal genoma, sono solo riferimenti alla cultura pop giovanile che vuole vedere nei gruppi sanguigni affinit� sentimentali.
La luna che precipita e deve essere distrutta non ha stupito positivamente neppure il sottoscritto, ma negli ultimi anni � diventato un classico in tanti manga. Inoltre, in molti manga shonen degli anni 90 il protagonista “se ne andava” prima della fine per qualche ragione, sebbene non sappia perch� nisioisin abbia fatto una scelta del genere.
Spiegare tutto � controproducente, � soprattutto � inutile spiegare il superfluo, basta guardare le incongruenze che si vengono a formare negli shonen moderni. Non sento la mancanza di spiegazioni, quello che mi interessava � stato spiegato, forse avrei voluto pi� chiarezza sui Non Uguali.
Morzan 6 Maggio 2013 il 15:21
Quello dei gruppi sanguigni era solo un esempio tanto per farti capire 😛
Comunque fino ad ora la tendenza del manga era di dare giustificazione anche a fatti superflui, nota molto positiva per me perch� vuol dire che l’autore ha molta cura per i dettagli e le cose non sono messe a caso.
Tra parentesi, per quanto storca il naso davanti alle incongruenze derivate da spiegazioni fatte male, preferisco mille volte un mangaka che per lo meno ci prova ad uno che mette cose a caso senza nemmeno uno scopo XD . Ai miei occhi questa tendenza fa di quest’ultimo un autore meno che mediocre, visto che non ha la minima cura/interesse per la sua stessa opera (a meno che questo non sia lo stile generale del manga, ma non � questo il caso)
Ok sto divagando :P, quello che volevo dire � che questa tendenza � andata molto sfumando nell’ultima parte.
Comunque, come gi� detto, io non giudico Medaka Box negativa in toto, solo che nel complesso ci sono elementi (che ho gi� esposto la scorsa volta e che non sto a ripetere) che mi hanno fatto storcere il naso e che se gestiti meglio potevano renderlo un manga, non dico stupendo, ma quanto meno pi� apprezzabile rispetto a come � venuto fuori alla fine
Diciamo che IMHO � stato il finale che � stata una vera e propria mazzata nelle parti basse
Morzan 6 Maggio 2013 il 15:22
maledetti quote! XD perch� mi sbaglio sempre? XDXD
Regola 6 Maggio 2013 il 15:46
“Tra parentesi, per quanto storca il naso davanti alle incongruenze derivate da spiegazioni fatte male, preferisco mille volte un mangaka che per lo meno ci prova ad uno che mette cose a caso senza nemmeno uno scopo XD”
In questo differiamo tantissimo, io adoro avere migliaia di elementi aperti su cui fantasticare (anche perch� cos� non rischio di sbattere contro una realt� inadeguata alla mia fantasia). Stili e approcci di lettura.
Sulla validit� globale di Medaka Box, come dicevo, se non fosse per l’approccio metafumettoso, difficilmente ne avrei parlato cos�. Sar� che secondo me siamo a una svolta storica per il genere (teoria personale molto complessa, ne parler� un giorno o l’altro).