Primo mese del nuovo anno, primo appuntamento con ReteFumetti (che potrete leggere ogni primo giovedì del mese, più o meno). Per chi si fosse perso l‘articolo di presentazione, ReteFumetti si occupa, come il nome stesso suggerisce, di quei fumetti editi e pubblicati principalmente su Internet…in una parola (in inglese, dato che non c’è un corrispettivo italiano), i webcomics.
Devo dire di non aver avuto molti dubbi a scegliere il primo fumetto di cui parlarvi: una volta scartata l’idea di effettuare un’analisi in ordine cronologico, ‘Piled Higher and Deeper’ (da qui abbreviato in PHD Comics) è stata la mia prima scelta. Come mai? Presto detto: al di là di una motivazione personale che spiegherò in seguito, PHD Comics è un perfetto esempio di webcomic, della tipologia che questi possono avere, del pubblico che possono raggiungere e del tipo di linguaggio e di meccanismi che questi possono adottare. Ma andiamo con ordine.
PHD Comics è una creatura di Jorge Cham, che ne scrive sia testi che disegni dal lontano 1997. Nasce, in verità, come una creatura ibrida, essendo pubblicato oltre che sulla Rete anche su alcuni giornali come lo Stanford Daily. Ora, un fumetto pubblicato su un giornale vuol dire una cosa sola, una tipologia di narrativa disegnata nota come la strip: poche vignette (cinque al massimo, ma anche una sola), solitamente di stampo comico-umoristico. Non c’è una vera e propria storia, ma ambiente e personaggi rimangono sempre gli stessi.
Ecco, il meccanismo della strip è alla base di molti webcomics: questo perchè è un meccanismo ottimale per questo genere di fruizione; vai sul sito, leggi la strip e passi avanti. Non c’è una storia complessa da seguire, per cui l’ipotetico lettore non aspetterà il prossimo update con ansia, o insofferenza se l’autore si prende una pausa (e su questo avremo modo di tornarci). Un metodo di consumare il prodotto fumettistico veloce e rapido, giusto il tempo di un click magari come momento di pausa in ufficio, o quando si prende il caffè la mattina. Non a caso la maggior parte dei webcomics di successo ha questo meccanismo narrativo alla base, che rappresenta di sicuro una caratteristica vincente.
Ovviamente non basta solo questo, ci vuole anche la ‘qualità’, e PHD ne ha da vendere. La struttura del fumetto è piuttosto semplice: parla della vita all’interno di un’università americana, ma dall’altro lato della barricata: non quello di studenti e lezioni, ma quello di ricerca e di dipartimenti: professori che supervisionano i lavori e cercano di ottenere fondi, grad students e dottorandi che cercano invano di fare qualcosa di produttivo (o di laurearsi) e di avere una vita, postdoc che tirano a campare (in gergo, procrastinano): un mondo alienante ed alienato, con le sue regole e le sue leggi, precario per definizione (da molto prima che la precarietà diventasse un problema), perchè spesso e volentieri è la fortuna a decretare la sorte di un progetto di ricerca, e quindi della persona che lavora a tale progetto.
PHD quindi è una sorta di Dilbert (il famossimo fumetto di Scott Adams, tradotto anche in italiano), ma più assurdo di Dilbert. Perchè, credetemi, un’università è molto più assurda di un ufficio…figuriamoci in un fumetto.
Piccolo appunto: l’autore è un ricercatore universitario (un ingegnere meccanico, per la precisione), ed ha cominciato il suo fumetto quando era un grad student, cioè uno studente in procinto di laurearsi. Per la cronaca, PHD è anche la sigla del dottorato di ricerca americano, e Piled Higer and Deeper è il nomignolo che ad esso danno gli addetti ai lavori.
Il difetto di PHD è infatti proprio questo, ed è una peculiarità tipica della quasi totalità dei webcomics: l’avere una fascia ben definita di pubblico, per il quale il fumetto è pensato, studiato e creato. Chi non ha mai sperimentato questo ‘mondo’, difficilmente potrà coglierne tutte le sfumature (per quanto l’autore si occupa anche, tramite il proprio fumetto, del difficile tema della divulgazione scientifica). Una fascia di pubblico relativamente ristretta, cioè gli addetti ai lavori, ma gli addetti ai lavori di tutto il mondo (perchè il fumetto è in inglese, qundi fruibile da un pubblico vastissimo).
Il fumetto è accessibile gratuitamente, accedendo così ad un gran numero di lettori: ciò nondimeno l’autore trae un certo ricavo dalla sua creatura, sia tramite dei libri con le strip riassunte in vendita online, sia tramite il merchandise legato al marchio (magliette, tazze e così via).
Riassumendo, PHD riassume perfettamente le caratteristiche di una tipologia di webcomics, che poi è quella più longeva e fruttuosa: Meccanismo narrativo a strip, brevità dei contenuti, fascia di pubblico ben definita. Potete leggere le strip sul sito di PHD Comics , a partire dalla primissima, ed in maniera completamente gratuita: l’autore ha anche un canale Youtube accessibile dal sito, ed ha realizzato anche un film su PHD, disponibile a pagamento.
Il motivo per cui ho scelto di parlarvi di questo fumetto per primo? Perchè il mondo che PHD descrive lo conosco molto bene, dato che è anche il mio mondo(lavoro in questo campo). E posso dirvi che molte delle cose che si possono leggere sono assolutamente vere. Che l’alienazione e la stramberia delle persone è quella, così come la dipendenza dal caffè. E questo fumetto mi aiuta a riderci su, a rendere il tutto più sopportabile. E scusate se è poco.
Al prossimo mese con un altro webcomic! Il prossimo appuntamento è deciso, dovrebbe essere Order of the Stick. Tuttavia, se volete che legga e recensisca un determinato Fumetto in Rete, non mancate di farmelo sapere!
Aster 9 Gennaio 2014 il 18:40
Wow… Non avevo mai sentito di queste strisce (se cos� posso chiamarle XD).
Comunque quelle messe nell’articolo sono molto divertenti (quella sugli orari � epica).
Rorschach 9 Gennaio 2014 il 20:05
Le ho prese quasi a caso…la qualit� dell’umorismo delle strip (si, si possono chiamare cos�) � molto elevata. A farsi un giro per il loro archivio online ci si perde…