Un saluto a tutti i lettori di Komixjam! Anche le serie a fumetti rispettano, bene o male, il principio di conservazione dell’energia: per ogni serie che nasce, ce n’è una che si spegne (si, ok, oggi sono poetico). Ed è questo il pricipio di Quel che Resta: parlare un pò di una serie che si appena conclusa, analizzando quello che ci ha lasciato.
E dopo i Nuovi Vendicatori, oggi tocca ad Uncanny X-Force, giunta al suo epilogo proprio questo mese in Italia, sul secondo dei due mensili che la ospitava(Wolverine e gli X-Men, precedentemente l’abbiamo potuta leggere su X-Men Deluxe).
Prima di parlarvene, però, un fantozziano spiegone terrificante è d’obbligo, perchè il nome X-Force può voler dire tutto e niente, dato che le incarnazioni di questo team sono state davvero molte.
Dalla versione del 1991 di Niceza e Rob ‘Cane della matita’ Liefeld, a quella di Jeph Loeb, o di WWarren Ellis, fino alla strampalata e irriverente X-Statix di Peter Milligan.
Tolta l’ultima, tutte le altre X-Force avevano un minimo comune denominatore: il loro essere gruppi para-militari, o comunque con una struttura più simile ad un’unità di combattimento che ad un gruppo di super-amici.
E proprio questo concetto veniva estremizzato nella penultima incarnazione della squadra: una X-Force ‘con licenza di uccidere’ veniva messa in piedi da Ciclope (all’insaputa di tutti) durante e dopo la saga ‘Messiah Complex’, per eliminare preventivamente le minacce alla specie mutante.
Dopo la saga ‘Secondo Avvento’ Ciclope scioglie la squadra. Wolverine, però, non è dello stesso avviso, e mette su una nuova formazione, coadiuvato da Warren ‘Arcangelo’ Worthington.
Una squadra molto più ‘black ops’ della precedente, con cui condivide lo stesso obiettivo: l’eliminazione preventiva delle potenziali minacce.
Okay, il presupposto di base è relativamente semplice, e sinceramente quando ho preso in mano questa nuova serie, scritta da Rick Remender e disegnata da artisti vari, mi aspettavo qualcosa di molto simile alla precedente gestione (di Craig Kyle e Chris Yost): delle storie con personaggi morti ammazzati e protagonsti cool, senza infamia e senza lode.
Tuttavia, non conoscevo Remender(ho cominciato ad apprezzarlo proprio da queste storie). L’autore ha messo davanti i membri di X-Force alle conseguenze delle proprie azioni. A quel che vuol dire compiere azioni nefande per un bene superiore. Alle giustificazioni che una persona può trovare, ed alla loro perdita di senso quando ci si spinge un passo più in là. Alla ricerca della vendetta, e a cosa può portare. Ed alla fin fine, al motivo per cui si sta facendo tutto questo, e di come può trasformare chi lo fa.
Ed anche noi lettori alla fine ci troviamo a chiederci: ‘Eroi, o assassini?’ E la risposta non è per niente facile.
Il tutto, con un gruppo di ottimo livello i cui membri si vedono dedicare il giusto spazio senza nessuno che prevarichi sugli altri (a differenza della precedente gestione), e di cui abbiamo modo di capire mentalità e modo di agire.
Abbiamo Psylocke, la ninja telepate (o meglio, la telepate nel corpo di una ninja, ma non divaghiamo) che ha rappresentato la moralità (per quanto distorta) del gruppo, e forse quella (insieme ad Arcangelo) che paga il prezzo più elevato delle proprie scelte; la vediamo inoltre utilizzare i propri poteri in maniera diversa dal solito fumetto di supereroi (con qualche rimando ad Inception), in ottica con il tono più tetro della serie.
Oppure Arcangelo, in lotta con il suo alter ego Morte,
a cui crede di dare una direzione impiegandolo nelle operazioni di X-Force. Un lato oscuro che rischia in continuazione di sopraffarlo, e di farlo diventare un pazzo genocida.
E a proposito di pazzi,in questa squadra c’è anche Deadpool (di cui in Italia stiamo vedendo una ‘leggerissima’ sovraesposizione). E la sua caratterizzazione, per una volta, non è forzatamente comica. Intendiamoci, è fuori di testa e spara battute come se piovesse anche qui.
Ma da come ci viene mostrato, è più un povero disadattato che un divertente siparietto comico, un pò campy, e che infrange il quarto muro. E lui, alla fin fine, se ne rende conto. Riesce a far sorridere anche qui, ma in maniera più seria, più fine. E’ forse quello che più di ogni altro prende sul serio il discorso ‘eroe, o assassino’ di cui parlavo prima.
Il suo concettuale opposto nel team è la bio-sentinella Fantomex,
forse il più ‘amorale’ del gruppo, quello che non ha problemi a fare le cose che X-Force fa. E proprio questo suo nichilismo, se da un lato lo protegge, dall’altro lo mette in cattiva luce anche con il resto del gruppo.
Ed a guidare questa squadra, nientemeno che Wolverine, per una volta azzeccato in veste di leader. Che non si lascia andare al proprio istinto (se non quando non c’è altra scelta), che cerca di gestire questa manica di pazzi con razionalità. Fallendo, il più delle volte, ma continuando a provare, perchè in fondo lui è quello che crede di più negli obiettivi della squadra. Che si sporca le mani per non farle sporcare agli altri. E che arriva all’extrema ratio, per questo.
Alla squadra si sono aggiunti anche altri due personaggi, il cyborg Deathlok,
E il Nightcrawler dell’Era di Apocalisse.
Anche loro vengono ben gestiti ed approfonditi, anche se in maniera leggermente inferiore ai personaggi sopra citati.
Che cosa resta, quindi, di Uncanny X-Force? Nell’umile opinione di chi vi scrive, storie intense e di ottimo livello (Considero la ‘Saga dell’Angelo Nero’ l’arco narrativo mutante più bello degli ultimi anni), antagonisti davvero ben caratterizzati(come i Cavalieri Finali e la nuova Confraternita dei Mutanti) e tematiche di riflessione inusuali, in un fumetto di supereroi.
La serie si è conclusa con il finire della storia che l’autore aveva pensato, ed il team sciolto; avremo comunque, nel rilancio Marvel Now!, ben due squadre che si fregeranno di questo nome, e come al solito non mancheremo di farvi sapere se saranno o meno all’altezza di questa splendida serie, che vi consiglio caldamente (sperando in un monografico).