Pacific Rim: la recensione che andava fatta!

di Ciampax 4

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Non so se vi capita mai, ma a me spesso accade che una immagine, un suono, una semplice frase spesso mi incuriosiscano tanto da spingermi a vedere/leggere/ascoltare un film-anime/fumetto-manga/brano musicale. Ecco, di solito funziona così, ma per quanto riguarda il “movie” in questione la cosa è stata un po’ diversa: qui non è stata la singola immagine, la semplice frase o la colonna sonora a farmi decidere, già ai tempi dei primi teaser trailer, che sarei dovuto andare al cinema non appena fosse uscito (poi ci sono andato con 4 giorni di ritardo, ma pazienza, il tempo è quello che è… e mi riferisco al tempo atmosferico!) ma fu l’insieme di questi, la presentazione del film stesso attraverso le anteprime e, in maniera fondamentale, predominante, definitiva, l’immagine del “protagonista” Gispy Danger (uno dei “robottoni” o meglio, degli Jaegers) che prende a sonore mazzate uno dei cattivi, un Kaiju, mostro gigante che ricorda, molto poco vagamente, Godzilla e allegra famiglia.

poster_7L’aspetto fondamentale per cui questo film risulta piacevole non sta nella storia in sé per sé (che, comunque, risulta abbastanza coerente), negli effetti speciali (eccezionali, a mio parere, soprattutto se supportati dalla visione 3D che, in alcuni momenti, fornisce un senso di profondità tale da portarsi ad immedesimarsi con le azioni di alcuni robot nello scontro contro i Kaiju) o nel tono della narrazione (un ottima alternanza di “serietà” con “ironia” tipica di tante produzione moderne fantascientifiche, dai cinecomics Marvel -quelli DC sono molto più cupi- fino all’ultimo Star Trek), ma nel riuscire a prendere, a 360 gradi e senza tralasciare nulla, il meglio delle “idee” presenti in tanti anime robotici/fantascientifici e in molte storie di fantascienza classiche del tipo “l’alieno mi invade, il terrestre si ribella e dopo una prima sonora batosta, vince, a prezzo di grandi sacrifici” e rielaborarle riuscendo a fornire una storia molto poco retorica (a mio parere) e non banale, grazie proprio al fatto che, nonostante la visione principalmente “americanizzata” della cosa, tutta patriottismo e prova di forza, la sceneggiatura risulta fortemente contaminata dai temi tipici dell’anime giapponese e dal modo peculiare con cui essi trattano i rapporti di amicizia, libertà, senso del dovere, amore fraterno, paterno, filiale e chi più ne ha più ne metta. A tal proposito, lascio per un attimo la parola a Silvia Letizia che ci introduce in alcuni punti fondamentali di questa opera, fornendoci una sua personale visione e un suo giudizio su quelle che sono le tematiche principali del film.

Avvisiamo i lettori che il testo che segue, in corsivo, presenta alcuni SPOILER – tra cui la descrizione della scena finale – siete avvisati.

Ghost+in+the+Shell+looking+at+the+cityQualche pensiero sul personaggio di Mako: adoro come sia una figura femminile descritta, una volta tanto, senza connotati sessuali forti. È prima di tutto un soldato, e non una bella ragazza, e nessuno nel corso del film fa una singola battuta sessista su di lei. La trattano “male” solo perché è una novellina, e non perché è una donna. Il suo rapporto con Pentecost è splendido (ma si sono dimenticati di sottotitolare dal giapponese l'”aishiteimasu” che lei gli dice prima che lui muoia?), ed è bello come entrambi siano due personaggi di colore in un film hollywoodiano. Inoltre, Mako non ha paura di piangere, e mostra una certa ingenuità e timidezza squisitamente giapponesi che ho adorato! Il suo rapporto con Becket può essere visto come romantico, ma anche come un rapporto fratello/sorella, e ho apprezzato moltissimo come il regista non abbia calcato la mano su questo. Visivamente, inoltre, Mako mi faceva pensare un po’ ad Alita e un po’ a Ghost in the shell. ashidaproL’attrice che interpreta Mako da bambina è Ashida Mana. Non proprio un’attrice giapponese bambina a caso. La doppiatrice italiana è qualcosa di orrendo!

Come diceva già Ciampax, all’inizio, il film non soltanto fa numerosi riferimenti ai classici film di mostri giapponesi e agli anime con i robottoni (i Jaegers sono una sorta di fusione tra gli Eva di Evangelion e i Guymelef di Escaflowne), ma anche ad alcuni “classici” della cinematografia americana degli anni ’90! Il sacrificio di Pentecost ricorda moltissimo la morte del personaggio di Harry S. Stamper (Bruce Willis) in Armageddon (che guarda caso si lascia una figlia alle spalle, come Pentecost si lascia alle spalle Mako). E la scena finale, con l’esplosione dell’ordigno atomico “in faccia” agli alieni è IDENTICO alla consegna della bomba nucleare a opera di David Levinson (Jeff Goldblum) e Steve Hiller (Will Smith) in Independence Day.

I due scienziati! Tanto amore per loro! In un film tutto incentrato sulla collaborazione, sul come due individui, anche se diversi l’uno dall’altro, possano trovare dei punti di contatto e superare le loro differenze per raggiungere un obbiettivo comune, loro due sono la sintesi perfetta di questo messaggio.

Ed infine alcune curiosità: la prima è che Del Toro sta già parlando di un sequel; la seconda è questo simpatico “gioco” on-line in cui potete costruire il vostro Jaeger.

poster_8Dopo le parole di Silvia (e gli spoiler che spero non vi abbiano tramortito!) torniamo a parlare del film: mi sono posto la domanda di come recensirlo senza esagerare con gli spoiler, visto che se avessi dovuto parlare dei vari riferimenti presenti, dalle “teste robotiche” ad innesto sul modello Go Nagai fino ai nomi di alcuni Kaiju (che non vengono assolutamente scelti a caso, a mio parere) avrei, in pratica, raccontato istante per istante e fotogramma per fotogramma tutto il film, e credo che questo avrebbe potuto attirare su di me l’ira di qualsiasi essere vivente dotato di intelligenza. Per questo ho deciso di adottare un approccio diverso, basato sul fatto che ho avuto un compagno di visione del film, mio padre, appassionato di cinema e responsabile, in buona parte, per la mia grande passione per questa forma d’arte e, in maniera indiretta, anche di quella per i fumetti, il quale, ahimè, non ha proprio un ottimo rapporto con gli anime giapponesi (pur apprezzando molto i film fantascientifici e quelli di azione, ricchi di effetti speciali). Per cui ecco a voi i motivi per cui dovreste andare a vedere questo film e i motivi per cui non dovreste andare a vedere questo film.

wp_4_wDovete andare a vedere questo film perché: se siete Otaku o anche solo semplici appassionati marginali di anime e manga giapponesi e, almeno una volta nella vostra vita, avete potuto gustare una buona opera robotica del genere (dagli anime di Go Nagai, fino ad Evangelion, passando per Macross e Aquarion) non potete assolutamente perdervi questo immenso crogiolo di citazioni, riferimenti cinematografici e letterari, sintesi di circa un ventennio di “evoluzione” nella narrazione tipica dell’animazione giapponese che, in questa opera cinematografica, trova un riconoscimento, una consacrazione, un elogio che mai e poi mai mi sarei aspettato Hollywood avrebbe potuto fare nei confronti di un mercato, quello Nipponico appunto, che per decenni ha eclissato un certo tipo di “storie” e prodotti (principalmente televisivi e cartacei) fuori dal suolo statunitense (e che, negli ultimi anni, si sta facendo ampiamente strada anche nel Paese delle Stelle e Strisce). Se invece non siete Otaku, avrete la possibilità, per una volta, di vedere, in una trattazione che magari non definirete “roba da bambini”, una serie di tematiche tanto care a noi fan del genere, raccontate con un ottimo gusto cinematografico (un Del Toro degno del secondo Hellboy!)  e condite da effetti speciali realizzati con tale maestria da rendere reali non solo i robot (l’animazione 3D di un macchinario ormai è qualcosa di “scontato”) ma anche e soprattutto i Kaiju (che, per certi versi, risultano protagonisti silenziosi di questa opera, al pari dei “grandi nemici” presenti in serie animate quali Mazinga o Jeeg).

wp_3_wNON dovete andare a vedere questo film perché: a parte la storia (decente ma che ha il sapore di già visto e sentito di tante opere fantascientifiche) e gli effetti speciali (però il 3D ad un certo punto ti fomenta il voltastomaco) questo film sembra un grosso cartone animato, confezionato per intrattenere il pubblico per un due ore e niente di più. Certo, ci sono molti spunti, ma la realizzazione è veloce e ci sono momenti in cui si capisce pochissimo di quello che avviene. In alcuni casi, a causa della presenza di individui di varia nazionalità, si ascoltano frasi in lingue diverse che non sono neanche sottotitolate e quindi si perde il gusto di capire appieno quello che viene descritto. La presenza di una certa comicità fa bene al film, ma in alcuni casi spezza troppo il ritmo delle sequenze di azione e di lotta, anche se, forse, queste scene sono fin troppe e tolgono spazio a dialoghi o sequenze più statiche che avrebbero permesso alla sceneggiatura di comunicare meglio alcuni concetti. In definitiva, se non fosse per gli effetti speciali, potreste vederlo tranquillamente a casa vostra.

Chiudo questa recensione con un “commento” d’eccezione dell’utente/Neo Staffer Gilles Villneuve che, a quanto pare, la pensa un po’ come mio padre:

poster_9Pacific Rim è un giocattolone, ma questo l’avevamo intuito tutti. Quindi l’unico approccio da avere è quello che porta alla visione di puro intrattenimento, senza chiedere null’altro.
E’ tutto molto prevedibile, tanti cliché, soliti personaggi, trovate che già conosciamo, ma tutto si lascia vedere se ci si fa trasportare dai grossi effetti speciali.
Ovviamente il punto forte sul quale ha puntato Del Toro sono gli scontri. Non sono confusionari e iper-veloci come quelli diretti da Bay nei vari Transformers, ma sono abbastanza fluidi e solo di tanto in tanto non si capiscono bene i movimenti. Di certo sono spettacolari anche solo per la maestosità degli Jaegers e dei Kaiju.
In certe location sembra d’essere tornati in Hellboy (sempre Del Toro…).
Diciamo che come tributo al genere giapponese dei mostri è un buon risultato. Avrei apprezzato quantomeno dei dialoghi più intelligenti, un po’ più ragionati e meno semplici, considerando che tutto il resto della struttura non poteva essere toccata.
Per il resto, aspettiamoci il sequel che quasi certamente arriverà e chissà fra quanto, dato che Del Toro sembra parecchio impegnato.
Ai titoli di coda potete anche lasciare la sala. Al loro termine c’è una scenetta comica trascurabile.
Rinko Kikuchi è una dei protagonisti e qualcuno la ricorderà per la grande interpretazione in Babel, anche se è tutt’altro genere e il mio lato serio c’è rimasto male a vederla qui.
A proposito di recitazione, il mio premio lo darei alla bimba che interpreta proprio la giapponese nel flashback: molto meglio lei di tutti gli altri figuranti in questa pellicola.

E voi, cosa ne pensate?

Commenti (4)

  1. penso che ci sono i mecha su grande schermo!!!!!!

  2. L’aggettivo adatto per descrivere il film: fracassone!

    Anzich� Gipsy Danger, lo avrei chiamato Son of Anarchy…

  3. Cito il commento di un mio amico:

    “Dato che comunque lo si guardi sar� una porcata colossale, spero ci sia pi� azione, effetti speciali e meno trama possibili! Un po’ tipo Avatar!”

    Se lo si guarda in maniera leggera, aspettandosi due ore di tamarrate e puro intrattenimento e null’altro, il film risult�er� piacevole.

    Se si hanno grosse aspettative di trama o di contenuti: il film sar� una pi� completa delusione, pieno di banalit� e luoghi comuni.

  4. Sono andato a guardare il film con un gruppo di amici, e purtroppo sono stato l’unico a cui era piaciuto. Scrivo quelle che erano i punti a sfavore che abbiamo discusso dopo essere usciti dal cinema – dettagli che, per la maggior parte, hanno a che fare con inconsistenze di trama:
    1) Gypsy Danger usa le spade a 10000 metri sopra la terra, poteva usarle sin dall’inizio dello scontro.
    2) I due jaeger, pilotati dai fratelli cinesi e quelli russi, sono stati laudati come dei campioni della causa contro i Kaiju, pero’ vengono distrutti in meno di 5 minuti, tipica trama da “redshirt army”.
    3) Alla fine dello scontro di Hong Kong, dopo il quale sono rimasti solo i 2 jaeger finali, essi sono usciti vittoriosi, pero’ hanno comunque subito una batosta consistente. Il mio punto e’ che servirebbe molto tempo per le riparazioni di tali marchingegni enormi… e invece no, sono quasi subito chiamati nuovamente in causa per chiudere il passaggio dimensionale.

    Riguardo il piano emozionale, credo che sia ben fatto.
    Becket e Mako hanno entrambi perso i loro cari a causa dei Kaiju, e pertanto si vedono come due spiriti distrutti ed incompleti se sono da soli, pero’, uniti, possono essere di nuovo in gioco e contribuire alla realizzazione della loro missione. Anche tolta la trama della guerra contro i mostri giganti, la loro storia rimane una storia di rispetto, forte amicizia ed amore fraterno. Tramite Becket, Mako riesce a superare il trauma dell’infanzia, e si sviluppa ulteriormente come carattere.
    Non mi sarebbe dispiaciuto affatto, se alla fine, Becket morisse. Penso che questo film sia prima di tutto la sua storia, come ha subito in prima persona la scomparsa di suo fratello, e la conseguente guerra interna con la sua coscienza. Ne esce vincitore, essendo pi� forte che mai quando riprende il comando di Gypsy Danger. A mio parere, il finale sarebbe stato pi� forte emotivamente, con il suo sacrificio, invece che con la fuga all’ultimo secondo, in pieno stile hollywoodiano.
    Mi bastava che Mako sopravvivesse, l’ho amata come personaggio sin dalla prima scena, dove osserva Becket dalla testa ai piedi e dice a Pentecost in giapponese che non era come se lo immaginava (punti bonus per Becket, che le risponde in giapponese, “meglio o peggio”).
    Inoltre, la scena del sacrificio di Pentecost era la pi� toccante di tutto il film. Sapevamo gi� che Pentecost era destinato a morire se metteva di nuovo piede dentro un Jaeger, pero’ questo fatto non ha reso la sua morte meno dolorosa: in quel momento si era spezzato l’ultimo filo che legava Mako alla sua vita precedente. Il messaggio Che Mako dice al padre adottivo prima che lui saltasse in aria, non viene tradotto; per chi avesse dei dubbi, gli dice: “sensei, ti amo”.

    Pacific Rim e’ uno dei film che mi e’ piaciuto molto, e mi ha lasciato generalmente contento. Vorrei assolutamente vedere un secondo film, centrato interamente su Mako.

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