Leggendo della buona notizia in cui si parla della cessione, perlomeno temporanea, della barbarica caccia alle balene in Giappone mi è venuto in mente un articolo che scrisse anni fa un amico. Il titolo che sono certo di poter trascrivere senza offendere nessuno era “Giappone: paese dei manga…ma anche di un sacco di stronzi”. L’epiteto utilizzato era in quel caso motivato perché mostrava nello stesso una clip video dove si vedeva un vero e proprio massacro di delfini. Questo mi fa riflettere sulle due facce della stessa medaglia: da un lato il progresso, la tecnologia e la bellezza di una tradizione fatta di storia arte e tecniche portata avanti da uomini grandiosi, l’altro lato invece è scuro, macchiato di sangue, tra pratiche disumane traviate forse da concetti troppo arcaici e fondamentalisti. Questo, come tutti i Paesi e tutte le cose è il Giappone, il sublime e lo spregevole.
La notizia è rimbalzata per tutto il mondo, e le informazioni sono dappertutto le stesse, ovvero che la caccia è stata interrotta grazie alla lunga lotta degli attivisti della Sea Shepherd Conservation Society. Tatsuya Nakaoku, un funzionario del Ministero della pesca ha dichiarato che il provvedimento è stato adottato per la sicurezza dei pescatori, messa a repentaglio dalle azioni degli ecologisti nell’Antartico.
Il Giappone è una delle poche nazioni che pratica ancora apertamente la pesca delle balene seppur questa sia illegale, com’è possibile?
Esiste una commissione internazionale, la IWC (International Whaling Commission) fondata nel 1946 per coordinare e regolamentare lo sviluppo dell’industria basata sul commercio dei grandi cetacei (nella cartina sottostante i Paesi membri segnati in blu). All’inizio dell’attività però fu molto aperta e permissiva ottenendo il drammatico risultato della morte di più di 2.000.000 balene.
A partire dal 1982 la politica della commissione cambiò sponda, cercando di scoraggiare il commercio attraverso una serie di norme, tra l’altro, facilmente aggirabili. Ma è solo nel 1986 che si prende una dura posizione in merito a questo argomento tramite una moratoria internazionale che ne vietò la pratica a livello globale.
Solo due nazioni dissentirono, Norvegia e Giappone. La prima dopo una dura opposizione ricevette l’autorizzazione di cacciare sebbene con qualche piccola restrizione. Il Giappone, da parte sua, si inventò che la pesca ai grandi cetacei fosse per “ricerca scientifica” e continua tuttora questa farsa sotto gli occhi del mondo intero beffandosi delle leggi internazionali.
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Kusanagi 18 Febbraio 2011 il 07:40
Ragazzi neanche a me piace, per� dobbiamo essere obbiettivi non � che noi ci comportiamo meglio con mucche polli cavalli e maiali e via si seguito, in italia ormai non si trovano neanche pi� tonni. Non voglio giustificare nessuno ma era per sottolineare che non � che sono stronzi loro lo siamo tutti.
6� Hokage 21 Febbraio 2011 il 18:50
Lo saremo tutti ma questo non costituisce un alibi x i giapponesi.
Al di la dei tonni comunque credo che il tuo esempio non si adatti perfettamente al caso in quanto stai paragonando animali allo stato brado (balene e tonni) con animali d’allevamento (gli altri da te citati).