Il mondo della musica italiana, una volta, era certamente più attento di oggi: non solo c’erano programmi musicali che, a tamburo battente, occupavano i palinsesti delle maggiori reti (si pensi a Canzonissima o ai più recenti Festivalbar), ma si cercava anche di occupare qualsiasi posizione all’interno del “mercato” che il prodotto “musica” poteva creare. Non era strano, allora, sentir parlare di cantanti, compositori, arrangiatori, musicisti in genere che, un po’ per passione, un po’ per provare nuove strade (e strategie di mercato) si affacciavano al mondo della musica per bambini e, in particolare, a scrivere sigle per i cartoni animati. Tra questi, un po’ perché legati a dei cartoni animati che hanno accompagnato la mia infanzia, un po’ perché reputo le loro sigle tra le più belle, un po’ perché gli stessi anime che hanno musicato restano delle pietre miliari nella storia della programmazione animata delle nostre reti di un lontano passato, voglio parlare dei tre citati nel titolo.
Gli Oliver Onions: una vita per le colonne sonore. Probabilmente, a sentire questo nome, prima ancora di pensare alle sigle dei cartoni animati, ai più vecchi di voi (ma forse anche ai più giovani, dal momento che il film in questione è un cult) verrà in mente un vecchio lungometraggio, protagonisti Bud Spencer e Terence Hill, che ruotava tutto attorno ad una Dune Buggy rossa con la cappottina gialla, che i due si giocavano a suon di birre e fagioli! Tuttavia forse qualcun altro, ripensandoci bene, facendo attenzione alle voci che cantano questa canzone, ricorderà che il duo dei fratelli De Angelis, Guido e Maurizio, oltre ad aver musicato film e telefilm famosi negli anni ’80 e ’90, hanno anche realizzato alcune sigle di anime che resteranno famose nel tempo.
La prima prova a cui il duo si sottopone in questa veste è quella di musicare un anime dai toni storici: narra le vicende del viaggiatore veneziano più famoso che, dopo aver raggiunto l’Oriente e il regno del Gran Khan, torna alla sua terra natia e scrive un racconto dettagliato delle sue avventure, raccolte nel libro Il Milione. Le sigle L’oriente di Marco Polo e Marco Polo sono le prime a portare la firma del duo De Angelis.
Forti di questo successo del 1981, gli Oliver Onions, l’anno dopo, curano le sigle di ben cinque anime. Jacky, l’orso del monte Tallac, è una storia incentrata sulle vicende di un bambino indiano e del suo amico orso, in un west di frontiera a dir poco edulcorato e reso carico di sentimento e di propositi buonisti nei confronti della natura e della convivenza. La pessima animazione rende questo anime davvero di scarsa qualità e si ringrazia l’allora scarsa distribuzione che non permise a molti di vederlo (io lo guardavo a pranzo e vi giuro che a volte venivo preso dai conati di vomito). Forse anche gli Oliver Onions, presi dallo sgomento, realizzarono una sigla che, in confronto alle altre, definirei mediocre.
Fortunatamente si rifecero subito con la sigla di Ruy, il piccolo Cid, serie incentrata sulle vicende (totalmente inventate) del protagonista del grande romanzo epico spagnolo El Cid Campeador (paragonabile alla Chanson de Roland francese) che, nonostante sia appena passabile come anime, aveva certamente una sigla molto più appropriata. Inoltre, questa sigla era cantata da Benedetta Serafini come voce solista e non dal nostro duo che eseguiva i cori e la controvoce.
Le altre tre sigle del 1982, probabilmente, non hanno bisogno di essere presentate: gli Oliver Onions musicarano infatti le vicende animate de Il Gatto Doraemon, felino androide dal pelo blu dotato di una tasca magica alla Mary Poppins da cui tirava fuori ogni sorta di marchingegno per aiutare il suo padroncino Nobita; cantarono la triste storia di Rocky Joe, giovane pugile a cui la vita aveva tolto tutto, tranne la speranza e la voglia di vincere; e ci fecero volare nello spazio profondo in compagnia di Maisha (Maetel nell’orginale) e Masai (Tatsuro) a bordo del Galaxy Express 999, treno spaziale creato dalla mente geniale di Leiji Matsumoto.
L’incursione degli Oliver Onions nel mondo degli anime, tuttavia, cessa con la produzione di due sigle, una del 1983 e una del 1984. La prima è quella di D’Artacan, parodia animalesca delle vicende dei Tre Moschettieri di Dumas (anche questa sigla cantata da Benedetta Serafini); la seconda è quella stranota de Il giro del Mondo di Willy Fog, anche questo una rivisitazione in chiave animalesca del famosissimo libro di Jules Verne.
Georgia Lepore: la dolce voce degli anime. La carriera di Georgia Lepore nel mondo delle anime non si limita solo al canto: la Lepore, in qualità di doppiatrice, ha dato voce ai personaggi di Nabiki in Ranma 1/2 e di Eris ne I Cavalieri dello Zodiaco – La Dea della Discordia. Le vicende che hanno portato Georgia a cantare alcune sigle di anime storici sono alquanto particolari: iscrittasi come concorrente a Castrocaro Terme nel 1979 con il brano Valentina di Casella e Tommaso, non ottenendo successo trasformo la canzone nella sigla di aperura di Peline Story, anime drammatico che narra le vicende della giovane Peline, figlia di un ricco francese e di una donna indiana, osteggiati dalla famiglia di lui che non vedono di buon occhio il matrimonio. La nostra eroina affronterà un viaggio dall’India alla Francia di fine ‘800 per riunirsi ai nonni e riappacificare i suoi familiari.
Lo stesso anno la Lepore incide la sigla di chiusura di uno degli anime più controversi della storia: Un milione di anni fa, ending di Ryu il ragazzo delle caverne, epopea preistorica in cui il giovane Ryu, unico ragazzo bianco tra migliaia di cavernicoli dalla pelle scura, dovrà farsi valere per ritrovare sua madre e per affrontare il terribile T-Rex che gli ha giurato vendetta. Al di là dell’anacronismo storico (i dinosauri erano morti quando l’uomo comparve sulla terra) il finale di questo anime risultò davvero sconvolgente per i pochi che riuscirono a vederlo (ed io ero tra questi!)
Ancora in quell’anno, forse per contrastare lo strapotere di Katia Svizzero e della sua apetta gialla e nera, Georgia diede in prestito la sua voce alla sigla dell’altra ape (era un maschio, non una femmina, maledetti adattatori e censori della TV!) più famosa dell’animazione giapponese: L’ape Magà, a differenza dell’Ape Maia, è una vicenda meno spensierata, e narra del viaggio della giovane Magà alla ricerca di sua madre, l’Ape Regina del suo alveare, fuggita (o rapita? non s’è mai capito bene) dopo l’attacco di uno sciame di Vespe (e anche qui ho i miei dubbi: forse erano calabroni?).
Il 1981 portò in Italia quello che probabilmente viene ricordato come l’anime più importante di Hayao Mihazaki (sebbene ispirato al romanzo “The Incredible Tide” di Alexander Key): Conan il ragazzo del futuro è una magnifica metafora della distruzione che l’uomo sta arrecando al pianeta, della inutilità della guerra e della possibilità di rinascita che ha l’uomo, grazie alla purezza e l’innocenza dei bambini. Nonostante sia stata scritta da un inglese, una storia in puro stile Miyazaki!
Nel 1982 arriva nel nostro Paese un altro anime che segnerà profondamente le generazioni di giovani giocatrici di pallavolo: Mimi’ e le ragazze della pallavolo narra le vicende della giovane Mimi Hijiri (senza l’accento, ma si chiamava proprio così!) e della squadra di pallavolo del liceo Tachibana. Sebbene possa sembrare strano, questa serie venne prodotta, originariamente, dopo l’altra serie con protagonista la più famosa delle Mimì, la Ayuhara. Sebbene nell’originale il suo nome fosse Kozue (e veniva chiamata per cognome da tutti, genitori compresi), la protagonista della serie più famosa sulla pallavolo, Mimì e la nazionale di pallavolo (titolo originale Attack No. 1), arrivò in Italia solo dopo la serie della “cugina” (che, ovviamente, in Giappone era stata prodotta come ideale seguito delle vicende di questo anime). Per qualche strana coincidenza a noi sconosciuta (vedi: marketing) entrambe le sigle delle serie vennero affidate a Georgia Lepore.
Nel 1983 Georgia abbandona il mondo dei cartoni animati cantando la sigla dell’anime Tyltyl, Mytyl e l’Uccellino Azzurro, storia strappalacrime basata sul romanzo L’oiseau bleu di Maurice Maeterlink, incentrata sulle vicende dei due bambini Tyltyl e Mytyl alla ricerca dell’uccellino azzurro, unico che può curare la grave malattia della loro mamma. L’anime risultò davvero particolare, grazie anche ai disegni di Leiji Matsumoto (sì, ancora lui) e alla forte componente visionaria e allegorica dei vari episodi.
Nico Fidenco: quando un cantautore canta le sigle. Nel panorama musicale Italiano legato alla produzione di sigle televisive e soundtarck cinematografici, Nico Fidenco risulta, probabilmente, l’artista più prolifico e anche quello più dedito al “mestiere” del cantautore. Nato infatti come cantante (famosa la sua Legata a un granello di sabbia, primo singolo italiano a vendere più di un milione di copie), Fidenco partecipò anche a svariate manifestazioni musicali negli anni ’60 e ’70 (Festivalbar e Sanremo in primis), per poi dedicarsi ad una carriera di compositore e cantante di sigle per la TV.
L’esordio come cantante di sigle per gli anime arriva nel 1979, quando Fidenco compone e canta le sigle di apertura e chiusura della serie Don Chuck Castoro: l’anime narra le avventure di un giovane castoro (Chuck, appunto) impegnato ad affrontare, giorno dopo giorno, i pericoli del bosco e le losche attività di un gruppo di Procioni poco raccomandabili. L’anime risultava fortemente allegorico e cercava di riportare in un mondo di animali civilizzati i controsensi della società civile del tempo.
Nel 1980 arrivano in Italia i super-contenitori di cartoni animati, produzioni a basso costo che raccoglievano, in due ore di spettacolo, più cartoni animati diversi (questo tipo di trasmissione si evolverà, qualche anno dopo, in Bim Bum Bam): una delle più famose, che raccoglieva i cartoni prodotti dagli Hanna & Barbera Studios (vi dice niente Scooby-Doo? O i Flinstones?) era Fantasupermega, la cui sigla di apertura venne affidata proprio a Nico Fidenco. In particolare, Fidenco realizzò anche la sigla di apertura di uno dei cartoni animati di questo contenitore: Godzilla, Gudzuki, cartone animato (dalla pessima animazione) sul leggendario mostro atomico giapponese che, divenuto amico del giovane Gudzuki, protegge la Terra dai pericoli che la minacciano.
Negli anni 1981 e 1982 Nico Fidenco compone le sigle più famose del suo repertorio, e anche le ultime. Nel 1981 La allora appena nata Rete4 propone ai suoi piccoli spettatori il primo vero (e spaventoso) anime horror: Bem il mostro umano è un perfetto mix di terrore e suspense, che si percepisce già dalla sigla affidata a Fidenco, il quale canta le vicende di questo terzetto di mostri, Bem Bero e Bera, alle prese non solo con demoni e fantasmi, ma anche con esseri umani dalla profonda malvagità.
Nello stesso anno, sulla scia di altri anime sportivi al femminile (vedi Mimì) sempre Rete 4 propone Jenny la Tennista, shojo ambientato nel mondo del tennis, dove la giovane Jenny (Hiromi) pur di diventare una campionessa di fama mondiale trascura l’amore per il giovane Jeremy (Toda) anch’egli giocatore di tennis. La sigla di Fidenco, molto orecchiabile, conteneva una frase memorabile nell’inciso: il titolo, Destra sinistra, sinistra destra, che fa chiaro riferimento agli spettatori che seguono lo scambio tra due giocatori in una partita di tennis, presente nell’inciso stesso e ripetuto più volte, si concludeva con una sentenza dai toni macabri: “Poi per la legge del fil di ferro / si svita il collo, si stacca la testa / destra sinistra, sinistra destra“!
Una delle sigle migliori di Fidenco, che riassume in breve la storia dell’anime e il senso della storia, è quella di Jane e Micci: quest’anime arrivato in Italia nel 1982 narra le vicende di Jane e Micci, due ragazze dotate di una voce melodiosa, scambiate da piccole nelle culle della nursery. La ricca Micci prende il posto della povera Jane e viceversa e, per uno strano scherzo del destino, da grandi le loro strade si reincrociano nel mondo della musica!
Uno degli anime più strani mai arrivati in Italia narra le vicende di una piccola bambina dotata di superpoteri che cerca di portare il sorriso a tutte le persone che la conoscono: Hela Supergirl è stata probabilmente la storia più divertente e tenera che ricordo di aver seguito nella mia infanzia, con questa strana eroina (non è bella non è brava, recitava la sigla) accompagnata da un buffissimo cane parlante e circondata da amici neanche tanto normali!
In parallelo a questo anime veniva trasmessa la storia di altri supereroi alquanto particolari: i Microsuperman erano tre insetti androidi dalle sembianze umane che si opponevano al piano di conquista del Mondo da parte dalla genia degli Insettoidi (non so se lo sapate, ma gli insetti sono la razza dominante del pianeta: per ogni essere umano, ci sono circa 5000 insetti!) e che mettevano in risalto tematiche come l’inquinamento e l’ecologia.
Ma gli androidi più famosi di cui Fidenco cantò le gesta sono senza dubbio i 9 superumani vestiti di rosso e oro creati dalla mente geniale di Shotaro Ishinomori: Cyborg 009 è, probabilmente, la più bella epopea fantascientifica ambientata sulla Terra dei nostri giorni, e narra le vicende di 9 ragazzi, rapiti alla loro vita e trasformati in macchine di morte, che si ribellano ai loro rapitori e decidono di unirsi per sgominare l’organizzazione Fantasma Nero che li ha dotati dei loro incredibili poteri.
L’ultimo brano musicato e cantato da Fidenco accompagnava un anime abbastanza particolare, che riscosse grande successo in Italia forse perché uno dei pochi che trattava di un argomento allora molto in voga nel nostro cinema: il West! Sam Ragazzo del West è una storia cruda e violenta, in perfetto stile Sergio Leone, incentrata sulle vicende del giovane Sam (Isamu), figlio di un giapponese e di una pellerossa e per questo non visto di buon occhio da nessuno degli abitanti del selvaggio west della frontiera. Dopo aver perso il padre, Sam viene allevato da un gruppo di banditi che lo istruiranno nell’arte della pistola e dai quali, ormai adolescente, fuggirà per intraprendere una via votata alla giustizia.
Bene, questa lunga digressione nel mondo delle vecchie sigle è finita. Spero di non avervi annoiato e, anzi, avervi fatto apprezzare queste “vecchie e attempate” sigle, per chi non le conosceva. Per chi invece era bambino e restava ore e ore a guardare questi anime in TV negli anni ’80, spero di aver riportato alla mente dei bei ricordi… io personalmente, risentendo le sigle degli Oliver Onions, e in particolare di Rocky Joe, ho avuto un tuffo al cuore!
Alla prossima gente, restate sintonizzati sempre qui su Komixjam!
Ciobin 4 Dicembre 2010 il 19:05
In realt� la Dune Buggy se la giocavano a birra e salsicce
Mirokusama 7 Dicembre 2010 il 01:35
Mi dispiace che questo splendio articolo abbia ricevuto cos� pochi commenti,io stesso leggo praticamente tutti i (tanti) articoli su KJ ma non commento praticamente mai,stavolta l’ho fatto per lodare il tuo articolo che trasuda passione e nostalgia per bei tempi andati,non ho visto nessuno di questi anime e la maggior parte neanche li conoscevo ma ti ringrazio per questo scorcio di storia delle sigle italiane come i precedenti,la sigla di Rocky Joe � bellissima….
ciampax 7 Dicembre 2010 il 11:23
Ti ringrazio per gli apprezzamenti. In effetti l’articolo � stato visto da un bel po’ di gente, ma pochi commentano. Fa comunque piacere sapere che questi articoli riportano gli afecionados come me indietro nel tempo.