Salve a tutti! Come va? Passato buone vacanze? Vi siete abbronzato? Avete fatto conquiste e scoperto nuovi amori? Siete pronti a ritornare al solito tran-tran quotidiano (scuola, famiglia, lavoro)? Bene, per allietare le vostre tristi giornate a venire (l’autunno è alle porte… anche se oggi qui ci sono 36 gradi!) ecco tornare dopo un lungo periodo di pausa (dovuta un po’ al caldo, un po’ ad una semi-vacanza del sottoscritto, un po’ al fatto che se non approfitto dell’estate per sistemare quello che non riesco a finire durante il resto dell’anno mi trovo con quintali di cose che si accumulano in ogni angolo!) la vostra rubrica preferita!
Ci eravamo lasciati parlando delle tecniche presenti in Naruto (e, devo dire, ho notato che avete apprezzato quell’articolo più di quanto mi aspettassi!) con la promessa di rivederci presto per discutere dello stesso argomento in riferimento al manga di Oda, One Piece. Mi spiace aver dovuto tardare così tanto, ma vari impegni (universitari) e problemi come vi dicevo, mi hanno impedito di fare mente locale e mettermi a lavorare seriamente a questo articolo. Eh sì, perché se già per quello di Naruto ho dovuto sudare sette camicie, in questo caso c’è un fattore che rende ciò di cui voglio parlare particolarmente complicato: a differenze di Kubo e Kishimoto dove, come abbiamo detto più di una volta, la scelta linguistica è dettata dal voler differenziare i 3 regni, nel primo, e nel voler creare una sorta di “romanzo storico”, nel secondo, Oda si trova a dover fare scelte particolari per quanto riguarda i nomi delle tecniche dettate da ben due fattori: il primo, fondamentale. è quello che il mondo di One Piece è un vero “Mondo”, un pianeta percorso in lungo e largo, in cui differenti razze e popolazioni convivono e per le quali, ovviamente, vanno fatte determinate scelte stilistiche nella scrittura che possano almeno suggerire la “differenza” tra l’una e l’altra. D’altra parte, per la stessa natura dei “superpoteri” presenti in quest’opera, Oda ha un altro arduo compito da affrontare: se da una parte la gran parte dei protagonisti gode dei poteri del Frutto del Diavolo, accanto a questi vi sono innumerevoli personaggi che sono dotati di particolari tecniche di combattimento, dalle arti marziali alle armi, da tecniche speciali innate a dottrine di combattimento ben specifiche.
Pertanto nella scelta dei nomi delle tecniche il buon caro vecchio Oda deve, in qualche modo, cercare di dare un senso preciso che faccia immediatamente pensare ai personaggi che fanno uso di quel particolare stile di combattimento. Se da una parte questa cosa può risultare abbastanza semplice per i fruttati, in quanto la presenza di un suffisso o di un termine che faccia immediatamente pensare al tipo di frutto che permette di effettuare la tecnica stessa rende il tutto semplice ed immediato, la cosa diventa più complessa quando si vanno a vedere stili di combattimento differenti, come le arti marziali o l’uso di armi specifiche. Poiché al momento all’interno di One Piece sono apparsi tanti personaggi dotati ciascuno di differenti poteri (fruttati e non), mi limiterò, in questa sede, a fare un breve excursus relativo alle tecniche dei pirati della ciurma di Cappello di Paglia. In futuro, ve lo dico sin da ora, dovremo comunque parlare anche di altri personaggi e, magari, ritornare a discutere proprio degli stessi protagonisti, anche alla luce dei nuovi poteri e tecniche che possono aver acquisito nei due anni di esilio forzato.
Bando alle ciance e iniziamo proprio dal capitano della ciurma, Rufy. Come dicevo primo, riconoscere i suoi attacchi è abbastanza semplice: lui, più di altri fruttati, introduce sempre le varie tecniche con la locuzione ゴムゴムの (gomu gomu no – di gom gom) legata al frutto Gomu Gomu mangiato proprio all’inizio di questo manga. E’ interessante vedere come la gran parte dei nomi relativi alle sue tecniche si rifaccia al nome di armi od oggetti che, in maniera quasi perfetta, rendono l’idea di come verrà effettuato l’attacco e che tipo di danni potrà provocare: così l’Ascia, il Gatling (mitragliatrice), lo Stamp (timbro), la Pistol (pistola) sono colpi sferrati con parti del corpo allungate grazie all’effetto gomma e che hanno un effetto simile ai loro corrispondenti reali (l’ascia taglia in due, il gatling è una raffica a ripetizione, il timbro è una pressione con la pianta del piede, la pistol è un unico colpo). E’ interessante notare che quasi tute le tecniche, a parte il “gomu gomu no” iniziale scritto sempre e solo in katakana, sono indicate nel manga, indifferentemente, sia con kanji che con katakana: il motivo è che quasi tutte usano termini “inglesi” (e quindi traslitterati usando l’alfabeto katakana), tuttavia l’uso del kanji rende il nome stesso più specifico e preciso.
Facciamo un esempio usando il ゴムゴムの銃 (gomu gomu no juu). Questo è il nome originale della tecnica ゴムゴムのピストル(gomu gomu no pistoru – pistola gom gom). Il kanji 銃 (juu) presente in questo nome significa “arma da fuoco, pistola, revolver, fucile, arma di piccolo calibro” e si ritrova in molti altri nomi delle tecniche di Rufy, tutte relative ad armi di vario genere. Tuttavia, la lettura di questo kanji nella forma “pistoru” è una pura invenzione di Oda. Quale ne è lo scopo? L’uso del kanji, e la sua presenza in altri nomi di tecniche simili, fa subito pensare, ad un lettore giapponese, che più di trovarsi di fronte ad un attacco fatto di “pugni”, sta per assistere ad una vera e propria “esplosione” di colpi, come tale sarebbe se il protagonista fosse armato di tutto punto. la traslitterazione Katakana, inventata da Oda, invece, rende il nome “esotico” per un giapponese: se ci pensate un attimo, infatti, noi europei troviamo i termini inglesi abbastanza comuni, mentre parole provenienti da lingue quali quelle orientali o africane, ad esempio, ci sembrano molto particolari, misteriosi. Allo stesso modo i giapponesi, molto legati alla loro lingua e alla scelta infinita di termini che possono adottare, ascoltando un termine proveniente da una lingua europea, restano affascinati da questo suono più ritmico e sincopato, e il tutto conferisce agli attacchi di Rufy un senso di “forza” e pericolosità maggiore rispetto ad altri.
Questa stessa scelta linguistica si trasmette agli attacchi del ギアセカンド (gia sekando – Gear second), per il quale tutte le tecniche di Rufy mantengono lo stesso nome ma sono precedute dal termine (scritto in caratteri latini quasi sempre) JET. Questa scelta, ancor più dell’uso dei semplici katakana (avrebbe potuto scrivere ジェット “jetto”, come nel nome originale dei famosi robot multicombinabili “Jetto Robot” creati da Go Nagai), porta la tecnica del Gear su un piano completamente nuovo nell’ottica dei poteri del personaggio: infatti se l’uso dell’alfabeto katakana rende tutto più “forte” e “mistico”, l’uso di un alfabeto non appartenente a quelli propri della cultura Giapponese rende con una forza ancora maggiore il senso di potenza di questi attacchi, un po’ come accade quando dei bambini, giocando tra di loro, inventano nomi strani e desueti per ciò che fanno. In questo senso il JET usato da Oda conferisce al gear second un potere sovrannaturale, che quasi travalica il fatto di dipendere dal frutto del Diavolo: è come se tale tecnica risiedesse ad un livello più alto, maestoso, inarrivabile, una sorta di “super mega iper extra eccezional” colpo segreto che solo ad essere pronunciato dovrebbe sbaragliare orde di nemici!
Anche il ギアサード (Gia Sādo – Gear Third, non confondete Sādo, con a allungata, con il nome di Yasutora Sado) ha la sua particolarità: di nuovo, le tecniche hanno gli stessi nomi del “gear first” (se possiamo chiamarlo così) e del “Gear second”, ma per la peculiarità della tecnica stessa, il Pallone d’ossa (骨風船 – hone fuusen), “obbliga” Rufy a dare un appellativo “maestoso” ai sui attacchi. Ecco comparire come prefisso di tutti gli attacchi il termine 巨人 (kyojin – letteralmente gigante o grande uomo) in kanji, a identificare la tipologia “gigantesca” degli attacchi. La cosa interessante è però la forma katakana del termine: ギガント (giganto) che oltre ad essere la “traslitterazione” del termine “giant” inglese, può essere anche “letta” (sempre all’inglese) come “gigant”, termine che, in realtà, non esiste nella lingua anglosassone. La particolarità è che anche lo stesso termine traslitterato è abbastanza desueto in giapponese: questo conferisce alla parola “Gigant” i connotati di neologismo, quasi che Oda abbia voluto, ancora una volta, sottolineare una peculiarità fuori dal comune delle tecniche di Rufy, aggettivandole con un termine “raro” e di difficile comprensione anche per un giapponese (nella forma katakana, ovviamente): da questo punto di vista, anche la traduzione italiana del termine (che, certamente, è stata dettata dall’ignoranza dell’adattatore il quale ha letto “giganto” e ha pensato di tradurlo in inglese con “gigant”, usando una tipica “storpiatura” latinizzante del termine corretto “giant”) risulta in qualche modo appropriata, utilizzando un “neoligismo” unico nel suo genere per gli attacchi di Cappello di Paglia.
Ciononostante Rufy risulta abbastanza peculiare anche per un altro tipo di potere che, come sappiamo, era insito dentro di lui sin dalla nascita e prescinde dal Frutto del Diavolo: lo Haki (覇気 – ambizione). Anche in questo caso, la scelta dei nomi fatta da Oda non è casuale e, anzi, tende a sottolineare il fatto che questo potere rappresenta una tipologia completamente diversa da tutti gli altri. Ricordiamo che lo Haki è, sostanzialmente, un modo per sfruttare la propria energia interiore e usarla per “sentire il nemico”, “rendersi più forte” e “soggiogare l’avversario”, nelle tre forme note (sinceramente, non escludo possa esserci una qualche altra tipologia, conoscendo Oda). La presenza del kanji 色 (shoku) che viene utilizzato per identificare i colori (infatti, in generale questo kanji è usato come apposizione per i nomi di buona parte di colori “non standard”, soprattutto quelli identificati “scuri” oppure particolarmente brillanti e carichi) risulta abbastanza inusuale e, quasi, fuori tema: quando lessi la prima volta la caratterizzazione dello haki, non potei fare a meno di altre due grandezze, usate in fisica quantistica, per definire alcune proprietà delle particelle Quark: il colore (appunto) e il sapore. La scelta di questa terminologia, devo dirlo, mi ha sempre fatto pensare che Oda voglia classificare questo potere ben oltre quelli “classici” presenti nel manga, identificandolo con aggettivi che non possano fa pensare a nient’altro che ad esso, senza creare ambiguità :pensate quando, nelle varie arti marziali, ci sono colpi dai nomi simili e che, effettivamente, risultano essere in soldoni attacchi identici, a causa del fatto che, volente o nolente, il corpo umano possiede delle limitazioni e pertanto, per quanto ci si sforzi di rendere originale una certa tecnica, essa non potrà risolversi in altro che una certa “modificazione” di qualcosa di abbastanza usuale. Qui invece non c’è possibilità di sbagliare: il “colore” è una caratteristica unica di questo potere, che lo definisce completamente, che lo rende unico e irripetibile, diverso da qualsiasi altra tecnica, Frutto del Diavolo, Chakra, forza spirituale o abilità innata che si voglia. Torneremo a parlare, in futuro dello haki, ma per ora fermiamoci qui.
Bene, ora ovviamente vi aspettereste che continuassi con gli altri membri della ciurma ma, ahimé, lo spazio a mia disposizione è terminato (o meglio, abbiamo raggiunto quasi le 2000 parole e continuare potrebbe essere controproducente). Pertanto, vi saluto, rinnovandovi l’appuntamento alla prossima settimana, dove affronteremo un nuovo argomento… di cui preferisco tacere al momento. Ma non preoccupatevi, presto continueremo il discorso relativo ai poteri dei personaggi di One Piece (e non solo) e alle scelte linguistiche dei nostri tre autori. Del resto, l’autunno e l’inverno saranno belli lunghetti! Alla prossima gente, sempre qui su Komixjam!
Son Anthony 4 Settembre 2011 il 20:17
Grande articolo! Davvero complimenti!
chopper king of pirates 4 Settembre 2011 il 20:44
Ottimo articolo! come sempre del resto!!!
Attendo impaziente il seguito ed eventuali “spin off”!!!
:w00t:
Pathik 4 Settembre 2011 il 21:16
Bell’articolo speriamo che ne fai uno su Zoro 🙂
kiriam 5 Settembre 2011 il 00:49
come commento ad un aricolo su lingua e linguaggio, “tu speriassimo che te la cavasti,,,”
nedo 5 Settembre 2011 il 02:09
E’ una mia impressione o per le tecniche degli altri componenti della ciurma Oda segue una specie di “traccia linguistica”? Zoro—–>giapponese, Franky—–>inglese, Nami—–>italiano, Robin—–>francese, Sanji—->tedesco(?) ecc. ecc. ? Oppure sono le traduzioni a “ravanello” che mi danno questa impressione?
inoshikacho 5 Settembre 2011 il 10:31
a dire il vero: il francese lo usano Franky e Sanji (le cui tecniche hanno nomi di piatti francesi forse perch� la cucina francese � fra le pi� rinomate (diciamo pure seconda solo alla nostra!) al mondo) mentre Robin usa lo spagnolo (l’unica parola francese � “fleur” al di l� del modo in cui la doppiatrice pronuncia i numeri spagnoli) non ci avevo fatto caso che Nami usasse spesso nomi italiani perch� pensavo che fossero solo traduzioni in italiano… la lingua inglese viene usata solo da Usopp e Chopper (mi pare)
nedo 5 Settembre 2011 il 11:55
Grazie delle correzioni. E’ vero Sanji usa il francese, non so perch� ma diable mi sapeva di tedesco, e cmq ultimamente “sky walk” � sicuramente inglese. A meno che non sia gia stato tradotto e in originale non fosse diverso.
Cherubino 5 Settembre 2011 il 21:07
Spero che l’originale fosse “Geppou”.
hinata-chan 5 Settembre 2011 il 08:47
Cia-chan aspettavo a gloria il tuo ritorno!!!
Io che so poco della ciurma di One Piece, mi sono goduta appieno lo stesso questo articolo. Davvero interessante come sempre.
Alla prossima, ti attendiamo (confesso che hai acceso la mia curiosit� 😆 )
Logan_alle_Hawaii 5 Settembre 2011 il 09:54
complimenti come sempre, un analisi l’avevo fatta anche io ma ovviamente basandomi solo sulla traduzione dei nomi dove veniva riportata visto che non potevo farlo direttamente dal giapponese e quindi perdevo diverse “sfaccettature” volute da Oda
bravo, il pulsante “mi piace” quando lo mettiamo? :tongue:
Cherubino 5 Settembre 2011 il 21:05
Bello,
non avevo mai pensato alla simmetria di gauge SU(3) color applicata all’Haki.
A questo punto per� voglio anche la summetria U(1)xSU(2) elettrodebole, con eventuale rottura spontanea di simmetria.
ichigo_rulez 7 Settembre 2011 il 10:49
sti articoli sui 3 manga del momento mi attirano sempre di +!!!!!! non mi stancher� mai di fare i complimenti! xd
NicoGuitar-san 16 Settembre 2011 il 00:53
Complimenti per l’articolo! davvero interessante! 😀