Lo ammetto: con il Comicon di Napoli ho sempre avuto un rapporto contrastato, ci amiamo e odiamo ogni anno. Puntualmente, verso l’inizio di Aprile, dopo un anno in cui mi sono detto giuro che non ci vado più, è sempre la stessa cosa, ci ritorno, e puntualmente, il giorno del mio compleanno, il 1 Maggio. Ed anche quest’anno sono tornato al Comicon 2014 di Napoli, una delle più grandi fiere nazionali del fumetto, dal primo al quattro maggio. Ma questa volta sono qui per raccontarvi la mai esperienza di quest’anno, sempre divisa tra odi et amo.
Ho frequentato il Comicon per due giorni: primo Maggio, il giorno dell’apertura, e il tre maggio, cioè tutta la giornata di sabato. E da qui cominciano le noti dolentissime, per cui c’è bisogno di fare un piccolo excursus all’indietro. Il Comicon di Napoli, inizialmente situato nel panoramico Castel Sant’Elmo, era una piccolissima fiera di fumetto e arti medievali – ricordo ancora la fila per provare l’arco o cimentarsi in un duello di spade. Nel corso di sei anni circa, è cresciuto esponenzialmente, cambiando location nella Mostra d’Oltremare, un area congressuale di stand e padiglioni usata per altre fiere. Eppure anche durante questa edizione c’è stata una sensazione, la più terribile che un appassionato di fumetti possa provare e che diventa molto fastidiosa per un abitante della zona partenopea quando viene associata alla propria città: inciviltà. Che, formalizzata nelle regole, negli atteggiamenti e anche nei visitatori del Comicon diventa un senso incredibile di caos e disorganizzazione, che porta ogni anno, come mi succede, a rimanere con la sensazione di se fosse stato in un altro posto e non a Napoli.
I motivi per cui rimane questo sentimento sono pochi ma forti. Innanzittuto, la prevendita online è stata un disastro totale: chi come me pensava che acquistando i biglietti online avrebbe saltato la fila si sbagliava. Due ore di fila per avere il braccialetto per l’entrata e l’uscita dalla fiera, un ora in più circa di quanto sarebbe bastato comprando direttamente là il biglietto; una prevendita senza senso che elimina l’esclusività stessa di una prevendita. La sicurezza che sembra sempre latente in questa fiera: fortunatamente non si è ripetuto l’incidente dell’anno scorso in cui un cosplayer sarebbe stato aggredito. L’incredibile figuraccia dell’organizzazione della mostra, che ha dovuto vietare l’entrata l’ultimo giorno nella fiera a quelli che non avevano acquistato precedentemente il biglietto causa troppa folla: sfiduciare un cliente è la cosa peggiore che una fiera così targettizzata e con una identità geek e otaku così forte possa fare. Chi mai più farebbe lo sforzo di comprare il biglietto o prendersi un giorno di ferie per il Comicon, se, fino alla sera prima, non ha la sicurezza di entrarci? L’annuncio della chiusura delle porte per chi non era già entrato nei giorni precedenti è stata data il sabato sera per la domenica mattina, gettando, giustamente, molti clienti nel caos e nella disapprovazione.
Quello che rimane, al di là di queste barriere ancora prima di entrare, è un Comicon dinamico e pieno di appassionati: ho visto con i miei occhi come ci fossero cosplay di tutti i tipi, da quelli di My Little Pony a quelli del videogioco League of Legends, fino al recente Shingeki no Kyogin e tanti altri. Sembrava di essere in una immensa fiera delle meraviglie di cosplay, con stand diversificati ed eventi sempre più particolari. Gli eventi spaziavano dalla discussione sulla sceneggiatura del fumetto e il rapporto tra i personaggi Disney e i loro tempi nell’Auditorium, a incontri con le web star come Yotobi e i napoletanissimi The Jackal. Era come se, miracolosamente, ciò che era cultura e ciò che era di massa fossero uniti sotto lo stesso tetto del Comicon 2014. Una vera e propria rappresentazione del fumetto in tutto il mondo. Come ho detto all’inizio di quest’articolo, il rapporto tra me e il Comicon è sempre stato di odi et amo: l’odio deriva dall’incapacità organizzativa che puntualmente ritorna ogni anno con le sue variabili, l’amo deriva da quanto c’è da vivere in quei pochi quattro giorni. Diciamo che il Comicon è come quel ragazzo di scuola a cui dicevano: è molto intelligente, ma non si applica.
Al Lucca Comics è un intera città che si riempe di luci e colori d’anime e videogiochi, al Romics è un incontro ben organizzato di fantastiche maschere di cosplay e appassionati. Ma cosa è il Comicon, dopo sei anni di frequentazione, non ve lo so ancora dire. Se vi dicessi che fosse solo un incontro d’appassionati vi mentirei, poichè non tutte le attività vertono sui cosidetti otaku. L’organizzazione del Comicon ogni anno strizza l’occhio al pubblico più ampio, invitando web star come Yotobi e Frank Matano, che attirano persone diverse dagli appassionati dai fumetti. Allo stesso tempo, abbiamo eventi con grandi ospiti e cantanti giapponesi sul palco, che cantano le sigle originali di Sailor Moon, Evangelion e anche Shingeki no Kyojin. C’è un Comicon qui a Napoli che si svolge ogni anno e come ogni anno non so dirvi se lo amo o lo odio, perchè in fin dei conti, penso che nemmeno il Comicon sappia se si ama o si odia. O peggio, non sa nemmeno chi sia.