Con un pò di ritardo eccoci qui con il solito appuntamento de Gli Inguardabili, che non mi è proprio riuscito di fare uscire ieri per questioni di tempo: svariati impegni stanno lentamente rosicchiando le mie ore, e non posso fare niente per impedirglielo. Questa settimana voglio presentarvi, nell’angolo delle cose che potrebbe non valere la pena vedere, una vecchia serie iniziata addirittura nel secolo scorso. Melty Lancer, il titolo dell’anime che oggi, è composto da 6 OAV prodotti dalla Gonzo in collaborazione con Bandai tra il 1999 e il 2000, tratto da un videogioco sviluppato da Tenky per Playstation e Sega Saturn nel 1996, che non mi pare abbia riscosso molto successo fuori dal Giappone, (sono da sempre un appassionato di giochi di ruolo, ma non avevo mai letto di questo titolo prima di incrociare l’anime).
La presentazione del titolo comunque è buona, poichè considerando il tipo di prodotto ci si potrebbe aspettare un anime realizzato con negligenza e con grosse carenze dal punto di vista tecnico: incredibilmente, per la maggior parte del tempo la visione di Melty Lancer è piacevole, sebbene compaiano in alcuni momenti (pochi a dire il vero) alcuni esempi di Computer Grafica che ci pareva spettacolare nel secolo scorso, ma che oggi ci fa rabbrividire e allontanare ogni volta che la grezza struttura poligonale viene esposta. Ma come dicevo, lo scarso uso che ne è stato fatto mi permette di sorvolare su questo neo; il problema di Melty Lancer sono la sua sceneggiatura confusionaria e il character design privo di qualunque tipo di originalità, in una formula base che accumuna molti prodotti degli anni novanta.
Le Melty Lancer sono uno speciale gruppo di agenti segreti che si occupa di proteggere gli abitanti della Terra e delle stazioni orbitanti, dove vivono molti umani, da ogni sorta di criminale. Lavorando soprattutto nell’ombra e rischiando la vita senza un briciolo di pubblico riconoscimento, queste sei ragazze sono specializzate nell’affrontare ogni genere di ecoterroristi, e proteggere forme di vita in estinzione (in certi casi anche i dati del DNA di specie già estinte) da bracconieri e malintenzionati di ogni genere. Ovviamente ognuna di queste sei ragazze ha un suo specifico ruolo, delle abilità in particolare per accumunarsi a uno stereotipo in particolare. C’è Melvina, la figlia di un pezzo grosso della Difesa, che fa un pò da austera mamma ad alcune delle sue indisciplinate sottoposte oltre che da comandante, specializzata soprattutto nel recuperare informazioni grazie alla posizione che ha raggiunto; Sylvia, che sembra per certi versi la protagonista di questa storia, o comunque il personaggio principale perchè il meno strambo di tutti, è specializzata nel pilotare ogni aeronave esistente ed è rinomata per la sua esperienza con le armi da fuoco (una pupa con pistola, insomma); Sakuya invece è la classica sacerdotessa dotata di poteri mentali, di buon carattere e disponibile ad aiutare tutti con i suoi poteri (figura abbastanza anonima nel complesso); Jun invece è il maschiaccio che non poteva mancare nel gruppo, che si occupa di ingaggiare i nemici in combattimento corpo a corpo grazie alla tuta che le fornisce una superforza… a Jun va il merito di aver pronunciato le poche “frasi senza senso” o “fuori contesto” della serie, come quando si oppone a un superiore (uomo) in maniera incomprensibile perchè attratta sentimentalmente da tutti gli uomini che le ricordano suo padre; Angela, la ragazza-gatto della serie, a sua volta una specie in estinzione da proteggere, fornisce al gruppo competenze di altro genere, legate propriamente al mondo selvaggio; Nana, infine, aggiunge un tocco di colore a questo gruppo, si tratta infatti di una ragazzina proveniente da qualche punto non precisato del tempo-spazio dotata di potere magici e della capacità fuori controllo di acquisire un aspetto adulto… dove ho già sentito questa storia? (Poteri magici in un’ambientazione prettamente fantascientifica… cercare di accontentare proprio tutti non è sempre una buona idea.)
Ogni volta che mi trovo di fronte un gruppo di personaggi femminili che combatte il crimine non posso fare a meno di far partire i paragoni con Silent Moebius di Kia Asamiya… ma solo questo, perchè il tono e il tema narrativo di Melty Lancer è molto diverso da quello del manga di Asamiya, anche per i toni più cupi (dark, direi) che quest’autore da alle sue opere. Melty Lancer si presenta fin dal primo episodio come rapido e diretto, non vuole confondere lo spettatore mettendo più carne al fuoco di quanta se ne potrebbe gestire: si evita il tipico mal di testa dovuto a troppe informazioni in tempi brevi. Il primo episodio, di presentazione quindi, vede il gruppo Melty Lancer tornare operativo dopo un anno in cui i vari membri hanno lavorato separatamente, per fermare i Vanessars, l’equivalente del Trio Drombo di questo anime, che vogliono fare soldi vendendo sul mercato nero esemplari di specie in estinzione. Dopo l’introduzione la storia vera e propria può iniziare… e dopo un po’ non si riesce più a seguirla facilmente.
In sintesi, lo scopo per cui le Melty Lancer sono state riunite è di indagare su un’organizzazione terroristica chiamata Lyonesco, che ha assoldato il gruppo di militari Alphabet per portare a termine le missioni che richiedono intervento armato sul campo, però il tutto si intreccia con i piani di politici senza alcuno scrupolo e le macchinazioni del Comandante Collins che non si riesce bene a capire fino alla fine da che parte realmente stia. L’unica cosa certa è che qualcuno sta usando le Melty Lancer come caprio espiatorio, portando la società a credere che siano la causa di tutti i mali di questo mondo. I cattivi, che sono veramente cattivi fino alla metà dell’ultimo episodio perchè poi si scopre che anche loro volevano solo un posto da chiamare casa, mettono in atto questo piano che consiste, esplosione più esplosione meno, nella distruzione della Via Lattea. Basandosi sulle classiche teorie di fisica quantistica che fanno solo venire voglia di annuire e passare oltre. Dal quarto OAV, in cui le protagoniste si salvano da un’esplosione dalle proporzioni planetarie grazie al fatto che il loro Comandante Superiore Collins ha previsto tutto fin dall’inizio e le ha fornito, a loro insaputa, un rilevatore di posizione da usare per teletrasportarle via, la trama comincia a perdere ogni consistenza. Buffo che, quando gli salva la vita, queste si incavolano perchè il teletrasporto è una tecnologia instabile e i rischi per le forme di vita sono svariati. Buffo.
Ovviamente la finta morte alla fine del quarto OAV è una mossa azzeccata (la scena del teletrasporto è all’inizio del quinto, e poi compaiono vestite… quando mai c’è stato in un anime una qualche forma di teletrasporto che comprendesse anche il vestiario?!), ma quando di nuovo alla fine del penultimo OAV (sempre il quinto) vogliono farci credere che un semplice lanciarazzi possa uccidere le nostre eroine, dopo che sono sopravvissute all’annientamento di un angolo di spazio-tempo in qualche angolo del Sistema Solare, mi è sembrata una mossa sbagliata… e controproducente. Il finale poi ha quel tocco metafisico che caratterizza tutte le serie fantascientifiche nate negli anni novanta… colorato da un emozionante tocco di sentimentalismo in cui Amicizia e Speranza prevalgono contro la disperazione e l’angoscia incarnate da Lyonesco, che non è un individuo specifico, ma rappresenta tutte le ombre e le brutture di questa società dove individui senza scrupoli compiono atti efferati facendola franca. E le Melty Lancer salvano la galassia e si devono accontentare di tornare a casa, con i sentiti ringraziamenti del Comandante della Flotta Interstellare ma senza alcun aumento e col traffico da dirigere. Senza-alcun-aumento.
Il difetto di Melty Lancer è la sceneggiatura, non in quanto scontata, ma perchè forzata in modo palese per avanzare nella storia seguendo più una scaletta determinata dai fondi per la produzione, che dalla necessità di portare avanti una bella storia. Fortunatamente momenti comici e demenziali non litigano con quelli drammatici che la serie presenta. Tanti elementi sono superflui e non fanno che aumentare la confusione che domina negli ultimi due OAV: probabilmente optare per una risposta più semplice, e un epilogo meno “galattico” (anche se i toni epici che assume la vicenda non stomacano eccessivamente), sarebbe stata una soluzione migliore; appoggiarsi a elementi inseriti che dovrebbero tenere in piedi la trama, ma sono essi stessi privi di solide fondamenta, non è il modo migliore per costruire una buona storia. E quindi, Melty Lancer finisce per collassare su se stesso, e lasciare solo quell’amaro retrogusto tipico del tempo usato in malo modo.