Vi sono mancato? Tra una piccola intrusione e l’appuntamento con Riflettori su… erano ben due settimane che non mi sedevo su questa scomodissima poltrona… ecco, Rorshach ha spostato i cuscini che avevano dopo tanto preso finalmente la forma del mio posteriore.
Oggi voglio parlarvi di una serie di OAV abbastanza vecchia, noti anche al pubblico italiano perchè trasmessi quasi due anni fa sul canale satellitare Man-ga, tuttavia la produzione della prima pellicola risale al 1985: Megazone 23 (leggi due-tre). Per evitare di complicarmi eccessivamente la vita, ho deciso di trattare solo i primi due OAV e non tenere conto degli altri due che compongono la terza parte della saga: innanzitutto perchè la terza parte, sebbene connessa alle altre due, tratta di fatti differenti e ambientati svariati decenni dopo; secondariamente per le differenze tecniche e stilistiche che si possono riscontrare tra la terza parte e le prime due, che sono anche divise da un intervallo di tempo maggiore (Megazone 23 I e II sono rispettivamente del ’85 e 86′, la parte III è del ’89). Molti potrebbero considerare l’inserimento di questa serie ne Gli Inguardabili come una pugnalata alle spalle, infatti per certi versi essa è abbastanza famosa e apprezzata ma a mio avviso gli elementi positivi non sono sufficienti a equilibrare la bilancia della qualità. E prima ancora che vengano fatte alcune assunzioni errate, vorrei sottolineare che io sono un appassionato e un sostenitore del materiale prodotto nel decennio più bello e cotonato del secolo scorso.
Il protagonista di Megazone 23 (parte I e II) è Shogo Yahagi, un tipico ragazzo degli anni ’80 che passa il suo tempo a divertirsi sulla sua moto, bevendo birra e rimorchiando ragazze, quasi fosse il padrone del mondo, fintanto che in seguito a svariate coincidenze mette le sue mani sul prototipo di una motocicletta Garland definita Bahamut. Ben presto l’esercito inizierà a dare la caccia al ragazzo, che verrà a conoscenza della capacità della Bahamut di diventare un vero e proprio mecha. Per niente scosso da questa tecnologia per niente appartenente al suo periodo storico Shogo decide di nascondere la Bahamut, per poi accettare la proposta di una ragazza conosciuta all’inizio della pellicola: usarla per girare un film e risparmiare milioni di yen di effetti speciali. Erano gli anni 80, tutto questo aveva drammaticamente senso. Tuttavia Shogo oltrepasserà quella linea di non ritorno, venendo a conoscenza della sconvolgente realtà riguardante la sua Tokyo: Eve Tokimatsuri, la cantante più amata del momento, è in realtà una idol virtuale che deve tenere felice e appagata la popolazione della Megazone 23, un’astronave su cui è stata letteralmente ricostruita la Tokyo degli anni ’80 e su cui il genere umano ha trovato rifugio dopo aver reso il pianeta Terra invivibile. Abbastanza scosso, Shogo decide di fare l’amore con Yui Takanaka, con la quale ha avuto un colpo di fulmine all’inizio del primo OAV. Erano gli anni ’80, dicevo.
L’esercito, dipinto come l’adulto cattivo e tiranno (gli anni ’90?) ha bisogno della Bahamut per prendere il controllo del Sistema Eve e potersi difendere da un’altra Megazone, più evoluta tecnologicamente e quindi intenzionata a distruggere quella in cui vivono Shogo e Yui. Alla fine del primo OAV l’esercito con un colpo di stato prende il controllo di Tokyo e arruola i giovani per mandarli in guerra, Shogo e Yui si dividono e successivamente il protagonista viene sonoramente pestato dal militare tutto d’un pezzo B.D. e deve darsi alla fuga. Il secondo OAV inizia sei mesi dopo, e scopriamo che Shogo ha costituito un gruppo anarchico per combattere l’esercito che sta cercando di difendere la popolazione di Tokyo… erano gli anni ’80! Comunque, il gruppo di anarchici armati di pistole, lanciagranate, Malboro, Heineken e lacca per capelli mette alle strette l’esercito e si addentra al centro della Megazone 23 dove Shogo risveglia Eve, che gli rivela l’esistenza del sistema ADAM: questi dovrà giudicare il genere umano e stabilire se può ritornare sulla Terra. La Megazone cattiva viene annichilita dalla Luna trasformata in un’immensa stazione di battaglia (quando!?) come pure i militari che cercavano di difendersi, mentre gli anarchici vengono considerati degni grazie alla scelta di aver agito a casaccio per due ore e mezza di OAV e possono quindi tornare a vivere su una Terra tornata verde. Shogo e Yui vivranno felici e contenti, fine.
Questa è una sintesi, forse confusionaria, ma è il meglio che sono riuscito a fare. Erano gli anni ’80 (sto diventando ridondante, ma è voluto), dopotutto, ma c’è un limite di inconsistenza della trama e stato confusionario dei personaggi che non dovrebbe essere mai oltrepassato: per due ore e mezza ho visto personaggi urlare, strepitare, bere, fare l’amore, sparare ed agire in modo sbagliato consapevolmente. Perchè dopo trenta minuti di film ti rendi conto che i militari hanno ragione, ma dato che siamo negli anni ’80 sembra più che giusto che un’adolescente, il quale assomiglia a un certo Kaneda e guida una moto rossa, abbia necessariamente ragione (il manga di Akira è del 1982) nel suo modo di agire… e sopravvive! Avete sentito bene, in caso di conflitto interplanetario bere birre di marche note, fumare sigarette senza pausa e portare avanti una causa anarchica non troppo chiara è il modo migliore per salvare la pelle. Ve lo dico io perchè Megazone 23 è piaciuto al pubblico di tutto il mondo: ricorda dannatamente Matrix, sebbene i fratelli Wachowsky abbiano chiaramente affermato di non conoscere il prodotto. Ma i fan non ascoltano (Lovecraft rischiò di essere denunciato per plagio quando affermò di aver scritto lui il Necronomicon) e quindi, visto anche il numero minore di produzioni di questo genere in quell’epoca, acclamavano vanagloriosamente Megazone 23. E continuano ancora oggi, ma non siamo più negli anni ’80.
Ed è un peccato, perchè con Megazone 23 si respira quel decennio in modo puro e genuino, sotto ogni punto di vista: per i personaggi, le musiche, i vestiti, le acconciature e le svariate citazioni… tutto! Ma per quanto un prodotto possa essere degno figlio di una sua epoca deve comunque rendersi digeribile al pubblico, e Megazone 23 mette troppa carne al fuoco e troppo spesso ci si trova di fronte a colpi di scena attendibili quanto un Deus ex Machina. Prendo per esempio il programma ADAM e il fatto che la Luna sia un’immensa arma: due concetti bellissimi ma vengono inseriti alla fine e stonano dannatamente col resto della narrazione, e per inserirli ritengo abbiano tolto tantissimo alla trama. La resa dei conti di Shogo e B.D. alla fine del secondo OAV è una pagliacciata, volevano solo animare una scazzottata in cui il fighissimo militare si allontana alla fine con uno sguardo da “anche se ho rischiato la mia vita e sacrificato tutto per difendere la popolazione di Tokyo adesso vado a morire col nemico perchè nel nuovo mondo non devono esserci guerre e soldati“. Sei un mito, sei un eroe, tu meritavi di vivere, non quella banda di cialtroni scalmanati!
Le uniche pecche che si possono perdonare sono quelle prettamente tecniche, è comunque un prodotto di vent’anni fa. Ciò non toglie che i personaggi sembrano darsi gomitate e strepitare per tutta la durata della pellicola, e la cinematica di trasformazione della Bahamut è troppo rapida: qui sono irremovibile, in un anime con un robottone la scena in cui esso si assembla o compone deve essere quantomeno dettagliata, e non di tre secondi. Quello è acciaio, non creta, dannazione, e stavolta neppure pensare che erano gli anni ’80 basta a calmare la mia furia! Ma poi, era così necessario cambiare completamente il character design e lo stile grafico tra la prima e la seconda parte? Posso capire che volevano disegnarla diversamente ma all’inizio della seconda parte sono stato investito da una sensazione di smarrimento dovuta al fatto che non riconoscevo i personaggi…e Yui nel primo OAV ha i capelli verdi (o azzurri, non ci si capisce niente), castano chiaro nel secondo: capisci che è Yui solo perchè la inquadrano spesso e a lungo prima che venga detto il suo nome.
Due cose mi rasserenano: il fatto che la terza parte sia decisamente migliore e che, citando Eve, sia stato scelto di far vivere le persone negli anni ’80 perchè il decennio più bello di sempre…
StarFang 11 Aprile 2013 il 14:07
Era meglio se l’intero articolo aveva la scritta “Erano gli anni ’80, dove il buon senso era SOLO un’optional”.
Si faceva molto prima. XDDD
Regola 11 Aprile 2013 il 18:11
si, ma non era divertente…