Quando lessi le prime anteprime di questa serie si erano formate nella mia mente diverse opinioni preventive finite per dimostrarsi perlopiù errate, cosa che durante la visione dei primi due episodi mi ha spiazzato ma anche condannato inesorabilmente alla visione di questa serie: la curiosità, tanto utile alla vita intellettuale, sa essere anche una dannazione in certi passatempi. Maoyuu Maou Yuusha (Il Signore dei Demoni e l’Eroe) è questo tipo di anime, che parte da presupposti ben noti per poi seguire un corso tutto suo, probabilmente non così originale ma per certi versi quasi inedito. Dietro questa serie, prodotta dalla Pony Canyon e lo Studio Arms, c’è il lavoro del novelista Mamare Touno, nome che per ora vi consiglio di tenere a mente in vista dei prossimi mesi.
La trama è molto semplice, anche l’ambientazione, dopo un pò di confusione nel primo episodio riesce ad essere compresa facilmente, quello che questa serie offre sono un certo numero di intrecci che vanno da quello del romanzo d’avventura, a quello romantico per finire ad alcuni di stampo politico. Nel primo episodio il protagonista, l’Eroe (Yuusha, tutti i personaggi hanno come nome la loro professione, classe o ruolo) arriva, dopo un viaggio infinito che non ci viene raccontato, alla fortezza dove si nasconde il Signore dei Demoni acerrimo nemico del genere umano, resposabile di una guerra che va avanti da tempo immemore. Solo che, arrivato nella sala principale del palazzo, gli si para davanti una giovane fanciulla…l’Eroe in principio pensa sia soltanto un inganno, ma dopo aver ascoltato la versione di questo strano Signore dei Demoni vede la realtà e questa guerra sotto una luce diversa. Tutta l’economia globale, umana e demoniaca, si fonda sugli interessi che questa guerra smuove: i centri più ricchi vedono il loro commercio fiorire grazie a trattati con regni più poveri, che per avere aiuti finanziari (e denaro per onorare patti commerciali) devono mettere continuamente in prima linea soldati. Si è creato un equilibrio e una speculazione immane su questo conflitto, che la “Signora dei Demoni” vuole interrompere portando la pace e la prosperità per tutti i popoli. Come? Con la scienza.
Quello che questo strano e buffo personaggio vuole fare mi ricorda alcune cose che ho studiato ai tempi della scuola dell’obbligo: l’obiettivo principale è aumentare la produzione e la qualità del cibo soprattutto per i regni più poveri, introducendo nuove tecniche e nuove colture. La rotazione quadriennale, la patata, il granoturco sono solo alcuni di questi esempi, e sono elementi che hanno effettivamente avuto successo nella storia della società occidentale. Per raggiungere questo obiettivo non mancheranno alleanze e patti commerciali, come la richiesta a un monastero di costruire altre sedi per insegnare ai contadini queste nuove tecniche, o contratti veri e propri con ricchi mercanti. Per certi versi ho avuto l’impressione, durante la visione, di guardare l’incrocio tra un documentario e una conferenza di macroeconomia.
La caratteristica che più di tutte mi è apparsa cruciale è l’assenza, almeno in apparenza, di elementi tipici della società orientale in questa serie: il tardo medioevo/primo rinascimento europeo è ricostruito con cura. Eppure al sottoscritto sono saltati immediatamente all’occhio alcune caratteristiche, per così dire, “nipponiche“: la prima, riguardante la figura dell’Eroe che mi ha ricordato il tipico protagonista di un Dragon Quest (si teletrasporta, cosa che un classico “Eroe” occidentale non farebbe); la seconda è quella dei rapporti fra i vari personaggi, soprattutto i due protagonisti legati a una promessa di reciproca appartenenza ma ancora non sposati, e le vecchie compagne dell’Eroe. Tutto sommato non si tratta comunque di elementi dominanti poichè nella serie sono egualmente distribuite tutte le dinamiche di cui vi ho parlato, in modo che per una necessaria visione d’insieme vadano prese tutte in considerazione.
Il mio commento personale non è nè negativo, nè positivo, si tratta di una serie che si lascia guardare per la sua semplicità (in superficie) e la linearità con cui viene raccontata una storiella molto semplice. Mi pare, per certi versi, un tentativo di dare esempi di antichi usi e costumi occidentali a uno spettatore orientale (vi è anche l’equivalente della Crociate, punto cardine della storia europea), senza essere mai pesanti nè enciclopedici, che mi ha ricordato in alcuni momenti il cartone “Siamo fatti così” in un contesto fantasy che incontra Silver Spoon. Non so se ho reso l’idea…
BloodyAngel� 11 Febbraio 2013 il 12:30
Per il chara, dialoghi ( che per la maggior parte sono di natura “Esplicativa/documentaria”) e altre caratteristiche mi � sembrato di vedere da subito una sorta di Spice & Wolf e, come te, il riferimento a DQ, magari l’ottavo capitolo data la presenza di un Signore dei Demoni.