A quanto pare anche in Giappone i giovani non sono molto attratti dalla religione e dalle tradizioni a essa collegate. I templi ormai non svolgono più la loro funzione di centro di aggregazione sociale e pochi sono ormai coloro che li frequentano con assiduità. Cosa fare dunque per attirare le nuove generazioni verso gli insegnamenti e i luoghi di culto del Buddismo?
Questa è la domanda che si è posto Shoko Nakazato, 46enne direttore del tempio di Ryohoji, situato ad Hachioji, centro appartenente all’area suburbana di Tokyo.
E la risposta che ha trovato prende spunto a piene mani dal mondo dei manga e degli anime.
L’idea infatti è quella di usare personaggi “manga” per attirare i giovani creando un connubio tra Buddismo e cultura pop manga che ha dato vita persino a eventi “maid café” proprio negli spazi del tempio fondato 420 anni fa.
Tutto ha avuto inizio nel 2009, quando Nakazato si è rivolto al nipote di un dei finanziatori del tempio di Ryohoji, proprietario di un’agenzia di organizzazione eventi, per mettere in atto il suo desiderio di realizzare qualcosa di artistico per attirare i ragazzi.
All’ingresso del tempio è stata infatti sistemata un’insegna di benvenuto molto colorata in cui sono raffigurati personaggi in stile manga basati sulle divinità esposte nel tempio. Tra questi personaggi “moe” è possibile vedere Benzaiten, una dea della musica e dell’arte, con un costume rosa e una spada, e Kishibojin, dea della nascita e dei bambini.
Nakazato ha dichiarato che “al giorno d’oggi le nuove generazioni, anche coloro che appartengono a famiglie che hanno sostenuto finanziariamente il tempio, non vengono a visitarci tranne che per i funerali e le cerimonie commemorative. Per questo motivo volevo creare una insegna che attirasse la loro attenzione e quella degli altri cittadini che vivono in questa città pendolare”. Tuttavia la decisione non è stata semplice e lo stesso Nakazato aveva parecchi dubbi in merito: “Non ero sicuro che mettere una simile insegna per un tempio fosse la cosa giusta… L’immagine è carina, ma dà così tanto nell’occhio… ero molto preoccupato che potesse sbigottire i visitatori”.
L’insegna è stata disegnata dall’illustratrice e cantante Toromi in stile “Akiba”, abbreviazione con cui ci si riferisce al famoso quartiere dell’elettronica e dei manga Akihabara a Tokyo. La Toromi ha dichiarato in merito di essere stata inizialmente preoccupata in quanto temeva di realizzare qualcosa di “indiscreto”, ma di aver deciso alla fine che anche se l’insegna era controversa, avrebbe potuto invogliare le persone a visitare il tempio e a pensare alla religione.
L’insegna non è passata inosservata, infatti molti giovani hanno cominciato a fermarsi per fare delle fotografie e anche i media hanno iniziato a parlarne.
Ma la nuova strategia di “marketing” del tempio non si è limitata all’insegna, infatti ha anche organizzato un evento in stile “maid café” che ha attirato circa 2400 visitatori durante un festival locale di due giorni che si è tenuto a novembre del 2009. Davvero un cambiamento notevole rispetto al passato, quando a malapena qualcuno si fermava.
Tra le altre iniziative figurano anche la pubblicazione di una allegra “suoneria del tempio” che include alcune parole del Sutra del Loto e un’applicazione per il telefonino che riproduce una registrazione del sutra salmodiato da Nakazato.
Di recente è stata anche tenuta una cerimonia per consacrare una statuetta rappresentante il personaggio in stile manga della dea Benzaiten, descritta come una “statua buddista moe”. Secondo il creatore della statuetta, Takeshi Miyagawa, anche le statue buddiste dovrebbero “evolversi” utilizzando nuove forme e materiali per adeguarsi al presente.
Tuttavia la nuova direzione intrapresa dal tempio genera pareri discordanti. Da un lato raccoglie parecchi consensi, dall’altro sono molti i dubbi a riguardo. C’è chi teme infatti che si calchi un po’ troppo la mano e che si finisca col rendere il tempio solo un punto di interesse per gli appassionati di manga e anime.
Secondo Nabuharu Imai, ricercatore di sociologia religiosa presso l’Istituto per la Cultura e i Classici Giapponesi, l’evoluzione storica di alcune sette del buddismo dimostra come tali cambiamenti fossero spesso dovuti all’azione di monaci che in qualche modo si ribellavano al tradizionale assetto del buddismo del proprio tempo. L’iniziativa di Nakazato potrebbe quindi essere vista in quest’ottica, ma resta da appurare se si possa parlare di un effettivo cambiamento o di una semplice moda passeggera.
So che la questione può essere alquanto controversa, può apparire bizzarra e farci sorridere, però provate a riportare una situazione simile in una religione come quella cristiana. So che le cose sono parecchio diverse, ma cosa ne pensereste se il parroco del vostro quartiere consacrasse ad esempio la statuetta di un santo con le fattezze di una action-figure in stile manga o comunque in stile fumetto? Di chiese con strutture e arredi futuristici ne abbiamo viste a bizzeffe, ma in quel caso potremmo sempre parlare di “arte”. Qui invece si parla di un linguaggio visivo che richiama la cultura pop e la eleva ad arredo religioso.
Credete che una simile iniziativa possa davvero aprire un canale di comunicazione tra un’istituzione religiosa e le nuove generazioni? Oppure si tratta solo di una sterile iniziativa di “marketing” che ben poco ha a che fare con la spiritualità?
A voi la parola!
Fonte [The Japan Times]
Photo Credits [Kyodo Photos]
UbuldiBaldi 31 Dicembre 2010 il 12:31
E’ vicina a dove sto’ e non ne avevo la minima idea!!!
Hitchcock 31 Dicembre 2010 il 14:16
secondo me dovrebbero inventare la messa in giappone…
AlessandroIoMagno 1 Gennaio 2011 il 19:38
Questa � la palese dimostrazione di come le religioni non siano altro che strumenti di arricchimento dei sacerdoti.
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