Dopo un paio di lunedì “in bianco” ritorna la rubrica “consigliato da Komixjam”. Vi faccio le mie scuse ma tra esami, Komixjam manga project e Comic Con di San Diego (per non parlare delle tanto agognate vacanze) ci sono stati, e ci saranno, un po’ di problemi di “continuità” però cercherò di essere presente il più possibile. Ma veniamo alla rubrica.
Oggi voglio proporvi un piccolo capolavoro del 2008 firmato Greg Pak e Carmine di Giandomenico, sto parlando della miniserie, pubblicata in Italia in un volume unico, intitolata: Magneto – Testament.
Trama:
La serie ripercorre gli anni dell’adolescenza e del passaggio all’età adulta di Max Eisenhardt (nome all’anagrafe di Magneto), più precisamente dal 1935 al 1945; dieci anni “lunghissimi” soprattutto per un ragazzino ebreo in Germania. Dieci anni che lo portano dai cancelli di una scuola a quelli di un campo di lavoro, quello di Auschwitz; un periodo che ci permette di vedere come il futuro Signore di Genosha abbia affrontato l’olocausto in prima persona.
Questa volta non voglio farvi una divisione per pro e contro, ma semplicemente parlarvi di questo fumetto e di quanto sia stato una lettura “inaspettata” ma assolutamente gradita.
L’argomento è, certamente, uno dei più delicati: l’olocausto. Argomento che, quelli della nostra generazione, vedono lontano nel tempo ma che, se proprio ci facciamo i conti, così lontano non è, tanto che al mondo sono ancora in molti gli uomini e le donne appartenuti a quell’epoca. Non ho voglia di fare un saggio sull’argomento (non avrei le giuste capacità e conoscenze) quindi vi risparmio i preamboli e vi dico che, nello sfogliare l’opera Marvel, mi sono ritrovato ad appassionarmi alle vicende del giovane Max e a soffrire con lui, cercando di restare “vivo” (intendo in termini di attenzione) fino alla fine.
Vedere Magneto negli anni della sua adolescenza, vederlo crescere in mezzo alle leggi razziali ariane, vederlo soffrire e maturare nei campi di concentramento, privato della sua libertà, mi ha fatto riflettere; ho cercato di immedesimarmi, pensare a come poteva sentirsi un ragazzo in quell’inferno. Cosa lo spingeva ad andare avanti, a soffrire senza la minima certezza di un futuro. Ci ho pensato tanto e, ammetto, che non ho potuto che provare, inizialmente, pietà per lui.
Greg Pak scrive magistralmente una sceneggiatura che ci mette di fronte ad un cambiamento; ci accompagna con mano fino ad un ipotetico burrone ma, sul punto di cadere, non ci strattona via, ci lascia sospesi; così come il suo personaggio siamo alla deriva e non capiamo cosa fare fino a quando la scelta più ovvia non ci travolge e accettiamo il nostro destino lasciandoci cadere. Però, esattamente in quel momento, con l’avvento di quella sensazione di empatia per quel “povero” ragazzo, succede qualcosa; un terremoto emotivo che ci scuote e, come travolti da un tornado, ci troviamo dall’altra parte del burrone, senza poter più tornare indietro, stravolti ma vivi. La pietà si trasforma quindi in un sentimento controverso di ammirazione e cameratismo verso il giovane Max che ci accompagna fino alla fine della storia, tenendoci inchiodati, tavola dopo tavola, frase dopo frase.
Se la sceneggiatura di Pak, da sola, può portare il lettore ad una approvazione della storia, è con i disegni di Carmine di Giandomenico che la storia acquista forma e colore, a volte sembra ricreare odori e rumori rendendoci quasi presenti in quelle scene. Le immagini “forti” ci ricordano che non siamo solo di fronte ad un fumetto, stiamo osservando la realtà, o meglio, stiamo rivivendo una possibile realtà che differisce solo nei piccoli particolari da ciò che è stato davvero. I personaggi, poi, sono studiati nel dettaglio, i loro sguardi trasudano rassegnazione, tristezza, odio, incredulità e voglia di combattere.
Alla fine della lettura Magneto non sembra più così pazzo, i suoi ideali, i suoi sentimenti… non si tratta più di mutanti, o forse non lo è mai stato per lui, è tutto una visione del “diverso”. Quello che viene fuori dalla lettura è la visione di Magneto, di un giovane ebreo cresciuto tra soprusi e campi di concentramento, tra discriminazioni razziali, tra uomini che uccidono i propri simili; un giovane ebreo cresciuto e diventato il leader di una fazione di mutanti, anch’essi discriminati, odiati, cacciati e uccisi, solo perché diversi. Quello che viene fuori è la storia di uomo a cui il mondo, o meglio gli altri uomini, hanno sempre tolto tutto perché diverso, in qualche modo, prima per religione, poi per natura; un uomo che è morto come ebreo tedesco ed è rinato come mutante senza patria.
So che forse tutto il mio discorso sembra inconcludente e abbastanza contorto, ma vi assicuro che leggendo questo fumetto potreste capirlo. Tanto di cappello quindi a Pak e Di Giandomenico, hanno saputo rendere tangibile la storia di uno dei cattivi più “grandi” dei fumetti, sottolineando quanto quest’ultimo e la sua “malvagità” non siano altro che il frutto della malvagità subita dell’essere umano.
Vi lascio con il Testamento di Max:
“Il mio nome è Max Eisenhardt. Sono stato un Sonderkommando ad Auschwitz per quasi due anni. Ho visto migliaia di uomini, donne e bambini camminare incontro alla morte. Ho portato fuori i loro corpi dalle camere a gas. Ho estratto loro i denti cosicché i tedeschi potessero prendere l’oro. Li ho portati ai forni dove ho imparato a disporre insieme i corpi di un bambino e di un vecchio perché bruciassero meglio. Ho visto i miei compagni sepolti vivi da una valanga di cadaveri putrefatti. Ho visto migliaia di persone assassinate bruciare in giganteschi pozzi esterni. Ho visto morire con i miei occhi almeno un quarto di milione di esseri umani. E non ho potuto salvarne nemmeno uno… come nessuno di loro avrebbe potuto salvare me… Ditelo a tutti. A chi ascolterà e a chi no. Vi prego. Fate che non succeda mai più“.
Un consiglio per tutti: leggetelo!
Jacopo 23 Luglio 2012 il 19:48
Letto, davvero bello.
Unico appunto: avrei preferito che si sviluppasse un po’ meglio l’aspetto riguardante la crescita dei poteri di Magneto. Ma forse � meglio cos�.
bila85 23 Luglio 2012 il 20:13
io leggendolo inizialmente mi aspettavo che ci fosse qualcosa… come dire: il colpo di scena in quel senso…
eppure continuando la lettura ho apprezzato la storia e con se’ il “differente colpo di scena”… un grande volume che tutti gli amanti degli xmen dovrebbero avere… o, quanto meno, leggere.
Jacopo 23 Luglio 2012 il 20:51
Sisi, ma infatti � un sentimento contrastante il mio. Da un lato mi sarei aspettato (e mi sarebbe piaciuto) vedere maturare i poteri di Max, dall’altro la scelta di affrontare la questione sotto un profilo puramente umano e non supereristico mi ha stupito piacevolmente.