Salve a tutti, benvenuti al mio ultimo report riguardo al Lucca Comics & Games 2012. Come sapete a parlare in generale della maggiore fiera di fumetto in Italia quest’anno sono stati bila e Kirisuto, mentre io vi ho esposto alcuni degli eventi, conferenze e incontri a cui ho partecipato: il terzo che ho scelto è quello che si è tenuto domenica pomeriggio nella Sala Incontri del Japan Palace. Ivi erano riuniti per un incontro col pubblico Tatsuro Tonoki presidente della ETB, l’art director della Shibuya Creative Solutions Enrico Ciccu, i rappresentanti della Elokami. Presenziava anche Erika Rossi di e-talentbank.
Il tema di questo incontro era di esporre e discutere col pubblico delle difficoltà nella diffusione di musica di origine nipponica sul suolo italiano. Come alcuni sanno quest’anno a Lucca si sono esibiti i May’s e sono stati trasmessi pezzi di Supercell: una scelta rischiosa ma motivata dal successo delle serie animate giapponesi nel nostro paese, e quindi della sempre maggiore conoscenza che se ne riscontriamo tra i giovani. Proprio gli anime sono responsabili di questa maggiore conoscenza della musica giapponese, più precisamente grazie alle sigle di apertura e chiusura. Ma la musica giapponese non è solo quello, e sicuramente non è più legata all’immagine folkloristica che tutti abbiamo: alcuni di voi probabilmente conoscono già i generi musicali che rispondono ai nomi di j-pop, j-rock, visual kei…
Per chi invece non sapesse di cosa sto parlando, il visual kei (sottogenere del j-rock, ovvero japan rock, di maggior successo) è un genere musicale che si ispira all’hard rock e il punk occidentale delle seconda metà degli anni ottanta, caratterizzato da un particolare modo di atteggiarsi sul palco, molto vistoso. Lo stile non è ben definito, varia da gruppo a gruppo, ed è spesso molto personale, comunque ispirato dall’ hair metal (Motley Crue, Europe, Bon Jovi…ora avete le idee più chiare, vero?).
Tatsuro Tonoki, presidente della ETB, azienda pioniera nella distribuzione all’estero di materiale musicale nipponico, ha spiegato in poche parole quale sia l’attuale situazione dell’industria discografica nel suo paese. È un mercato attualmente in crisi: la vendita di cd è in calo anno dopo anno e strano a dirsi, in Giappone, la vendita di musica tramite internet non è ne sviluppata ne pubblicizzata. Ad aggiungersi ai problemi di questo mercato ci sono le difficoltà nell’esportazione: le case discografiche giapponesi non sono interessate alla vendita all’estero, e neppure sono in possesso delle strutture e conoscenze per poterlo fare. Pertanto, qualora un artista voglia vendere e suonare all’estero non sa neppure dove andare per avere informazioni a riguardo. Il lavoro di Tonoki è proprio questo: fungere da ponte tra oriente e occidente per quegli artisti che vogliono esibirsi in tutto il mondo. Lavoro simile, eppure profondamente diverso, è quello di Shibuya Creative Solution: l’etichetta sarda si occupa di contattare quegli artisti nipponici che vogliono ricostruire la loro immagine professionale e tentare la carriera in occidente (spesso anche perchè si tratta di artisti con influenze occidentali che hanno difficoltà a sfondare in Giappone). Ricostruendo la loro immagine, lavorando anche sul modo di rapportarsi al pubblico e alle esibizioni in generale, Shibuya ha iniziato ad accrescere i nostri contatti col mondo musicale nipponico, che fin’ora si era limitato solo ad accogliere artisti americani e inglesi (e anche italiani in alcuni casi, come per i nostrani Rhapsody of Fire e Secret Sphere).
Differente il tipo di esperienza fornito dalla Elokami: l’etichetta francese distribuisce e promuove già da quindici anni musica giapponese sul territorio. Ciò è stato possibile grazie al grande interesse dei fan francesi e alla disponibilità che hanno mostrato molti artisti giapponesi, che non perdono mai occasione di esibirsi all’estero quando possono. Ma il successo della Elokami è dovuto anche alla promozione di cover band: se infatti non si porta il pubblico a conoscere determinati gruppi e generi musicali, non si potrà mai invitare musicisti che vivono agli antipodi. A livello di promozione e distribuzione, come ha poi aggiunto Erika Rossi, l’Italia è allo stesso livello della Francia di quindici anni fa. La causa di ciò è la profonda differenza che vige tra i fan italiani e quelli francesi: mentre i secondi sono sempre stati disponibili a condividere tramite passaparola, i fan nostri conterranei sono “morbosamente” gelosi della conoscenza di determinati artisti, evitando che il fenomeno si diffonda e arrivando anche a boicottore le iniziative di promozione. D’altronde, elitè e nicchia da secoli vanno di pari passo…
Da questa breve esposizione avrete sicuramente compreso quale sia il problema e quindi la soluzione. Se i fan di j-rock e visual kei non saranno i primi a farsi promotori sarà impossibile che in un futuro prossimo questi artisti, e il loro merchandising arrivi in Italia. A coloro che, come causa della difficoltà per il fenomeno di diffondersi, accennano ai problemi di ordine linguistico ricordo che siamo bombardati quotidianamente da musica anglofona, e non credo (anzi, sono certo) che non tutti abbiano una tale padronanza della lingua inglese da comprendere i testi. Il problema risiede proprio nella pigrizia intellettuale (giudicare ancor prima di provare), a facili simbolismi ed etichette che immaturamente tutti noi siamo abituati a dare: non potrò mai fare un’affermazione più personale dicendo che la musica, signori, va sempre ascoltata prima di essere giudicata. Se pertanto come me siete fan di alcuni artisti nipponici, e sperate di vederli in Italia, potete dare il vostro contributo…ahimè gli Animetal si sono sciolti nel 2006! Vi saluto, e vi lascio in questo modo a tema: uno dei miei pezzi preferiti di Supercell, con Yanagi Nagi alla voce.
[youtube LhB4k0LMq7E]
[Fonti \ e-talentbank]
[Fonti \ Shibuya Creative Solutions]
Silvia Letizia 12 Novembre 2012 il 15:25
Io sarei contenta se potessi comprare CD j-pop semplicemente andando in un negozio di CD, invece di dover pagare un sacco di spese di spedizione per farmeli arrivare a casa direttamente dal Giappone ”=_=
Ma resta il fatto che uno dei problemi pi� grandi, soprattutto, paradossalmente, per i gruppi pi� famosi, � che il Giappone per primo non � aperto alla distribuzione all’estero…
RebirthPhoenix 12 Novembre 2012 il 19:35
Ad esser schietti, penso che la musica giapponese difficilmente rientrer� mai nella, non grande, ma neanche media diffusione.
Questo non per la lingua ma per un insieme di fattori: il fatto che i loro generi sfuggano alla tipica classificazione occidentale, che i loro “canoni musicali” siano diversi dai nostri, il modo in cui gestiscono i pezzi, la qualit� della voce. E’ diverso. (come, del resto, anche la musica cinese: quella che trasmettono nei ristoranti � da hit parade)
Io stessa ci metto del tempo considerare gradevoli alcune canzoni (e di norma accade solo perch� le sento ogni volta che vedo l’anime abbinato).
Per alcune interviene l’affetto per la serie, altrimenti � dura mandarle gi�. (penso di poter dire universalmente che ” Kanashimi wo Yasashisa Ni” venga sempre mandata avanti in una lista di riproduzione =__=)
Non penso sia una questione di snobbismo, ma appunto di cautela: quando vuoi far sentire una canzone giapponese a qualcuno cerchi di caparla bene e nonostante ci� la reazione media � “cos’� questa schifezza?”.
Buona parte della gente non � disposta ad ascoltare qualcosa che esula dalla “norma”. Ascoltano i rutti di Vasco Rossi ma ripudiano le canzoni orecchiabili dei FLOW (non quelle brutte).
Per tutti coloro che sono disposti a comprare, mi spiace per l’ottusit� delle case discografiche giapponesi perch� aprendo anche solo uno shop online efficiente e con qualche sgravo per le spedizioni, potrebbero guadagnarci qualcosa. Dato che non lo fanno, mal per loro: chi cerca trova e senza spese di spedizione.
Regola 12 Novembre 2012 il 20:07
Sulle possibilit� di diffusione in tempi futuri non mi esprimerei, dopotutto anche negli anni 50 si andava dicendo che il rock and roll non avrebbe mai attecchito tra “i giovani italiani cresciuti con saldi valori”,
Non sono d’accordo sulla questione dell’orecchiabilit�, e sui canoni…la musica, come molte passioni pu� essere goduta solo dopo un certo “addestramento” dell’orecchio: � vero che si cerca di abituarsi a generi che si trovano piacevoli e interessanti, ma per quanto mi riguarda il tempo necessario per abituarsi alle tonalit� orientali (e non mi sto riferendo a quelle in stile anime perch� meriterebbero un discorso a parte) � lo stesso necessario per abituarsi alle psichedelie delle band prog pi� estremiste.
Personalmente le difficolt� risiedono nei cosidetti “fenomeni di costume”: musicisti, come attori, comici e scrittori scrivono per persone che condividono lo stesso background culturale. Prendo come esempio il lavoro della Shibuya Creative Solutions, che addestra artisti orientali preparandoli al pubblico occidentale. Inoltre, bisogna tenere presente che il j-rock � una sintesi del rock occidentale: le sonorit� non sono molto differenti (sebbene in Giappone si faccia un uso maggiore dei sintetizzatori).
Per quanto riguarda gli acquisti di materiale nipponico a prezzi contenuti: ne parlavo precedentemente con altri, e ci siamo trovati d’accordo sul fatto che almeno per le persone gi� appassionate a determinati fenomeni dovrebbe esserci la possibilit� di acquistare cd e vinili, e magari di assistere ad esibizioni live di cover band. Devo ammettere infatti che scoprire che il mercato della musica su internet in Giappone non � sviluppato � stato per me uno shock.