Il Giappone è un paese che definire “a rischio sismico” è poco. I giapponesi convivono ogni anno con migliaia di scosse di terremoto. Le loro scosse oltre ad essere molto numerose, sono anche molto potenti. Per fare alcuni esempi: la scossa di terremoto che distrusse l’Umbria nel settembre del 1997 era di magnitudo 6.1, una magnitudo simile, in Giappone, viene considerata una scossa di assestamento. Il terremoto che ha distrutto L’Aquila nel 2009 aveva un’intensità intorno ai 6 magnitudo, di nuovo, una semplice scossa di assestamento per i giapponesi. Nonostante il nostro paese sia a rischio sismico, non c’è paragone con il Giappone. Dal terremoto che ha scatenato lo tsunami dell’11 marzo scorso, molte scosse si sono susseguite e tutte erano superiori alle scosse più forti fatte registrare nel corso dei tempi nel nostro paese. Pochi giorni fa, una scossa di assestamento con magnitudo 7,3, ha scosso anche le città di Tokyo e di Hokkaido. La scossa, con epicentro a circa 200km dalle coste della prefettura di Miyagi, ha fatto scattare subito l’allarme tsunami anche per le coste di Fukushima. Fortunatamente l’allarme è rientrato e le onde misurate sono state trovate inferiori ai 50cm. Nonostante non ci siano stati feriti o danni gravi, questa scossa, ha fatto sì che alcuni Shinkansen venissero fermati per motivi precauzionali. Pochi i disagi per i passeggeri, che hanno dovuto aspettare solo alcuni minuti prima di poter riprendere il viaggio. Evacuati i tecnici della centrale di Fukushima in via precauzionale. Nonostante questa sia stata la più forte scossa dall’11 marzo scorso, non si sono registrati danni alla già citata centrale di Fukushima. In questi mesi il Giappone sta affrontando le scosse di assestamento che si susseguono nel corso dei giorni. Le scosse però, si stanno intensificando, speriamo non causino problemi alla ricostruzione o alla stabilizzazione delle centrali nucleari distrutte. Confidiamo nella preparazione del popolo giapponese a questo tipo di cataclismi.
Loro le chiamano scosse di assestamento…
di 13 Luglio 20116
pagliaccio 13 Luglio 2011 il 13:49
il problema non � il problema, ma l’atteggiamento al problema.
noi in italia non sappiamo affrontare i terremoti quindi ad ogni scossa rischiamo la tragedia.
daniele 13 Luglio 2011 il 14:31
oltre al fatto che in italia l’architettura anti sismica non esiste. magari fanno la sede del comune, antisismica, o altro, ma non le case.
regola85 13 Luglio 2011 il 15:09
la cosa buffa � che gli architetti giapponesi vengono in italia per studiare le tecniche pi� avanzate per la creazione di edifici antisismici.
polaritymanx 13 Luglio 2011 il 22:17
Quindi significa che noi italiani abbiamo le conoscenze per creare misure antisismiche ma non le risorse necessarie per applicarlo ad ogni singolo edificio di ogni singola regione.
Politica di cacchio. :angry:
Hitchcock 14 Luglio 2011 il 16:50
credo che per mettere a norma l’italia dovremmo tirare gi� il 90% degli edifici, � semplicemente improponibile, sopratutto se si conta che in linea di massima in italia si costruisce roba che possa durare, quindi non abbiamo tutta sta cultura della ristrutturazione, del resto � anche vero che i centri storici sono virtualmente intoccabili, e sono elementi caratteristici del nostro paese, purtroppo nel 1500 i terremoti non erano il problema principale, restano i romani, che facevano tutto antisismico, anche se ho idea che sia solo un caso
Lagoon 17 Luglio 2011 il 19:39
Costruire antisismico o mettere in sicurezza edifici esistenti non � una cosa impossibile. esistono numerose tecniche che permettono si mettere in sicurezza contro i terremoti strutture gi� esistenti senza doverle abbattere. Quindi � possibile operare anche su edifici storici.
Il vero problema � un altro: tutto ci� non viene fatto perch� � costoso o perch� semplicemente si finge di ignorare il problema. La politica non mi pare che c’entri molto, in realt� la nuova normativa � piuttosto restrittiva.
Come ha detto qualcuno prima, il problema non � il problema in s�, ma l’atteggiamento verso il problema.
Comunque, per quello che riguarda gli edifici di epoca romana, la maggior parte sono strutture tozze per cui non soggette ad un elevato rischio sismico. Non � la forza sussultoria a far crollare gli edifici, ma quella traslatoria.