Alla fine degli anni ’90 Final Fantasy VII e Final Fantasy VIII avevano fatto il loro successone commerciale col primo prontissimo a ritornare appena possibile con eventuali spin-off ed eventuali seguiti, il secondo invece pronto a donare a Squaresoft il lancio nell’industria mondiale dei videogame GDR grazie alle rivoluzioni grafiche e non solo. Prima di terminare l’ottavo Final Fantasy, gli sviluppatori pensarono già di iniziare la creazione della loro nona creatura, l’ultima su console PlayStation, la preferita di Sakaguchi perché quella che rispecchia meglio il concetto di “fantasia finale” e per questo si passò nuovamente a paesaggi più medievali, con reami, castelli, truppe di corte, colori belli vivaci, personaggi alquanto deformed. Sulla falsa riga di FF VI, VII e VIII, lo scopo finale era: “mettiamo in piedi una storia facile da capire, continuiamo a creare personaggi ben caratterizzati”, e per tale ragione si arrivò a creare l’Active Time Events, con Sakaguchi a scrivere la sceneggiatura, Ito alla direzione e i game designers occupati a creare scenari e personaggi con le caratteristiche scritte sopra. Nobuo Uematsu si dedicò per un anno intero a creare centinaia di pezzi solo per questo titolo, purtroppo l’ultimo per lui, con grande impegno. I suoni dovevano richiamare l’atmosfera medievale ma non dovevano essere né fin troppo serie né fin troppo stupide. A volte l’event designer poteva riscrivere una parte del plot per poterlo adattare meglio alle composizioni di Uematsu che per trovare l’ispirazione aveva raggiunto l’Europa per una visitina qua e là! Poi, proprio perché FF IX rappresenta una specie di richiamo al passato, sono state utilizzate alcune vecchie colonne sonore. Tutte queste rivoluzioni portarono le persone in Square nel dichiarare che questo titolo, all’epoca solo in forma “embrionale”, non doveva necessariamente chiamarsi Final Fantasy IX per non portare i fan a sentirsi alquanto persi in quel mondo totalmente fantasioso e diverso dalle tematiche del settimo o dallo stile più realistico dell’ottavo capitolo; ma alla fine gli sviluppatori annunciarono nel 1999 che il gioco si sarebbe chiamato proprio Final Fantasy IX e ad inizio 2000 era ormai quasi pronto dopo che il finale fu cambiato per ben sette volte! La promozione di questo titolo fu alquanto sfrenata, a cominciare dal cambio di data di pubblicazione per far fronte ai rivali Enix con il loro Dragon Quest VII fino alle figurine dei personaggi andati a finire come premi della Coca-Cola.
Insomma, alla fine FF IX uscì in Giappone a Luglio 2000, in Nord America a Novembre dello stesso anno mentre in Europa e in Australia si è dovuto aspettare 2001, forse per gli adattamenti dei dialoghi molto particolari che vedevano addirittura i personaggi usare degli slang precisi; in Italia ad esempio l’adattamento ha visto regalarci personaggi che parlassero una specie di dialetto sardo o anche romano (ovviamente in Giappone usavano dialetti/slang locali). Per l’ennesima volta, fu un successone di vendite sebbene non avesse mai raggiunto i due predecessori, con 5,3 milioni di copie vendute entro Marzo 2003. Il gioco rientrò al ventiquattresimo posto in una classifica stilata dalla rivista giapponese Famitsu, quarantaduesimo dagli utenti del famoso GameFAQs, mentre sul sito di Metacritic ricevette un punteggio pari a 94% (il più alto punteggio nella storia Final Fantasy su quel sito); su GameRankings raggiunse il 93%, subito dopo Final Fantasy VI per console SNES. Le recensioni erano dunque positive, con una lode alla grafica e ai suoi elementi alquanto nostalgici, al gameplay semplificato ma contemporaneamente migliorato grazie all’unicità dei personaggi con le loro abilità, ma IGN rifiutò i troppi combattimenti casuali e le Trance che sembravano apparire al momento meno opportuno (è utile mandare un personaggio in Trance dopo che il nemico è stato sconfitto?). Sempre IGN e GameSpot trovarono i personaggi pieni di humor, divertenti ed espressivi in ogni momento, con animazioni degni di nota, raggiungendo l’apice nei filmati di intermezzo. RPGFan invece, nonostante gli enormi sforzi del compositore giapponese Uematsu, criticò la colonna sonora come noiosa, di poca ispirazione, al contrario degli altri citati sopra che dichiararono di ammirare solo alcune delle opere. GamePro invece apprezzò al massimo il comparto sonoro del gioco che sembrava proprio ispirare emozioni lungo tutta la storia. Una critica più pesantuccia va alla guida ufficiale che non donava abbastanza particolari, anzi bisognava loggarsi sul sito – pessima scelta davvero credo – e al gioco Tetra Master che sembrava creare più confusione rispetto al Triple Triad di FF VIII.
Il gameplay del gioco si sposa perfettamente con le sue ambientazioni. Il giocatore si muove sulla solita mappa del mondo entrando in città e dungeon interagendo coi cosiddetti NPC (non-player characters), raccogliendo tesori e così via. Per aiutare l’esplorazione, è stato aggiunta una icona sopra la testa dei personaggi, un punto esclamativo per la precisione, che serve ad indicare qualsiasi cosa, possa essere un oggetto o altro. Per salvare il gioco si fa affidamento invece ai bellissimi moogle oltre che per acquistare oggetti o usare le tende per riprendere le forze. Per aiutare invece l’esplorazione o, soprattutto, aiutare la comprensione dei personaggi è stato introdotto l’Active Time Events che con la pressione del tasto Select si attiva per poter interagire. Come sempre, camminando sulla mappa del mondo si possono incontrare nemici a random attivando la battle screen che ci presenta la familiare ATB col nemico in posizione opposta rispetto ai nostri eroi, e l’altrettanto familiare finestra del menu di battaglia che ci regala abilità uniche per ogni personaggio: Gidan, essendo un ladro, può rubare oggetti mentre Garnet può invocare gli Eidolon e così via. Quando un personaggio viene attaccato, vediamo la sua barra Trance riempirsi per poterlo trasformare e renderlo più potente per poco tempo, rimpiazzando le normali Limit Breaks di Final Fantasy VII e VIII. Vincendo le battaglie si ottengono Punti Esperienza utili a far salire di livello il nostro party e con esso le loro statistiche come Attacco, Velocità, ecc., amplificate a loro volta da armature e armi. Come possiamo ben capire, la personalizzazione che i precedenti capitoli ci donavano vanno a farsi benedire in cambio di una caratterizzazione migliore oltre che migliorare l’uso più “tattico” dei nostri personaggi. Vivi è il mago nero ed è infatti l’unico delegato all’uso di magie nere, mentre Steiner è il guerriero di turno e l’unico in grado di usare potenti abilità con la spada. Le armi giocano un ruolo abbastanza importante in quanto sì danno più forza ma anche nuove abilità che per essere apprese bisogna utilizzarle per un tot di tempo in battaglia, ottenendo Ability Point insieme ai PE. Una volta imparata l’abilità, non è più necessario utilizzare la stessa arma, anzi sarebbe saggio usarne un’altra che possiede abilità nuove anche se a discapito di qualcosa come meno difesa o attacco! Ovviamente più alto è il livello del personaggio, più abilità insieme può utilizzare, costringendo il giocatore a settare le abilità migliori per una migliore esperienza in battaglia. Un ultimo appunto vanno alle magie: ritornano finalmente i Punti Magia, quindi ogni mago avrà i suoi MP che si consumeranno a ogni uso di Fire, Energia, o anche evocazioni.
I personaggi giocabili sono otto e tutti fantastici da giocare secondo me, per le ragioni spiegate un paio di righe sopra. Ognuno di loro nasconde segreti nel proprio passato che viene a galla man mano che si avanza nel gioco
Gidan Tribal: è il personaggio principale che controlliamo nella maggior parte del gioco, membro del gruppo di briganti Tantarus che considera come una famiglia comandata da Kalò. È un abilissimo ladro combattente e un perfetto dongiovanni! All’inizio del gioco lo vediamo insieme ai suoi compari mettersi in azione per rapire la principessa di Alexandria ma gli eventi lo portano ad essere la sua guardia del corpo e a scoprire il suo vero passato come Dio della Morte successore di Kuja e predecessore di Mikoto, razza Jenoma.
Garnet Til Alexandros XVII (Daga): ecco la principessa menzionata poco fa. Al compimento del suo sedicesimo compleanno (si presume abbia la stessa età di Gidan) nota uno strano comportamento della regina Brahne e decide di assecondare il rapimento di Gidan nei suoi confronti. Sempre come Gidan ha un passato diverso da quello che si aspetterebbe, fa spesso strani sogni e sembra possedere capacità uniche unite al suo carattere di ragazza semplice e sorridente con dentro di sé la preoccupazione di dover, un giorno, accollarsi grosse responsabilità dal suo regno.
Vivi Orunitia: Vivi è il mago nero del gioco con le sembianze dell’originale mago di FF, con due occhi luccicanti e il volto nascosto, ma con un cuore puro, se così si può veramente dire. Non si sa della sua età e neanche delle sue origini. Sembra che sia caduto da un Cargoship tanto tempo prima e abbia vissuto con suo “nonno”, membro del clan Qu, e che abbia sempre balbettato per via forse della sua forte insicurezza.
Adalberto Steiner: un guerriero dalla grandissima forza fisica (e in Trance dire che è devastante è troppo riduttivo), Capitano dei Cavalieri del simpaticissimo squadrone Plutò della corte di Alexandria. Sembra essere legatissimo alla principessa Garnet tanto da inseguirla insieme al resto del party per convincerla a ritornare sui suoi passi, ma nel momento in cui scopre le vere intenzioni della regina Brahne decide di rimanere accanto alla principessa cercando di rimanere anche in buoni rapporti con Gidan, che appare fin troppo sconsiderato per il suo codice d’onore. È legato molto anche a Vivi formando un duo sempre simpatico tanto da unire perfettamente le forze in battaglia unendo spada e magia nera!
Freija Crescent: l’altro guerriero (guerriera in questo caso) è Freija, draghiera ventunenne superstite del regno di Burmecia andato perduto per colpa di Alexandria. È una vecchia conoscenza di Gidan e gira il mondo in cerca di Flatrey, il suo amore, che ritrova a Cleyra ma che scopre di aver avuto una amnesia che non gli consente di ricordare tutto ciò che è accaduto fra di loro in precedenza.
Quina Quera: Quina è un personaggio che è possibile avere subito nel primo CD o altrimenti entrerà automaticamente nel party a metà del secondo. Fa parte del clan dei Qu come il nonno di Vivi, costantemente affamata con tanto di accento romanesco comune al suo clan (“Viva il magnà!”) e fa uso di una forchetta e di particolarissime abilità che ottiene grazie alla Magia Blu e al suo divorare i nemici.
Eiko Carol: Eiko è una bambina, l’ultima rimasta della tribù di Madain Sari di cui, come si scoprirà in seguito, fa parte in realtà anche Daga. Come quest’ultima ha un attacco inutilissimo ma è molto abile con la magia bianca e le invocazioni, col suo caratterino.
Amarant Coral: l’uomo salamandra (o “Capelli Scarlatti” nella versione originale) è il lupo solitario del gruppo che si attiene a una filosofia di vita precisa: da soli è meglio, il più forte sopravvive. Inizialmente era una guardia della Casa d’Aste della città di Toleno dove per colpa di Gidan gli viene affibbiata una pesante taglia. In seguito si unisce a Lanì come cacciatore di taglie per acchiappare Garnet ma nel momento in cui Lanì usa l’inganno per rapire la piccola Eiko, l’onore di Amarant si mette in gioco per sistemare la situazione. Sfida più volte Gidan per cercare di capire la sua filosofia sempre molto altruista, decidendo infine che usare la sola forza porta spesso perdere tante altre cose importanti.
La storia del gioco comincia con aria festosa per via del sedicesimo compleanno della principessa Garnet di Alexandria, figlia della regina Brahne, e per l’occasione un gruppo di attori dovrebbe esibire in suo onore ma scopriamo in realtà che i Tantarus sono impegnati in un piano per il rapimento della principessa stessa. Gidan e compagni raggiungono il castello trovando Garnet totalmente disposta a farsi rapire dopo essersi insospettita sul cambiamento di carattere di sua madre, ma la fuga si rivela essere molto difficile: lo Scenalante Primavista precipita oltre i confini della città con a bordo, per sbaglio, anche il piccolo Vivi insieme alla guardia reale Steiner. Stando insieme per molto tempo i quattro si uniscono per scoprire che il regno di Alexandria sta mettendo in piedi una specie di esercito di fantocci maghi neri utilizzando una sconosciuta tecnologia che fa uso di “anime”. Raggiungendo la città di Lindblum, si scopre che era stato il granduca Cid ad aver architettato il rapimento di Garnet per proteggerla dalla madre che avrebbe intenzione di dichiarare guerra a tutto il Continente della Nebbia comandata da un certo Kuja. Convinta di poter fare qualcosa, la principessa scappa insieme a Steiner per poter fermare la regina e l’esercito, mentre Gidan si inoltra fino a Burmecia insieme alla ritrovata amica Freija e a Vivi ma proprio lì incontrano Brahne intenzionata ad abbattere Cleyra dove i superstiti di Burmecia si sono rifugiati. In una corsa contro il tempo, il gruppo raggiunge il luogo ma l’invocazione improvvisa di Odino distrugge tutto. Gidan e gli altri riescono a raggiungere Garnet per salvarla dal rito ma anche questa volta è troppo tardi: perde tutti i poter di invocatrice e solo più tardi, dopo un lungo cammino, riesce a riottenere ciò che gli appartiene. Brahne intanto continua con la sua sete di potere tenendosi con sé i poteri degli Eidolon e rifiutando persino Kuja che raggiunge il Continente Esterno inseguito dai nostri eroi insieme a Quina. Nel nuovo continente fanno la conoscenza di Amarant ed Eiko, unica sciamana rimasta insieme a Garnet che scopre così il suo vero passato, essendo stata adottata dal re da piccola. Gli eventi portano Brahne ad attaccare l’ex alleato con Bahamut che le si rivolta contro, mentre i nostri eroi giungono alla fine di un lungo cammino fino a Tera, vero pianeta natale di Gidan e Kuja, creati da Garland che brama la distruzione di Gaia con l’uso dei due Jenoma da lui creati. Purtroppo per lui, Kuja si ribella e uccide Garland scoprendo però che le loro vite sono strettamente legate; in uno scatto di paura e rabbia, Kuja raggiunge uno stato di Trance in cui distrugge Tera per cercare di raggiungere il Mondo di Cristallo dove sarebbe possibile distruggere ogni cosa. Gidan e gli altri riescono a sconfiggere Kuja prima che l’irreparabile giunga sul pianeta ma quest’ultimo con una ultima disperata azione spedisce tutti in un’altra dimensione dove il vero Boss finale del gioco, Trivia, incarnazione del nulla, viene sconfitto. Tornati sul vero pianeta, Gidan riesce ad ascoltare la voce di Kuja e corre in suo soccorso, scomparendo misteriosamente, forse morto. Dopo tanto tempo in cui Garnet è diventata la regina di Alexandria, Gidan si rifà vivo per un bel finale, decidendo di scampare alla morte visto che Kuja aveva deciso di perire per i suoi atti malvagi.
Shin 11 Novembre 2011 il 16:01
Personalmente, lo trovo il miglior gioco della saga di Final Fantasy. Mi � piaciuto veramente un sacco! La trama, le ambientazioni, i personaggi sono uniche nel loro genere e rendono questo gioco un capolavoro a mio avviso! Per chi non l’avesse mai provato lo consiglio caldamente =)
lucas 11 Novembre 2011 il 19:39
Il primo final fantasy non si pu� certo dimenticare! quante ore passate attaccato alla play… davvero indimenticabile!! 🙂
ManuelHyuga 11 Novembre 2011 il 19:51
Eccolo! Il mio Final Fantasy preferito! :heart:
L’ avr� finito un milione di volte ma la storia � sempre bellissima!
PG 11 Novembre 2011 il 23:31
Il mio primo FF.
Bellissimo. Non sono pi� sicuro di quante ore di gioco ci abbia passato, salvato sulla memory card proprio prima dell’ultimo boss, cos� da rivedere tutto il finale, emozionante.
Forse non difficile, ma la storia � pi� curata del precedente, meno banale.