Durante il tour nella mia libreria manga, sono incappata in un’opera che nulla ha a che vedere con il mondo dei manga, bensì è un manhwa. Ho già trattato questo tipo di fumetti parlando di Eternity, ma stavolta farò delle riflessioni su un manhwa di cui vale veramente la pena trattare.
Il titolo? La sposa di Habaek (Habaek Eui Sinbu). Che dire di questo fumetto coreano? Partirò con un breve sunto della trama per poi analizzare i suoi punti salienti, la novità che può aver dato nel panorama dei manhwa, qualche accenno all’autrice e per finire mi soffermerò sullo stile e sul disegno.
E’ da anni che il villaggio di Soa – la protagonista del manhwa – è minacciato da una siccità che prosciuga i pozzi della preziosa acqua e, per placare la collera del dio delle acque Habaek, gli abitanti del villaggio offrono una vergine in sposa. Questa volta è toccato proprio a Soa, la quale messa su una barca, viene abbandonata al suo destino. Finisce nel Paese delle Acque, dove per l’appunto ha dimora il fantomatico dio. Ma quale sarà la sua forma? Finora nessuna è tornata per raccontarlo, quindi parecchie congetture sono circolate nei secoli. Peccato che forse nessuna di esse attendeva ciò che in realtà è Habaek: un bambino. La stessa Soa è stata molto sorpresa nel constatare che suo marito è così. Ciò che però la ragazza ignora è che Habaek, durante la notte, assume forme adulte e la prima volta che si è palesato come uomo, si è finto un suo parente, facendosi chiamare Mui, non rivelando quindi la sua identità.
Inizierà così l’avventura di Soa, alle prese con questo stranissimo dio, ma non ci sarà solo lui; uno stuolo di personaggi coroneranno la vicenda: dal Dio del Fuoco, Judong, con cui Habaek ha non pochi battibecchi; la dea delle montagne Mura, la quale brama segretamente Habaek fin dalla sua precedente sposa; la dea della distruzione, la madre del dio e tanti altri. Inoltre la ragazza ha un segreto che si svelerà nel corso della storia, un segreto di cui non sarà al corrente almeno finchè non verrà rivelato. Non aggiungo altro per non rovinarvi la lettura!
La sposa di Habaek è tratto da uno dei miti più antichi della Corea, il quale narra la storia del dio del grande fiume Yalu, quindi vediamo in questo manhwa mischiarsi i tratti tipici dello shojo, come i vari intrecci fra i personaggi, sullo sfondo di una mitologia tramandata nel corso dei secoli. Non si può quindi catalogare quest’opera in un unico schema ed è proprio questo il bello.
Non si sa molto sull’autrice del manga – la bravissima Yun Mi-Kyung – se non che proviene dal sud Corea e che questo è il suo manhwa più conosciuto. Ha uno stile molto particolare: raffinatissimo, elegante e ricercato. Molto pulite le sue tavole, le quali trasmettono l’atmosfera quasi onirica del racconto, rendendolo un vero e proprio mito. L’ambientazione è ben curata, accompagnata anche dalla scelta dei retini al posto giusto. Abbonda di fiori, ghirigori, ornamenti. Le pieghe dei vestiti e la stessa scelta delle stoffe corrisponde ad un canone di bellezza ricercato. Le figure sia maschili che femminili sembrano sbucate da un sogno, sebbene non manchino le situazioni comiche, alternate ovviamente al dramma. La Sposa di Habaek è senza dubbio uno dei miei manhwa preferiti, sia per quanto riguarda la storia, ma soprattutto per lo stile dell’autrice. Sicuramente i miei 5,60 € meglio spesi (fra l’altro le edizioni Flashbook sono le migliori, perchè la copertina ha una trama particolare e alcuni volumi hanno come dei leggerissimi rilievi molto sfiziosi). E’ un salasso, me ne rendo conto, ma ne vale la pena se si considera che esce trimestralmente.