[Se fino ad ora quando recensiamo un’opera parliamo sempre di un anime o un manga, al limite un videogame, in questo caso tappoxxl ha deciso di presentarci un romanzo di quello che è l’autore giapponese più famoso al mondo. Vi dirà lui tutto, buona lettura!]
Un giorno, qualche mese fa, ho comprato per puro caso “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”. Un romanzo bello lungo, 515 pagine, ma scritto in maniera leggera e scorrevole. Un libro in cui l’autore(che ormai considero un genio) ci racconta le avventure di alcuni anonimi protagonisti all’interno di due mondi inizialmente separati …l’autore in questione è Haruki Murakami.
Le atmosfere che si respirano nel libro permettono al lettore di immedesimarsi nei due protagonisti principali, un “cibermatico”(persona che immagazzina nel proprio cervello dati e li elabora secondo alcune procedure denominate “Shuffling”) e un “lettore di sogni”. Durante la lettura vi scorreranno davanti agli occhi i paesaggi descritti con minuzia di particolari e le varie escalation emotive vi porteranno a tenere il fiato sospeso per alcune pagine(avvertenze per il lettore: non trattenere il fiato per più di due pagine consecutive se non si vuole correre il rischio di soffocare).
Devo ammettere che la trama mi ha sorpreso. La vita odierna descritta nel “Paese delle Meraviglie” strizza l’occhio ad una cultura medievale impostata sui ritmi delle stagioni. Nella “Fine del Mondo” invece, la tecnologia e la società moderna sono un coprotagonista unico e perfetto per il ruolo assegnatogli dall’autore. Durante la lettura ti accorgi di essere in Giappone, solo dopo aver letto che uno dei protagonisti si scalda del ramen istantaneo. Nel libro l’autore cambia radicalmente i paesaggi che fanno da contorno alla storia, ma lo fa senza che il lettore venga sballottato con forza da un mondo all’altro. Le creature misteriose, a differenza di come sembra dipingerle la copertina del libro, possono essere si, unicorni, ma possono essere benissimo qualsiasi altra cosa voi vi immaginiate! La donna col vestito rosa, nonostante venga descritta come una persona un po’ in carne, risulterà affascinante nella sua ingenuità. “L’ombra”(da cui il lettore di sogni viene separato al suo ingresso nel “paese delle meraviglie”), acquisirà via via sempre più importanza, portando chi legge sull’orlo della disperazione per le sue sorti.
In Murakami, la caratteristica che più mi stupisce, è il suo modo di rendere personale ogni frase da lui scritta. Ogni emozione, ogni avvenimento narrato, prendono forma nella mente di chi legge con un realismo impressionante. Trovo questo suo modo di scrivere unico e lo consiglio a tutti.
“La fine del mondo e il paese delle meraviglie” è il quarto romanzo di Haruki Murakami. È stato scritto nel 1985 e mischia un’avventura fantastica, un romanzo fantascientifico e una storia sulla voglia di raggiungere la propria completezza spirituale. Alla fine della lettura vi accorgerete che le 515 pagine usate dall’autore per dare sfogo alla sua fantasia, sono anche poche. E soprattutto penserete che un libro simile è riuscito a rapirvi per qualche giorno, e che, nonostante tutto, non ve la sentite proprio di andare in questura a denunciare Haruki Murakami per rapimento!
Kawa 20 Febbraio 2011 il 18:05
L’ennesimo autore sputtanato (oltre a banana yoshimoto) grazie al costante lavoro delle giappominchia. “ooooh leggo i libri di murakami!!11!!!1111!!!”
Che pena.
DEbby 20 Febbraio 2011 il 18:49
io in questo periodo sto leggendo “Norwegian Wood” di Murakami e devo dire che, nonostante le quasi 400 pagine scorre veloce. Anche questo romanzo � molto bello,anche se lievemente diverso da “La fine del mondo e il paese delle meraviglie” 🙂
marilla00 20 Febbraio 2011 il 22:56
Ho letto molti libri di Murakami ma non quello dell’articolo, personalmente lo trovo sempre molto spiazzante nei suoi romanzi, � qualcosa a cui � difficile abituarsi perch� si tratta di romanzi decisamente diversi da quelli a cui siamo normalmente avvezzii. Nonostante questo leggere i suoi libri mi intriga moltissimo, la cosa bella dei suoi romanzi � proprio il fatto che potrebbero essere ambientati in qualunque parte del mondo e, solo casualmente, si svolgono in Giappone, e poi la musica, di divesi tipi, che scandisce sempre la colonna sonora del romanzo. Le meditazioni, i silenzi ed i paesaggi sono tutti assoluti nella loro perfetta poesia onirica. Non si tratta di sputtanare o stimare un autore, ogni suoi libro � un’esperienza a se che ciascuno dovrebbe almeno provare a sperimentare per una volta, se poi non piace si passa ad altro. Io persisto e consiglio a tutti di leggere anche le novelle, Kafka sulla spiaggia e L’uccello giraviti.