La Cina vieta la distribuzione di L’attacco dei Giganti e più di altri trenta anime e manga

di Silvia Letizia Commenta

Lunedì di questa settimana, il ministero per la cultura del governo cinese ha annunciato una lista di trentotto opere giapponesi, tra manga e serie d’animazione, la cui distribuzione sarà bandita in Cina, sia on-line che su carta.

I trentotto titoli includono Zankyō no terror, Blood-C, Gakuen Mokushiroku – Highschool of the Dead, Ergo Proxy, Kiseiju – L’ospite indesiderato, The Skull Man, Another, Inferno Cop, Afro Samurai, Tokyo Ghoul √A, Sword Art Online II, Tokyo ESP, Tokyo Ravens, Devil May Cry, Mnemosyne – Mnemosyne no Musume-tachi, Shinmai maō no testament, L’attacco dei Giganti, Corpse Party, Strike the Blood, Death Note, Deadman Wonderland, Date A Live II, Psycho-Pass, Devilman Lady, School Days, Cacciatori di elfi, Elfen Lied, High School DxD, Samurai Bride, Dakara Boku wa, H ga Dekinai, Girls Bravo: Seconda Stagione, Kanokon, Hagure Yūsha no Aestetica, Sakura Mail, Black Butler – Il maggiordomo diabolico, Claymore e Dance in the Vampire Bund.

Il ministro Liu Qiang ha dichiarato che la lista è il risultato di valutazioni effettuate da investigatori, recensioni operate dal ministero stesso e opinioni di esperti. L’obbiettivo della lista è quella di guidare i vari siti web ad un’analisi appropriate dei fumetti e delle serie d’animazione d’importazione. Liu Qiang ha anche aggiunto che alla lista saranno aggiunti ulteriori titoli col passare del tempo.

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A partire dall’1 aprile di quest’anno, una nuova legge ha imposto ai siti web di videosharing cinesi di dover ottenere un’approvazione speciale prima di poter diffondere in streaming video prodotti all’estero. In quel periodo, il ministero ha cominciato a elencare una serie di titoli che non potevano essere importati a causa dei loro contenuti violenti, pornografici, legati al terrorismo o a crimini contro la morale pubblica. Tutti i siti web che mostravano contenuti sospetti sono stati posti sotto inchiesta.

Stando a quanto riportato dal ministero stesso, ventinove siti web cinesi sono stati multati e gli è stato intimato di rimuovere il materiale incriminato o rischiare di perdere la loro licenza commerciale. Tra questi siti web figurano Baidu Inc’s iQiyi, Sohu.com Inc., Tencent, Leshi Internet Information & Technology Corp Beijing (LeTV) e Youku Tudou. In aggiunta, otto siti web sono stati chiusi per aver diffuso contenuti senza licenza.

[ Fonte | ANN ]

[ Fonte | Wikipedia ]

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