Per la serie “ritrovamenti dal passato”, vi parlerò di un manga che mi è capitato di conoscere solo in seguito alla visione del relativo anime. Sto parlando di Kodomo no Omocha (Giocattolo per bambini), che molti di voi ricorderanno con il nome di Rossana.
Partiamo col dire che l’anime e il manga percorrono bene o male la stessa linea temporale, solo che l’affrontano in modo diverso, soprattutto per colpa della forte censura da parte degli editor italiani. Quindi ciò che noi ragazzine e ragazzini dei primi anni delle superiori (mi ricordo che avevo più o meno quell’età lì) è solo la versione tagliuzzata e ritoccata. Ma non mi dilungherò sulle differenze fra anime e manga, bensì mi concentrerò sulla trama, sui messaggi e sullo stile dell’autrice.
L’autrice è Miho Obana che ha già debuttato dal 1990 con Mado no Muko sulla rivista Ribon Original, ma indubbiamente Kodomo no Omocha è il suo manga di maggiore successo. Narra la crescita di una ragazzina, Sana Kurata, attraverso le sue esperienze sia scolastiche, affettive, di carriera e anche fisiologiche e tutto quello che dovrebbero comportare questi cambiamenti. Sana è una ragazzina delle elementari, già famosa per spot televisivi, programmi, ecc e si barcamena fra la sua vita normale di studentessa e la sua carriera. Da cornice alla sua storia ci sono il suo compagno di classe Akito Hayama e gli altri, il suo manager, la mamma scrittrice ritardataria ed eccentrica, il suo compagno di lavoro, i professori e tanti altri personaggi secondari che man mano si scopriranno. Sana è una ragazzina energica, sempre allegra e ottimista, in grado di ridare il sorriso a chiunque riesca ad entrarne a conoscenza, ma cambia atteggiamento quando si ritrova ad avere a che fare con lo scorbutico bulletto Akito. Non reagisce come tutti alla sua prepotenza, anzi, forse è l’unica in grado di tenergli testa e alla fine diventare sua amica e innamorata. La loro storia però vede delle crepe, soprattutto quando Sana viene chiamata a lavorare ad un lungometraggio e deve per forza allontanarsi dall’ambiente in cui ha vissuto finora. Il suo compagno di lavoro Charles (viene chiamato così nell’edizione italiana e in quella giapponese Naozumi), innamorato di lei fin da bambino, cerca di avvicinarla e questo comporterà la rottura fra Sana e Akito. Quando lei tornerà a casa sarà una stella ancora più impegnata di prima e questo purtroppo la costringerà a star lontana dalla sua vita e dai suoi amici e non si accorgerà della relazione fra Akito e Fuka (una vecchia compagna di classe dell’asilo di quest’ultimo) se non quando se li troverà davanti. Il trauma la porterà ad accettare la proposta di Naozumi di andare in America a fare un musical. Lì risolverà anche il mistero riguardante i veri genitori di Naozumi (visto che entrambi sono stati lasciati in orfanotrofio fin da piccoli) e si scoprirà che il padre è proprio il produttore del musical a cui dovrebbero lavorare, il quale s’è rifatto una famiglia nel frattempo. Tornata dall’America scopre che la relazione fra Akito e Fuka sta naufragando e che Akito si è riscoperto interessato a lei. La scena del bacio alla terrazza fa da conclusione all’anime, mentre il manga apre un nuovo capitolo dove Sana illustra il suo futuro nella scuola media.
Dopo questa brevissima panoramica sulla trama direi di analizzare il manga dal punto di vista dei messaggi. Ora, se qualcuno di voi ha il manga di Kodomo no Omocha fra le mani, potrà notare che a lato dell’edizione della Dynit c’è scritto “Consigliato ad un pubblico adulto”. Se un manga del genere, che fondamentalmente non ha nulla di così scabroso, viene consigliato ad un pubblico maggiorenne, chissà cosa avrà di strano. Beh, diciamo che ci sono molte situazioni particolarmente delicate come ad esempio il problema del bullismo di cui Akito fa parte, riuscendo addirittura a portare un coltello a scuola e minacciando i suoi compagni con esso (la stessa Sana è stata coinvolta). Il passaggio fra infanzia e adolescenza. Ad un certo punto Sana scopre di avere le mestruazioni e viene consigliata dalla mamma. Questa scena non viene nemmeno toccata nell’anime e neanche il coltello a scuola. Credo che la Obana abbia voluto toccare dei punti abbastanza delicati rendendoli nel suo stile tutto personale e pulito. I suoi personaggi sono sì dei bambini/ragazzini, ma sono anche dei piccoli uomini e delle piccole donne, coi loro problemi, le loro frustrazioni, le gioie, le tragedie, le risate…è interessante vedere come riescono ad affrontare tutte le problematiche della vita.
Lo stile dell’Obana, come ho già detto, è tutto personale e abbastanza diverso da molti altri che ho potuto vedere. Partendo dagli occhi, per raggiungere tutto il resto del corpo. Non è molto brava nelle sequenze di movimento e forse alcune scene “d’azione” sono troppo piatte, ma nella scelta delle vignette e della posizione dei personaggi in esse, direi che ha della stoffa. I retini inoltre giocano un ruolo fondamentale perchè creano l’atmosfera giusta in base al phatos che dovrebbe trasmettere la scena. Ha un tratto pulito, per niente grezzo. I dialoghi scorrono abbastanza facilmente e non sono pesanti. È un manga tipicamente shojo, con un pizzico di quotidianità slice.
Di Kodomo no Omocha sono stati realizzati, oltre all’anime, anche un OAV trasmesso solo in Giappone, uno special chiamato “Il giocattolo dei bambini – Rossana – La Villa dell’Acqua.” che altri non è se non l’avventura di Sana quando ha partecipato come attrice nel lungometraggio.
Al di là dei pregiudizi che si possono avere, soprattutto dopo aver visto l’anime, consiglio di leggerlo comunque il manga per gli amanti del genere.
Kona 29 Maggio 2011 il 15:42
Io lo vedevo in televisione quando facevo le elementari e lo amavo alla follia, un p� di tempo fa me lo sono rivisto tutto da capo, un p� anche per nostalgia, e adesso ho deciso di comprarmi tutta la serie!
Penso che sia uno dei migliori shojo che ci sono in giro
Kiki 29 Maggio 2011 il 17:53
Bellissimo manga. Vedevo l’anime quando andavo alle medie, qualche anno fa ho comprato il manga per curiosit� e me ne sono totalmente innamorata. Per quasi tutta la storia, momenti di comicit� si alternano a momenti seri; per quel che ricordo, solo verso la fine le gag diminuiscono drasticamente, perch� la storia si fa molto pi� seria e “delicata”, tanto che i creatori dell’anime hanno tagliato tutta la parte della”malattia della bambola”.
Credo che Kodocha rappresenti molto bene l’influenza che le azioni degli adulti esercitano sui bambini e le problematiche adolescenziali.
Alcuni personaggi possono sembrare eccessivamente eccentrici (come la madre di Sana che gira in macchinina per casa con uno scoiattolo in testa), ma la Obana sviluppa benissimo le loro relazioni e i loro caratteri.
Dopo Kodocha ho letto anche altri manga di Miho Obana, e non mi hanno lasciata mai delusa. E’ una delle mie autrici preferite con la Yazawa e Natsuki Takaya.
Haru 29 Maggio 2011 il 23:10
Concordo appieno, con quello che hai scritto e credo che Miho Obana sia una delle pi� brave autrici di shojo degli ultimi tempi. Anche se le situazioni che descrive sono abbastanza delicate, come in Kodocha pu� esserlo il bullismo e il passaggio fra infanzia e adolescenza, non vengono affatto affrontati in modo superficiale.
Grazie a voi due che l’avete apprezzato 😀