Sabato, durante un viaggio mi è capitato di leggere un reportage di Ilaria Maria Sala sul giornale “LA STAMPA” nel quale si parlava di un altro disastro che cambiò a suo modo parte del Giappone, il grande terremoto Hanshin-Awajii che molti della mia età non ricorderanno neppure. La mattina del 17 Gennaio del 1995 la città di Kobe venne scossa da un terremoto di 6.8 di magnitudo, successivamente la città fu messa in ginocchio da una serie sterminata di incendi causati dallo scoppio di tubature di gas delle abitazioni. La calamità fu davvero pesante, in tutto il territorio circostante la desolazione era talmente sopprimente che la popolazione si spostò per ricostruire una nuova vita, la città di Nagata ad esempio dimezzò in quell’evento il numero dei propri abitanti.
Quella volta però la lezione fu assimilata, si resero gli stabili più sicuri prevenendo lo scoppio d’incendi con dispositivi appositi, le strade furono progettate per un migliore scorrimento in casi di emergenza, l’esercito nei casi successivi venne mobilitato immediatamente (come nel caso di Sendai) e furono messi a disposizione dei WC pieghevoli per il mantenimento di un minimo livello di igiene.
La città di Kobe attraverso il programma di ricostruzione denominato “Fenice” venne ricostruita da zero e già dieci anni dopo era in grado di splendere come tante altre città e portare nuovamente flussi turistici. Questo è solo un esempio di come una popolazione e delle amministrazioni efficienti come quelle in Giappone riescano a resistere e fortificarsi da tragedie che riempiono le pagine cartacee e virtuali di tutto il mondo. Un altro atto molto bello simbolicamente e utile è la costruzione nella nuova città risorta di un Museo per commemorare i caduti e non dimenticare la storia ed un grande centro di ricerche per il rinnovo umano e la mitigazione dei disastri naturali situato nella zona più colpita dal terremoto (ora chiamata HAT Happy Active Town).
Come ci hanno e ci stanno dimostrando tuttora il Giappone è un Paese forte, in grado di rialzarsi e perché no, di migliorare. Sicuramente il disastro ed i successivi all’11 Marzo sono di molto più difficile assorbimento ma guardando la storia, come qui descritta, è davvero lecito credere in una vera e propria rinascita dalle proprie ceneri. Come una fenice.
[via|LA STAMPA]