Dopo aver letto l’articolo di Lillyth su Shamo, mi è venuta voglia di spulciare la mia libreria manga alla ricerca di qualcosa di datato e a risfogliare vecchi volumi. Mi è capitato fra le mani Eternity, un manhwa per la precisione. Per chi non lo sapesse, un manhwa è il fumetto coreano, che a differenza dei soliti manga che si leggono da destra verso sinistra, questo tipo di produzione letteraria si legge come qualsiasi altro fumetto occidentale, cioè al contrario, da sinistra verso destra.
Che dire di Eternity…iniziamo dalle note tecniche! Fa parte della collana Young Champ Series ed è editata dalla Flashbook. Composta da cinque volumi, conclusa sia in patria che in Italia già dal 2000, mentre nel nostro paese dal 2003. Una piccola chicca è la sovracoperta, la quale segue perfettamente le linee del volume e può essere adatta ad essere “stropicciata”, che tanto lo rilega molto bene. I disegni sono fatti da Shin Yong Wan, mentre la sceneggiatura, la parte dialogica e la ricostruzione storica sono opera di Park Jin Ryong. Il disegnatore è famoso anche per un’altra sua opera: Taimashin: Akamushi Masatsukou, un seinen dalle sfumature horror e fantasy, molto più recente, conclusosi nel 2006 e ancora inedito in Italia, come potete andare a vedere su Fumettopedia.
Dopo questa carellata sulle questioni tecniche, passiamo alla storia e ad un’analisi sull’opera dal punto di vista grafico e di contenuto. Ovviamente, ricordo che è solo una mia personale opinione e quindi discutibile. Consiglio di andare a vedere di persona, in ogni caso.
Siamo nel 184 D.C, quando una sanguinosa e violenta guerra sta per sconvolgere la Cina dell’epoca. Tre valorosi guerrieri decidono di scendere in campo per impedire il massacro dell’intera popolazione, però non riescono nell’impresa ed incontrano la morte sul campo di battaglia. Come ogni eroe che si rispetti, sono entrati nella leggenda. I loro nomi sono: Yubi, Ghuanwoo e Jangbi. Questo è il prologo della storia. C’è un uso molto marcato del chiaroscuro e dei retini, quasi a voler dare solennità e ad aumentare il senso di inquietudine della battaglia. I personaggi sembrano lottare con il buio e stagliarsi verso la luce – in questo caso il bianco è fondamentale -.
Ma proseguiamo trovandoci nella Corea del 2002. Facciamo conoscenza con You Bean, un ragazzo liceale secchione, il quale è un maniaco ai livelli di Happosai, tanto che non appena vede una ragazza, nella sua mente già la seleziona in base alla misura delle sue curve. Qualora essa non rispecchia i suoi canoni, la scarta a priori. Un personaggio abbastanza bizzarro, se si pensa che è il primo della classe e che all’apparenza sembra un “bravo ragazzo”. In seguito, fa il suo ingresso nella storia Kwan Woon, un teppistello molto incline alla lotta e scapestrato ed infine Jang Bang, un otaku con la passione per i videogiochi porno. Un trio improponibile, eppure viene scelto da una giovane sciamana, Aram, la quale crede fermamente che tutti e tre sono la reincarnazione degli eroi di quella battaglia e che You Bean sia proprio il suo padrone Ghuanwoo. Quale ghiotta occasione per quest’ultimo per provarci spudoratamente con lei, approfittando pure del fatto che è carina, peccato che la ragazza sia interessata al teppistello e quindi lascia a bocca asciutta il nostro maniaco di fiducia. Dopo aver saputo del loro passato – non credete che abbiano accettato di buon grado la realtà! – vengono coinvolti in situazioni imprevedibili e sempre più pericolose, come ad esempio nel primo volume, dove dovono fronteggiare un professore all’apparenza buono e gentile, ma in realtà molto violento e particolarmente sadico. Pian piano scopriranno sempre più cose del loro passato, sempre più nemici che faranno la loro comparsa.
Questo manhwa riesce ad unire azione, scene demenziali e spassose, con un pizzico di fantasy in più. Le scene di combattimento e quelle drammatiche sono sapientemente lasciate in mano ai retini, per dare pesantezza all’ambiente, adattandosi molto bene alla narrazione, alternate a quelle comiche che esaltano le buffe espressioni dei personaggi, rendendo la storia divertente e scorrevole. I dialoghi adattati all’edizione italiana sono buoni e per nulla scontati, degni dei temi trattati. Infine in fondo al volume c’è un piccolo “corso” per saperne di più sul mondo dei manhwa coreani, direttamente tratto dalla rivista Jplanet.
Lo consiglio vivamente, per lo meno per l’originalità e per le scene comiche che sono una chicca imperdibile.