Trama:
Episodio 23 – Simulcast Daisuki
Episodio 24 – Simulcast Daisuki
Commento:
Quest’articolo risulterà breve. Mettiamoci un po’ di sottofondo musicale mentre parliamo.
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Ed eccoci qui a parlare per l’ultima volta di Kill la Kill. Forse l’anime “perfetto”, permettetemi di virgolettarlo, di cui ci ricorderemo per anni non tanto per il chiasso che ha suscitato quanto per le valenze insite nell’opera. Un anime che a distanza di tempo ci si ritrova a pensare: “ma sì, quasi quasi mi faccio una maratona di Kill la Kill”.
Le mie parole saranno di pieno elogio per questo titolo in questo articolo e vorrei con tutto il cuore che chi si trovasse in disaccordo con quanto dirò si esprimesse apertamente nei commenti. Non parlo da un pulpito per dirvi come pensarla, ma in una tavolata vi dico come la penso io e vi chiedo se condividete.
Cos’ha di speciale Kill la Kill che lo rende il titolo che è? Due sono le caratteristiche che lo definiscono come tale, banali e a prima vista superflue ma che sono l’ossatura di una storia. La narrazione e il citazionismo.
La questione è semplice: prendete tutti gli elementi e le idee del Signore degli Anelli e tutta di la mitologia affianco, toglietelo dalle mani di Tolkien e affidatene la scrittura al vostro kebabbaro all’angolo della strada. Ne esce la stessa cosa? “Ma mai nella vita!” [cit.]
Ciò che rende vincente Kill la Kill è, per l’appunto, la sceneggiatura. Ciò non tanto per l’idea in sé che ognuno di noi può valutare come originale o banale, ma quanto per come è stata raccontata nel corso di questi mesi, episodio per episodio. Il tempismo degli eventi è a dir poco perfetto, incalzante ma non frettoloso. Ad ogni episodio c’è un crescendo che porta ogni volta ad un acme sempre più alta, culminante con l’ultimo episodio. Una storia che accontenta tutti perché racconta quello che volevamo sentirci raccontare, senza mai però sfociare nella noia che di solito comporta la prevedibilità.
E’ vero, rimangono delle questioni aperte, ma a mio avviso sono tutte inezie (a parte una forse). L’unica un po’ a turbarmi è lo sfasamento temporale di Soichiro e della missione che affida a Satsuki (di cui ho parlato in passato). Ed è anche vero che all’episodio 21, a mio avviso, il ritmo sia calato leggermente. Ma pensiamoci, quale anime tra i più acclamati non ha “qualche” difetto? Mi sento di dire che Kill la Kill ne contenga il minor numero, o quantomeno un numero tale che al confronto con l’ottima resa dell’opera risulta decisamente invisibile.
Il citazionismo è un altro carattere peculiare di Kill la Kill. La Trigger è partita da un presupposto: al mondo non si può creare niente di nuovo (E’ già stato tutto detto o fatto, quindi siamo degli str***i! [cit.]). Quindi hanno trasformato quello che poteva essere un punto di debolezza in un punto di forza e, anzi, nodale dell’opera. Io ora vi linkerò un sito, questo, dove viene raccolta ogni singola citazione all’interno di Kill la Kill. Che venga dall’immaginario pop, come ad esempio Pulp Fiction, o che si vada a citare l’ambiente degli anime e manga, ogni citazione è ben precisa. Questi riferimenti sono a volte occultati all’occhio e non percepibili ad una prima “frenetica” visione oppure palesi come il sole e comprensibili anche dall’ampio pubblico (vogliamo parlare di Ryuko che diventa bionda?).
Una storia completa dal finale agrodolce, come la Trigger ci aveva assicurato sarebbe stato. Un finale non sconvolgente, di quelli che stravolgono le carte in tavola come quelli già realizzati dallo stesso sceneggiatore, ma una fine giusta. Il finale è esattamente come dev’essere e penso nessuno di noi ne cambierebbe una sola virgola.
Ho preferito evitare di commentare i singoli episodi questa settimana e darmi piuttosto a una review a posteriori dell’intera opera. Questo mio articolo vuole anche essere un invito a coloro che non l’hanno visto di buttarsi in questo viaggio di 8 ore, di portare fino alla fine la visione perché ne vale ogni singolo fotogramma.
Voglio quindi concludere facendo un cosa un po’ tamarra: mi autocito. Cos’avevo scritto mesi fa, al primo articolo su quest’anime che ormai amo alla follia?
Quest’anime è “troppo”. Troppo di tutto. E’ esagerato sotto ogni punto di vista e, se mi permettete l’uso di parole poco fini, parecchio cazzone.
Questa percezione di un “troppo di tutto” è andata via via alleggerendosi visto che la storia ha cominciato ad abituarci all’inaspettato e all’esagerazione gar.
Non è il novello “Aku no Hana” o che so io, non è un anime che pretende di spacciarsi per profondo o di spessore. E’ un anime per puro intrattenimento che, adottando uno schema ben noto, cercherà di distinguersi. E a mio avviso, ci sta riuscendo.
E si è distinto parecchio.
Io qui vi saluto e vi rimando alla settimana prossima. La prima settimana della nuova stagione ci aspetta con un lungometraggio di Animazione Disturbante!