L’anime che voglio presentarvi quest’oggi, tra le serie attualmente in corso in questa calda estate (niente a cui un ventilatore e una bevanda fresca non possano rimediare) è Kamisama no Inai Nichiyoubi, detto anche “Sunday Without God” o Kaminai, tratto da una light novel scritta da Kimihito Irie e pubblicata dalla Fujimi Shobo. Dell’anime sono state annunciate tredici puntate che dovrebbero coprire perlomeno l’introduzione, e ad occuparsene è lo Studio Madhouse… e qui nonostante avessi qualche riserva, mi sono avventurato nella visione di questa serie e ho trovato i quattro episodi attualmente trasmessi “interessanti“.
Kaminai prende luogo in una versione alternativa della nostra amata Terra, non così tanto differente se non fosse per un piccolo dettaglio: un bel giorno, stando a quanto le persone credono e raccontano, un’entità paragonabile a Dio si è manifestata chiedendo scusa al genere umano per i suoi errori. La non-più-infallibile divinità, infatti, alla creazione fece male i suoi conti finendo per ritrovarsi con l’aldilà sovrappopolato di anime… costretto ad ammettere questo suo errore consegna anche le sue dimissioni al genere umano. Da quel giorno il genere umano smise di morire, ma non di ammalarsi, ferirsi e soffrire. Coloro che secondo le nostre attuali conoscenze mediche dovrebbero essere morti continuano a trascinarsi per lande desolate trasformandosi lentamente in feroci zombie: non è chiaro come e quanto tempo sia necessario per questa trasformazione, l’unica certezza è la sua inevitabilità. Prima di andarsene tuttavia, il Creatore ha lasciato un ultimo dono al genere umano: i Gravekeeper (Guardiani del Cimitero), gli unici che seppellendo i “morti” possono dare loro la pace eterna.
Quindici anni sono passati da quel giorno, e la piccola Ai vive nel villaggio una volta protetta da sua madre, una Gravekeeper morta qualche anno prima. Passa le sue giornate a tenere in ordine il cimitero e preparare le inevitabili sepolture che presto o tardi dovrà officiare: sogna di incontrare suo padre, un uomo chiamato Hampnie Hambart, e di proteggere la pace nel suo villaggio come fece sua madre, ma purtroppo la realtà è sempre crudele e in un mondo ridotto in questo stato la pace non può che essere temporanea. Un giorno arriva nel villaggio un misterioso individuo che per motivi tutti suoi uccide tutti gli abitanti del villaggio, successivamente rivela alla piccola Ai che non può essere una Gravekeeper: primo perchè costoro sono poco più che automi, programmati per cercare di seppellire i morti come unico istinto, secondo perchè Ai ha dodici anni, e da quando Dio ha abbandonato la Terra quindici anni prima all’essere umano è stato impossibile avere figli. Eppure per qualche ragione le sepolture di Ai riescono veramente a dare la pace ai defunti…
Kaminai è una serie incentrata sul viaggio della piccola Ai alla ricerca della sua identità e sulle ragioni che hanno portato il mondo allo stato attuale: esplorazione e mistero sono al centro della vicenda, che ho trovato sufficientemente intrigante dal proseguire nella visione nella speranza di avere, presto o tardi una spiegazione (di storie di gente che non muore, ne ho lette/viste tante, e questa mi ha ricordato per certi aspetti Torchwood 4 Miracle Day, serie televisiva sci-fi inglese degli ultimi anni ndRegola). Bisogna semplicemente vedere se i colpi di scena, e gli sviluppi di questa storia saranno all’altezza delle aspettative nutrite da queste prime battute, comunque non troppo eccellenti: nonostante il tocco macabro che la vicenda prende in alcuni frangenti, la protagonista è della tipologia loli che tanto sembra spopolare nelle serie estive, cosa che mi fa supporre che quest’anime avrà tematiche soprattutto horror. Le animazioni nella prima parte non mi sono sembrate portentose, ma neppure scadenti, da vedere se nel corso dei prossimi episodi verranno mantenuti questi standard; in alcune schermate, soprattutto in quelle di viaggio ho riscontrato il riciclo di modelli 3D in computer grafica, con la quale sono stati certamente realizzati molti degli ambienti di questa serie. I colori usati (come potete vedere dalle immagini che ho scelto) sono spesso caldi, molto intensi, e trasmettono quella tipica sensazione di calore che accomuna un pò tutti gli scenari post-apocalittici.