Ho avuto la sensazione che il mondo sia finito e mi sia perso qualcosa…poco male, niente può arrestarmi quando si tratta di parlarvi di un anime. Anche questo che vi sto presentando oggi è in corso, e oramai, con la stagione invernale alle porte recante un pacco inaudito di nuove serie, abbiamo quasi terminato la trattazione di quelle degne di nota di quella autunnale…
K è una serie animata prodotta dallo studio GoHands (Princess Lover e Setokai Yakuindomo… non proprio le serie più famose degli ultimi anni) e si tratta di un progetto, per così dire, “originale”. Si, perchè sebbene vi siano due manga (editi dalla Kodansha) questi fungono come prequel, quindi abbiamo a che fare con un lavoro in qualche modo inedito. Gran parte del lavoro è stato fatto da Shingo Suzuki, che non ha curato solo la regia, ma la trama e il character design, lo stesso Suzuki di Mardock Scramble, per intenderci, e che si è occupato di animare alcuni scontri in episodi di anime di successo (tra cui il decimo episodio di Puella Magi Madoka Magica e il sedicesimo di Gantz). La serie è breve, sono stati programmati tredici episodi, ed è quindi prossima alla conclusione: penso questo sia una grave pecca, perchè considerata la mole di materiale e personaggi inseriti si rischia di procedere verso una conclusione troppo rapida e superficiale.
Sin dai primi fotogrammi veniamo catapultati in una complessa situazione: compaiono troppi personaggi per quanti se ne riesca a ricordare il nome, e parlano di cose che non vengono spiegate all’inizio. Ciò che è chiaro, invece, è che due bande di sciroccati (una a tema teppista e una a tema militare…quelle divise sembrano uscite da Lady Oscar) stanno per dare inizio a un combattimento dalle proporzioni catastrofiche… e poi scopriamo che la storia non parla di questo combattimento. Se non altro non subito.
Il protagonista della serie è Yashiro Isana, un ragazzo che frequenta le superiori, e ha, per modo di dire, la testa sempre tra le nuvole. Dimentica sempre il proprio PDA (una sorta di Smartphone che funziona anche come documento d’identità all’interno dell’istituto), il pranzo e quali siano i suoi compiti; si limita a vivere la sua bella vita fino al giorno in cui diverse persone cominciano ad attentare alla sua vita. Questo perchè pare che Yashiro abbia assassinato un membro di una delle due bande che si fronteggiavano all’inizio del primo episodio (i teppisti), e questi ora reclamano la sua testa… non solo, anche Kuro Yatogami, detto il Mastino Nero, cercherà di ucciderlo per motivazioni comunque diverse: Yashiro dovrebbe essere il successore al trono di Re Incolore, posto occupato dal maestro di Kuro, che gli avrebbe chiesto di uccidere il prossimo Re qualora si rivelasse essere una persona malvagia. E un assassino è indubbiamente una persona malvagia. Ovviamente Yashiro non ci sta a farsi uccidere, anche perchè di tutto questo parlare di Re e bande non ne capisce assolutamente niente. Questa storia è un casino, gli intrecci e i modi di muoversi dei personaggi, come le conseguenze delle loro azioni si influenzano a loro volta, mi ha ricordato molto Durarara!!
Non è che le varie informazioni date non abbiano senso, è che necessitano di parecchi episodi per essere spiegate. I personaggi sono tanti (anche se al centro della vicende se ne possono restringere una decina), e spesso le loro motivazioni sono contorte. Anche perchè dietro un semplice omicidio sembra nascondersi l’ombra di una minaccia talmente tremenda da poter distruggere un’intera città. È così che la ricerca di verità e di innocenza di Yashiro lo porta a “indagare” su questa storia, ed episodio dopo episodio, si scopre quanto eventi apparentemente indipendenti siano tutti collegati fra di loro. A dire il vero, lo sviluppo della trama è comunque molto lineare: a renderlo contorno son proprio, come dicevo, la presenza di parecchi personaggi e dei relativi punti di vista; mi sarebbe piaciuto che la serie durasse 24 episodi, in modo che i vari elementi potessero essere spiegati senza fretta.
La serie è ricca di elementi umoristici, anche i personaggi più seri e “cool” sembrano avere qualche nota demenziale (ed è valido anche l’opposto, i personaggi demenziali si rivelano poi seri), che può o non può piacere. Questo perchè a volte, in virtù di questa demenzialità di sottofondo, alcune scelte possono apparire insensate: come quella di parlare invece di uccidere il tuo bersaglio, di fermarsi ad aiutare una persona mentre inseguiti da un assassino… e così via, sono comportamenti giustificati spesso dalla necessità di spiegare un personaggio, far ridere o mandare avanti la storia, ma che possono infastidire i maniaci della “coerenza di personaggio”. Nella serie è presente qualche fan service: la maggior parte sono di Neko, il gatto dotato di superpoteri che si trasforma in donna e aiuta Yashiro, alcune sono riservate ai vari personaggi femminili che indossano abiti che paiono fatti apposta per mostrare l’intimo senza l’aiuto di ingegnose inquadrature. Ma la vera chicca della serie sono le animazioni, vi basteranno le evoluzioni con lo skateboard di Yata al primo episodio per convincervi: purtroppo i combattimenti non sono tantissimi, ma i pochi che ci sono vi assicuro, sono fatti benissimo, e valgono l’intera serie.