Mi è servito del tempo per scrivere quest’articolo su Maria the Virgin Witch (Junketsu no Maria) perché prima di parlare dell’anime volevo confrontarmi almeno col secondo volume, su tre, del manga da cui è tratto. Ne abbiamo di cui parlare.
Un manga recente, terminato nel 2013. Una storia che si sviluppa in tre volumi attorno alla figura di questa strega francese che, durante la guerra dei Cent’Anni, si batte al fine di far terminare la guerra impedendo, con la magia, alle due parti di combattere. Un racconto leggero che però ci pone di fronte ai temi della guerra, della felicità personale sopra quella della comunità, del “disegno superiore” che regola tutto ed altro ancora.
Purtroppo la storia è fin troppo breve perché possa comporre ben 12 episodi. Lo studio che si occupa della produzione dell’anime ha quindi inserito ulteriori personaggi per poter quindi tessere ulteriori sotto-trame che permettessero di imbottire la storia principale.
Cercherò di fare due analisi dell’anime, la prima sull’anime in sé e la seconda sull’anime in relazione al manga.
L’anime in sé ha numerosi pregi e alcuni difetti. Ci troviamo di fronte a un prodotto accurato graficamente e la cui visione è molto piacevole. Bei colori, ambientazioni realistiche e una buona attenzione ai dettagli per quanto riguarda il periodo storico. Vesti, armature, sistema di combattimento, nomi, strategie, armi… tutto è abbastanza dettagliato, ma soprattutto molto accurato dal punto di vista storico. Sicuramente non è un documentario, in cui possiamo aspettarci una fedeltà al 100%, ma sicuramente è uno degli anime ad ambientazione storica più accurati che ho visto recentemente. Assieme a Nobunaga Concerto.
Soffre però di una malattia grave, un passo narrativo lento e poco incalzante. E’ un anime molto dialogato, e un paio di volte i personaggi si sono soffermati su discorsi già affrontati. L’azione è poca o nulla, visto che Maria si impegna ad evitare le battaglie. Colpi di scena, come l’apparizione di Michele, se ne sono visti pochi e si contano in una mano. Di sicuro non mi aspettavo Kill la Kill, ma c’è una generale apatia (ma non monotonia, attenzione).
Giunti al settimo episodio, consiglierei quest’anime a chi non ha letto il manga? La mia risposta è sì, sicuramente. Non capita spesso vedere un prodotto così ben confezionato, ma preparatevi a una buona dose di dialoghi e a poca “azione”. E anche a poco ecchi, sarà catalogato come tale ma non ha nulla a che spartire col genere.
Se prendiamo l’anime e lo confrontiamo col manga? Cosa posso dire a coloro che han letto il manga ma non han visto l’anime? Chi ha letto il manga si aspettava già la discreta presenza di dialoghi, ma leggendo non se ne ha la percezione perché la storia è densa di avvenimenti che si susseguono con ritmo deciso. Non è una storia frenetica, affatto, però accadono cose.
Nell’anime troviamo personaggi completamente nuovi, creati dal nulla. Come dicevo prima servono ad incrementare il numero di side-stories. Troviamo la brigata mercenaria al servizio dei francesi, tra loro spiccano Galfa e Yvain, centrali nello svolgersi di alcune vicende; vi è una coppia di monaci che cerca di opporsi a Maria marcando l’elemento religioso all’interno della storia, cosa non del tutto necessaria vista la ostante presenza di Ezechiele; Joseph assume un ruolo più centrale rispetto al manga in cui compare solo in certe situazioni chiave. Ma questi elementi come si raccordano alla storia? C’è da dire che, seppur posticce, queste piccole storie si amalgamano bene con la storia principale. Da un lato danno l’idea di rallentare la storia, in quanto diluiscono la trama principale, dall’altro l’introduzione di questi personaggi incrementa l’ “azione” sia con battaglie che con intrighi, assenti nel manga.
Un bilanciamento equo senza infamia e senza lode, se non quella di aumentare l’immersione nel periodo storico narrato. Sebbene si tratti di aggiunte, queste restano in linea con la precisione storica presentata nel manga e non stonano affatto. Ci si sarebbe potuti aspettare una qualità minore in queste storie minori, dal punto di vista di cura e ambientazione, notandole come sangue sulla neve ma c’è da fare un plauso sulla coerenza dell’opera in sé.
Una storia che, dalla descrizione uscita per presentare l’anime su internet, sembrava prospettare un ecchi di quelli beceri con streghe e Santa Madre Chiesa che inviano schiere di famigli per violare la verginità della strega affinchè perda i poteri e non si intrometta nella guerra. Ma al secondo volume, e al settimo episodio, non è accaduto nulla di ciò e non si prospetta nemmeno per il futuro (grosso modo).
Una storia che si rifiuta di essere banale, nonostante abbia tutte le carte in regola per farlo e generare una trashata degna degli Inguardabili.
In definitiva un anime che un’occhio distratto definirebbe nella media, ma che a ben guardare può offrire qualcosa di più a uno spettatore che decida di concentrarsi e di dare il suo tempo.