Il genere umano è in declino, nessuno sa come sia accaduto ma i complessi ipertecnologici hanno lasciato spazio ad ambienti e villaggi prettamente rurali dove i superstiti della razza umana vivono pacificamente cercando di recuperare un benessere talmente antico da poter essere considerato di competenza dell’archeologia. Il genere umano non è più la specie dominante del pianeta, questo ruolo è stato usurpato dalle misteriose fate…
Il primo impatto con Jinrui Wa Suitai Shimashita (abbreviato a Jinrui) prometteva poco bene, pensavo di essere incappato in un kodomo, per i personaggi dall’apparenza sobria che condividono i toni pastello con i fondali, ma dopo i primi dialoghi ho visto confutare la mia prima ipotesi, poichè questi non avevano nulla che rimandasse a un’opera per bambini. Alquanto sorpreso sono andato avanti e sono incappato in quello che potrebbe essere uno dei prodotti più eccentrici non solo di questa stagione ma di tutta l’annata; Jinrui non offre una trama complessa, sebbene in qualche modo presente, ma una miriade di situazioni paradossali dove i vari personaggi si ritrovano episodio dopo episodio (che non sono nemmeno ordinati cronologicamente). Un’opera strana e bizzarra che si merita una recensione strana e bizzarra, direi.
Ma cerchiamo di procedere con ordine. I protagonisti non hanno un nome: la protagonista, detta anche “eroina” lavora per conto delle Nazioni Unite allo scopo di mantenere in buoni rapporti umani e fate, è seguito dal misterioso e silenzioso “assistente” e vive con il suo “nonno” che è uno di quei professori tuttofare che tanto andavano di moda nel diciannovesimo secolo. L’eroina è animata da un cinismo e un materialismo a tratti inquietante, probabilmente la sua unica ancora per la sanità mentale, che si ritroverà di volta in volta ad affrontare questioni di ordine pratico risolte più spesso con elucubrazioni di ordine teorico sulla realtà stessa del proprio operato: non è comunque un anime sul senso della vita! Il problema (la cui spiegazione ho rimandato fin’ora) è causato proprio dalle fate, creature uscite da Memole Dolce Memole in grado di combinare pasticci che nemmeno si vedono in Gremlins perchè in possesso sia di una tecnologia avanzatissima che di uno strano senso dell’umorismo. Alle fate interessano solo i dolci, che ovviamente pochi umani rimasti sanno fare, quindi qualche volta si adoperano per aiutare la nostra specie in difficoltà, finendo però sempre per creare problemi (agli umani) per il loro particolare modo di fare le cose, funzionale certo, ma che per certi versi appare “sbagliato”…le fate si divertono, senza cattiveria, e a farne le spese sono sempre gli esseri umani. Per fortuna qualche volta non si fa male nessuno.
Le fate, questi esseri di dubbia origine, sono di grande aiuto alla protagonista, che di volta in volta riuscirà a farsi aiutare in cambio di qualche dolcetto. Sono creature misteriose su cui niente ci è dato sapere, a parte la loro passione per i cibi zuccherati e la loro strampalata super-tecnologia sappiamo solo che hanno la strana tendenza a moltiplicarsi con una facilità mostruosa: l’unico modo per evitarlo pare sia farli dormire separati l’uno dall’altro. Dopo gli otto episodi finora trasmessi ho imparato a temerle per l’imprevidibile assurdità dei loro progetti, privi di un qualche disegno superiore e spesso ispirati dal senso di emulazione che tutte le fate possiedono (emulano nella loro personalissima e disastrosa maniera). L’assurdità di quanto accade non ha come scopo la nostra risata, quanto il nostro stupore, sebbene saltuariamente la serie offra qualche spunto di riflessione come sapevano farci fare anime vecchi quanto me, e possiamo vederlo negli episodi incentrari su Pion e Oyage (non farò spoiler, tranquilli); mentre l’operato delle fate finisce per mostrarci quasi come in un documentario come funzioni il mondo dell’editoria manga nel ciclo di episodi centrato su Y.
Jinrui è una light novel iniziata nel 2007 da Romeo Tanaka, di cui sono stati pubblicati 6 volumi. Un manga è iniziato nel 2011, ed alcune tavole sono presenti nella sigla (di nano.Ripe, la stessa band che si è occupata delle opening di Hanasaku Iroha), l’anime è curato dall’AIC A.S.T.A (Anime International Company). Se dovessi definerne il genere direi fantascienza: laddove “fanta” sta per “fantasia” e “scienza” sta per “tecnologia che funziona tramite leggi ben precise che non ci è dato conoscere”. Non è un anime per tutti, non perchè vi siano contenuti violenti o erotici (quasi del tutto assenti, direi), ma per la natura stessa di quest’opera: il nonsense non piace a tutti, è un dato di fatto. Ma se amate le circonvoluzioni logiche e i voli pindarici, le situazioni sensate eppure con premesse che si sciolgono come ghiaccio nel deserto Jinrui potrebbe regalarvi qualche ora di divertimento.
Hitchcock 23 Agosto 2012 il 19:50
Ottima recensione, sono d’accordo con Regola al 100% sull’analisi fatta, aggiungo che far partire la serie in medias res � stata una buona idea, nei vari episodi si ha modo di venire a conoscenza di fatti non correlati che tuttavia permettono allo spettatore di cominciare a farsi un’idea del mondo dove vivono i personaggi, � indubbiamente un espediente narrativo che aiuta, e parecchio, a tenere alta la curiosit� degli spettatori nei vari episodi, che comunque si articolano in minisaghe, cosa che potrebbe produrre un effetto negativo in quel frangente.
Aspetto che ho apprezzato particolarmente della serie � stata la “comicit�” presente. Essa � profondamente differente rispetto a quella classica degli anime, che � fondata sulla demenzialit� pi� che sull’ironia, a tratti dissacratoria, a tratti cinica, di jinrui, per esempio l’assistente che, a causa del piano per indurlo ad avere un atteggiamento propositivo, non ha mai avuto modo di imparare il concetto di “fare schifo”, e nonostante questo fantastichi storielle divertenti che poi trattano omicidi di massa.
Come ha detto Regola, non � un anime per tutti, proprio per il fatto che il nonsense puro lo fa da padrone, solo aggrappandosi alla logica ferrea, per certi versi fuori luogo, della protagonista si pu� venirne a capo