Oggi parliamo di cinema. In questi giorni come, spero, saprete, si sta tenendo la 68° edizione del Festival del Cinema di Venezia. Questo festival diventato ormai un vanto per il nostro paese e conosciuto e rinomato in tutto il mondo, accoglie artisti da ogni parte del globo. Ogni anno vengono presentati film che fanno scandalo, film di denuncia e film d’inchiesta. Solitamente le tematiche affrontate in questi festival sono tutte piene zeppe di significato. Si va dai drammi familiari a quelli economici di un paese e si arriva fino alle catastrofi naturali che sconvolgono l’equilibrio di un popolo. Avete capito bene, siamo un blog che parla di Giappone e la catastrofe naturale a cui mi riferisco è proprio il terremoto che l’11 marzo scorso ha devastato il nord-est di questo paese.
In questi giorni è stato presentato, in anteprima mondiale, un film del regista Sion Sono. Famoso ormai per i temi molto crudi dei suoi film, il regista, in questa pellicola ha voluto denunciare tutto il disagio che ha provocato il terremoto dell’11 marzo scorso. Disagio che si è allargato quando un tremendo tsunami, generato dalla forte scossa, si è abbattuto sulle coste nord-orientali del Giappone.
Il film, “Himizu”, è tratto da un manga di Minoru Furuya e alla sua proiezione in sala ha riscosso molti consensi tra il pubblico e i critici. Tratta argomenti quali abusi e violenze di una giovinezza che ormai non esiste più, il tutto, sullo sfondo della catastrofe naturale del marzo passato. Il regista aveva appena terminato la sceneggiatura quando il cataclisma si è abbattuto sul Giappone. Sion Sono ha così deciso di cambiare drasticamente ogni scena, inserendo come sfondo, le tragiche immagini che il terremoto e lo tsunami hanno lasciato dietro di loro. Queste le parole del regista: ”Il manga originale non lasciava alcuna speranza, ma dopo l’11 Marzo ho pensato che non avrei dovuto fare un film senza speranza. Sentivo che dovevo comunicare qualcosa di diverso nel film”.
Per portare il disastro sul grande schermo e far conoscere al mondo intero la situazione in cui versa il Giappone ora, Sion Sono, ha cercato di intervallare la narrazione del film con immagini dei luoghi colpiti dalla furia della natura. Nella pellicola si vedranno così città deserte ed edifici portati via dalla furia del mare. Ma oltre a queste immagini di desolazione, il film narra anche le vicende dello scolaro Yuichi Sumida e della sua vita. Il giovane studente, che viene regolarmente picchiato dal padre e abbandonato dalla madre, vuole solo vivere una vita normale, senza troppi problemi. Il ragazzo vive in una baracca ai bordi di un lago e per vivere noleggia barche ai turisti. Dopo la tsunami sarà costretto ad accogliere anche gli sfollati causati dalla grande onda.
Una sua compagna di classe, Keiko Chazawa, finirà con l’innamorarsi di lui e cercherà in tutti i modi di salvargli la vita. La figura di Keiko è la classica luce di speranza e innocenza che illuminano un mondo altrimenti scuro e senza futuro. La storia va avanti con Sumida costretto a subire le peggiori fustigazioni da parte del padre, fino a quando, un giorno, il giovane studente toglie la vita al genitore. Nascerà in lui un nuovo tipo di pensiero. Sumida decide infatti di punire tutti coloro i quali vivono nella società odierna in modo malvagio. Questo nuovo tipo di pensiero lo porterà in un tunnel di follia e disperazione.
Da queste parole potrebbe sembrare un film molto tragico, pieno di negatività e desolazione, ma il regista ha dichiarato: “Qualcosa di buono è venuto fuori dal disastro. I giovani hanno iniziato a prendere in considerazione molte cose nuove che non stavano pensando prima del disastro. C’è un nuovo modo di pensare”.
[fonte – Giapponizzati]