Recentemente mi sono imbattuta in questo termine, Hikikomori ed ho voluto capire qualcosa in più su questo fenomeno.
Letteralmente significa “ritirarsi, isolarsi” e viene utilizzato per indicare un particolare fenomeno sociale manifestatosi negli ultimi anni in Giappone che vede protagonisti centinaia di migliaia di giovani, per la maggior parte maschi, che decidono di isolarsi completamente dal mondo esterno abbandonando la scuola, il lavoro e qualsiasi rapporto interpersonale, anche con i propri familiari.
Il termine Hikikomori si usa per indicare sia il fenomeno che i soggetti che ne sono affetti, i quali si rinchiudono nello stretto spazio di una camera da letto o di un monolocale e l’unico contatto con il mondo lo hanno attraverso la televisione ed internet, attraverso i propri alter ego virtuali.
Questo tipo di auto-reclusione può arrivare a durare anni, durante i quali gli Hikikomori evitano di incontrare e di parlare con altre persone, diventando sempre più timidi, leggono fumetti, giocano ai videogame, guardano la tv; se escono lo fanno solo di notte, per procurarsi del cibo nelle dispense delle proprie case o, se vivono da soli, per recarsi presso un konbini (supermercato aperto 24h), evitando quanto più possibile qualsiasi contatto con altre persone.
Il fenomeno viene associato a quello britannico della NEET Generation (Acronimo che sta per “Not in Employment, Education or Training” con cui il governo indica appunto quei giovani che “Non lavorano, non studiano né hanno contratti di formazione”), così come sembra avere delle attinenze con quello dei parasite single, espressione con la quale si indicano quelli che in Italia vengono definiti “mammoni” o “bamboccioni”, adulti che a 30 o 40 anni vivono ancora con i propri genitori. La diffusione del fenomeno Hikikomori in Giappone sembra essere legato agli aspetti sociali e culturali caratterizzanti il Paese del Sol Levante. Secondo il dott. Tamaki Saito, specialista da anni impegnato nello studio di questa patologia, questi fattori rivestono un ruolo fondamentale. Laddove nella società occidentale il disagio giovanile e l’emarginazione sociale danno vita a fenomeni legati ai disturbi alimentari (anoressia e bulimia) oppure vengono espressi attraverso un moto di ribellione, che può sfociare nell’uso di alcol e droga, nella società giapponese anche questa forma di ribellione muta sembra conformarsi agli standard sociali. L’Hikikomori prova vergogna per la sua condizione, incapace di sopportare la pressione della famiglia e della società che gli impongono il raggiungimento di standard elevati sia a scuola che sul lavoro. L’elevata considerazione dell’opinione altrui nella consapevolezza di sé spinge l’Hikikomori a nascondersi, ad evitare un confronto con il mondo che non è in grado di affrontare, l’incubo del fallimento lo spinge alla rinuncia, a rinchiudersi in un mondo limitato ed anestetizzato, dove non esistono conflitti, né responsabilità, dove nessuno è invitato ad entrare e dove quindi nessun altro all’infuori dello stesso Hikikomori può avere voce in capitolo. Le azioni si ripetono ossessive in una routine quotidiana che non vuole raggiungere alcun obiettivo, in una dimensione temporale senza meta.
A quanto pare i casi di suicidio tra gli Hikikomori sono molto limitati, secondo il dott. Sato a salvarli è il loro narcisismo, una forma di autocompiacimento che impedisce loro di togliersi la vita. Probabilmente perché l’auto-reclusione costituisce per loro l’equilibrio perfetto, non hanno più bisogno di pensare e riconsiderare se stessi in funzione di un obiettivo, di rapporti interpersonali o di convenzioni sociali, non ci sono sforzi o responsabilità in una vita completamente autoreferenziale.
Le famiglie sembrano incapaci di provvedere da sole alla riabilitazione di un soggetto Hikikomori, per diversi fattori che le rendono in parte responsabili dello sviluppo di questa patologia. Bisogna tener conto dell’amae, quella dipendenza parentale per la quale i genitori saranno sempre portati a prendersi cura del figlio, ed il figlio a rispettare i genitori e dipendere da loro, nonostante la situazione di conflitto. La pressione del giudizio sociale porta infatti la famiglia a vergognarsi del figlio Hikikomori, che viene rimproverato e spinto quindi ad aumentare le proprie barriere e a rinchiudersi sempre di più.
Bisogna quindi rivolgersi a strutture specializzate nelle quali si potrà usufruire dell’assistenza psicologica per affrontare il precorso riabilitativo necessario per una completa guarigione. In questo senso opera anche un’associazione di volontariato, la New Start, che si occupa proprio di questo fenomeno. I volontari diventano dei “fratelli” o “sorelle in prestito” che avvicinano in modo graduale l’Hikikomori e lo accompagnano durante il programma di riabilitazione.
A quanto pare il fenomeno non è più circoscritto al Giappone, ed anche in Italia sono stati riscontrati casi di Hikikomori.
Personalmente non mi sento di giudicare queste persone, in fin dei conti è una reazione determinata da un disagio con il quale tutti facciamo i conti nella vita. Ognuno reagisce in modo diverso, e tra i vari disturbi che possono insorgere questo sembra essere il più “indolore”. In questo modo però si potrà anche evitare il dolore, ma insieme ad esso si evita tutto il resto, in una dimensione sospesa di non-vita e non-morte. Il tempo passa inesorabile e non aspetta nessuno, e visto che già non è che ne abbiamo poi tanto a disposizione, tanto vale godersela a pieno la vita e cercare di sfruttare le infinite possibilità che ci offre. Voi cosa ne dite?
Vi lascio infine con un video tratto dal primo episodio di Welcome to the NHK, anime che parla proprio dell’Hikikomori. (Link alla pagina di Wikipedia)
[youtube 96ZecmnNXyM]
Tanuki 6 Giugno 2010 il 08:46
Davvero un bell’articolo. Complimenti. 🙂
Se posso permettermi di aggiungere una cosa (visto che sto lavorando alla new start in questo momento :w00t: ) non tutti gli hikikomori sono per cos� dire, degli alienati in senso negativo. Alcune persone sono anche molto socievoli (oserei dire pi� della media del giapponese standard), ma non hanno trovato uno scopo preciso nella loro vita. Cos�, sia per colpa loro e delle famiglie, ma anche per via della societ� giapponese oltremodo rigida, si sono ritrovati emarginati in una sorta di limbo. Quindi, credo che come primo passo di recupero si sia voluti partire dalla base della convivenza sociale: ricreare una sorta di mini-comunit� dove si possa condividere, tramite tutta una serie di lavoretti, la gioia di stare insieme e di condividere qualcosa sperando che prima o poi ognuno trovi la sua strada. Poich� come recita il vecchio adagio: Happiness is only real when shared.
AnnaRecchia 6 Giugno 2010 il 09:50
Grazie mille Tanuki per aver condiviso la tua esperienza diretta su questo argomento 😉
pussman 6 Giugno 2010 il 09:33
bell’articolo…in sostanza questi hikiko-kosi sarebbero i nostri cari nerd!!!! cmq questo � davvero 1 problema e penso ke l’abbiate esposto molto bene.
Wolfgang 6 Giugno 2010 il 09:44
Anche vero che ora come ora il termine “nerd” � usato in modo sempre meno dispregiativo… Qui si sta parlando di casi estremi.
AnnaRecchia 6 Giugno 2010 il 09:55
Io non credo che si possano assimilare ai “nerd”. Come diceva Tanuki nel suo commento, queste persone non hanno trovato uno scopo nella vita, quindi non fanno niente, non studiano, non lavorano. Non credo quindi che si possa fare un paragone con chi invece dedica gran parte della propria vita allo studio come i “secchioni”. Sono due cose diverse 😉
Wolfgang 6 Giugno 2010 il 10:00
Difatti non c’entra niente.
Gli hikikomori sono completamente estraniati dalla societ�.
Dall’esterno li si chiama falliti, perdenti, rifiuti umani.
E’ per� vero che il termine “nerd” talvolta (pi� in passato) venga usato impropriamente proprio in questo senso, questa non � certo la prima volta che capita di notarlo.
Shishimaru 6 Giugno 2010 il 12:39
Epic Fail,pussman. Il nerd non � altro che una persona molto studiosa. Col tempo � diventata semplicemente una persona che ne sa di informatica. Io ci scherzo molto su ci�.
Wolfgang 6 Giugno 2010 il 09:39
Non ho visto l’anime, ma il manga di Welcome to the N.H.K merita di esser letto.
Shishimaru 6 Giugno 2010 il 13:38
Bisognerebbe trovarlo.
Sogeking 6 Giugno 2010 il 10:11
Bell’ articolo…. Gli hikikomori sono un fenomeno purtroppo in espansione anche da noi
Tanuki 6 Giugno 2010 il 10:35
beh ovviamente col progresso della tecnologia anche da noi ci si avvia ad una societ� sempre pi� interattiva a livello di comunicazione con il rischio che i rapporti umani decadano maggiormente nelle persone che si dedicano troppo ad attivit� individuali di questo genere.
AnnaRecchia 6 Giugno 2010 il 10:46
In realt� credo che l’incremento dell’interazione virtuale sia solo una parte del problema, laddove in effetti ci si lascia prendere la mano.
Quello che davvero spaventa, secondo me, � il fatto che non ci siano sbocchi che effettivamente permettano una realizzazione personale.
Ci hanno convinto (la societ�) ad intraprendere degli studi con la speranza di migliorare la nostra situazione rispetto ai nostri genitori, non tanto economicamente, quanto di condizioni di lavoro. Ci ritroviamo invece in una realt� in cui la realizzazione professionale � un’utopia, la professionalit� non esiste, e se c’� non paga, e l’unico modo per avere successo � farsi furbi e diventare disonesti.
In effetti in un mondo in cui rischi costantemente di prendertela in quel posto non sembra poi cos� incomprensibile che qualcuno getti la spugna ancor prima di iniziare.
Per� io non voglio disprezzare queste persone, anzi, secondo me hanno solo bisogno di riscoprire il lato “mezzo pieno del bicchiere”, che ci sono anche tante cose belle per le quali vale anche la pena di rischiare di beccarsi quelle brutte, per le quali vale farsi coraggio e spiccare il volo per abbandonare il nido.
Wolfgang 6 Giugno 2010 il 10:20
Io di hikikomori non ne conosco neanche uno… Il caso pi� vicino a questa definizione (a quasi 30 anni non lavora, non studia, passa TANTO tempo rinchiuso in camera su internet) ha comunque un minimo di rapporti sociali.
Nicol� 6 Giugno 2010 il 11:26
Beh, consiglio a tutti il film (coreano) “Castaway on the moon”… Anche se non ne fa l elemento portante, parla di questo fenomeno. Ed in pi� � un ottimo film…XD
AnnaRecchia 6 Giugno 2010 il 11:38
Grazie mille per la segnalazione 😉
Shild. 6 Giugno 2010 il 11:55
Un articolo molto ben fatto, gli hikikomori sembrano essere sempre piu presenti, e leggendo questo articolo mi rendo conto che mi sto avvicinando ache io…
Debitto 6 Giugno 2010 il 12:22
Articolo squisito. :biggrin:
jacopo 6 Giugno 2010 il 12:32
articolo molto bello, espone il fenomeno efficacemente, complimenti. detto ci� credo che sia da ricercare la causa profonda di questo problema che credo vari da caso a caso.credo non sia sbagliato accusare l’estrema ipocrisia della societ� moderna che porta all’alienazione di chi purtroppo non riesce ad adeguarsi al ruolo impostogli(ci) dai tempi.in pi� le possibilit� di crearsi vite virtuali che l’abuso dei mezzi di informazione oggi ci offre, non fa che aumentare questo fenomeno di alienazione (anche se forse loro son quelli liberi e noi quelli veramente alienati..)
jinks 6 Giugno 2010 il 12:33
il disturbo psicologico dovrebbe chiamarsi “disturbo evitante di personalit�”… ed anche qui da noi � in forte crescita…
si tratta di individui che si autoisolano e sviluppano una timidezza estrema con gli estranei… sono ipersensibili alla critica ed evitano tutte le attivit� che richiedano un contatto interpersonale…
io personalmente do la colpa alla societ� che pretende troppo da loro ma (specialmente oggi) non da gli strumenti necessari per affrontare la vita… solo i pi� estroversi ce la possono fare, i timidi nel nostro tipo di societ� non hanno per niente vita facile… o hai la forza (mentale) per prenderti tutto quello che vuoi (relazioni, lavoro, amicizie, successi) oppure sei destinato al fallimento…
quindi non � strano che questi casi aumentino…
dadan jack 6 Giugno 2010 il 12:41
Welcome to the NHK quanto � figo? pensavo d’iniziarlo prima o poi.
Wolfgang 6 Giugno 2010 il 23:50
Te lo consiglio. Non va per il sottile e riesce sempre a sorprendere.
Shishimaru 6 Giugno 2010 il 12:42
Bell’articolo. Non sapevo che fosse abbastanza diffusa la cosa… In ogni caso,che valga la pena o no viverla la vita,loro non credo abbiano questa concezione. In Giappone c’� una cultura talmente differente che mi spaventa a volte ! 😛
Una volta che uno ha cominciato le elementari l�,entra nella maledetta societ� piena di… non so spiegarlo.
shinobi91 6 Giugno 2010 il 12:43
Articolo molto interessante, per� io darei la colpa anche alle scuola giapponesi, in cui se non sei un genio, ti rendi gi� conto che nella vita non farai nulla…..
Violet*77 6 Giugno 2010 il 13:38
Un bell’articolo che parla di uno spaccato della societ� che non � soltato un problema giapponese.
Kiki 6 Giugno 2010 il 13:54
Quest articolo � davvero interessante! Fa riflettere molto su come le convenzioni sociali influiscano sulle persone. Per quanto mi sembra di aver capito, il fenomeno degli hikikomori nasce in risposta alle aspettative e allo stress imposti dalla societ� giapponese. E, ovviamente, essere discriminati proprio per il fatto di essere hikikomori, non aiuta ad uscire dalla situazione. In Italia, invece, per quanto riguarda i “mammoni”, penso che il fenomeno derivi da un impigrimento e dall’invecchiamento della societ�. Mi spiego: secondo me l’Italia d� poche opportunit� ai giovani. Anche chi si laurea, dovendo cominciare a lavorare con uno stipendio spesso molto basso, non ha la possibilit� di poter mettere da parte soldi per costruirsi un futuro, per poter pensare a una famiglia. Aggiungiamo a questo il fatto che molte madri sono iperprotettive, ecco che ti ritrovi un uomo di 30 anni che vive con i suoi e non sa neanche cucinare un piatto di pasta o fare la lavatrice.
el_beppo 6 Giugno 2010 il 15:09
terrificante.
questo � il risultato del’evoluzione della societ� giapponese: quella piccola parte che riesce ad andare avanti vive da dio, mentre gli altri perdono ogni voglia o desiderio. che schifo.
giuro che se mi trovo davanti uno di quegli hikkocosi li prendo a pugni.
jacopo 6 Giugno 2010 il 15:36
scusami ma sembrava che li stessi difendendo!!!!
praticamente hai detto: in giappone i furbi vivono da dio e i disgraziati da schifo.
e poi: se trovo i disgraziati li prendo a pugni.
NON SENSE
el_beppo 9 Giugno 2010 il 18:00
“andare avanti” significa anche avere il coraggio di farlo.
conosco di persona gente che � in condizioni economiche disastrose ma che continua a andare avanti e fa di tutto per continuare.
gli hikkocosi si chiudono e bruciano cos� la loro vita perdendo ogni voglia, ogni emozione.
per questo ho detto che li avrei presi a pugni: fidati che in questi casi un pugno vale pi� di mille parole.
AnnaRecchia 9 Giugno 2010 il 21:46
In effetti avevo intuito che il tuo “pugno” voleva essere una sorta di “terapia d’urto”, ma purtroppo queste situazioni non sono semplici. Non siamo tutti uguali e non tutti hanno la forza ed il coraggio, come hai detto tu. Per� non � detto che non si possano acquisire, l’importante � la volont� di mettersi al lavoro per cercare continuamente di migliorare se stessi, che non significa cercare di superare gli altri, bens� trovare l’equilibrio di cui ognuno di noi ha bisogno per vivere serenamente. :happy:
jinks 6 Giugno 2010 il 15:58
gi�, e poi non � colpa loro se sono diventati hikikomori.. non tutte le persone hanno lo stesso carattere e la stessa capacit� di sopportare lo stress e gli standard che la societ� impone…. specie quella giapponese che � cos� rigida… ma anche da noi non si scherza, dove chi non si comporta da truzzo � considerato uno sfigato..
AnnaRecchia 6 Giugno 2010 il 16:17
“dove chi non si comporta da truzzo � considerato uno sfigato”
Personalmente credo che sia l’esatto contrario, ed in questa frase toglierei volentieri il “non” :tongue:
jinks 6 Giugno 2010 il 16:46
per te forse � l’esatto contrario… ma se esci fuori scoprirai che i truzzi sono considerati dalla societ� ragazzi “normali”…
i nerd/secchioni sono gli “sfigati”, i metallari/rapper/emo sono quelli che hanno qualche rotella fuori posto per via del loro modo di vestire…
ovviamente il tutto visto cn gli occhi della societ�… � la crudele realt�..
dadan jack 6 Giugno 2010 il 16:48
Infatti i metallari, gli emo, i rapper, oltre a non esistere, sono allo stesso livello dei truzzi.
AnnaRecchia 6 Giugno 2010 il 17:00
Bah, sar� che sono troppo vecchia e non riesco a farmi coinvolgere da nessuna delle mode giovanili di turno…
Comunque facevo dell’ironia, per me ognuno � liberissimo di riconoscersi in ci� che ritiene opportuno 😉 Alla fine ognuno deve trovare per se stesso il proprio equilibrio come persona e come membro della societ�, l’importante � farlo rispettando se stessi e gli altri.
dadan jack 6 Giugno 2010 il 17:14
Infatti la vedi nel modo giusto, Anna Recchia. Comunque, ti faccio i complimenti per l’articolo, che mi � piaciuto molto. L’ho trovato piacevole, informativo e anche…introspettivo (molto pi� degli altri). Continua cos� e vai alla grande!
HItachi79 6 Giugno 2010 il 16:40
E chi non vorrebbe starsene a casa senza far niente a sfondarsi tra nutella videogames chat e videogiochi??????Il punto e’ che questi adolescenti hanno alle spalle genitori che pagano elettricita’, videogames,internet etc
Se dovessero veramente cavarsela da soli altro che hikikomori.
La societa’e’uno schifo concordo a pieno ma, arrendersi serve solo a stare peggio.
E le prospettive di vita cambiano quando uno e’ costretto a cavarsela con le proprie forze e ve lo dice un ex adolescente CHE HA ANCORA VOGLIA DI STARSENE NELLA SUA STANZA A FARE QUELLO CHE STI RAGAZZI FANNO!
C’ e’ anche qualcosa dipositivo in mezzo a sto mare di m###a ragazzi, uscite dal guscio e non sprecate la vostra energiaed il vostro tempo.
Dopo i 18 anni e’come se il tempo accelerasse ed in un attimo ci si ritrova a dire “Ti ricordi quando eravamo ragazzi”
Forza e coraggio che dopo aprile verra sempre e cmq maggio !!!!
Ma 6 Giugno 2010 il 16:50
non sar� che si rinchiudono nel loro mondo per giocare con il loro piccolo hikkimorino?
gcesare89 6 Giugno 2010 il 17:02
beh la pressione sociale in Giappone deve essere insopportabile. Io stesso che sono un ragazzo normale n� troppo sicuro di me, n� troppo insicuro non so se ce la farei in un paese come quello.
comunque � vero il truzzo � la norma basta vedere cosa ti vendono appena tu tenti di comprare una semplice “maglietta”
AnnaRecchia 6 Giugno 2010 il 17:13
Questo � quello che odio delle mode in Italia… il fatto che la scelta sia cos� limitata, che non ci siano alternative :getlost:
dadan jack 6 Giugno 2010 il 17:15
Scusatemi, per� di alternative ce ne sono eccome. Basta sforzarsi di non andare nelle boutique e nei loc. firmati.
AnnaRecchia 6 Giugno 2010 il 17:20
Io invece sai che ho fatto? Mi sono comprata una macchina da cucire :biggrin: :biggrin: :biggrin:
dadan jack 6 Giugno 2010 il 17:21
😆
gcesare89 6 Giugno 2010 il 17:45
emm veramente io vado al mercato del paese, ma � peggio perch� anche li una cosa decente non si trova (le scritte andavano bene a 15/18 anni) a 21 mi sento ridicolo! (sono basso basso e magro ergo mi tocca vestire pi� giovane)
Rapsodia 6 Giugno 2010 il 17:59
“L�elevata considerazione dell�opinione altrui nella consapevolezza di s�” …questa � musica…
quello che la societ�, in tutti i suoi campi e con tutti i suoi mezzi (mercato del lavoro, media, prodotti di qualunque genere) st� proponendo � la figura vagamente d’annunziana del nuovo superuomo, deciso, sicuro dei suoi mezzi, determinato, “potente”…ora, bench� questi continui esempi proposti dappertutto, in forme diverse a seconda del contesto socio-culturale di riferimento, possano essere interpretati come un tentativo di far procedere la societ� stessa in una direzione positiva, questo fine pedagogico viene distorto e si corrompe in un imperativo di perfezione i cui frutti sono una dilagante mediocrit�, scaturita da una pressione spietata verso la perfezione (cos�cch�, dato che non si riesce a diventare perfetti in s�, c� sar� meno evidente in una societ� mediocre) oppure una chiusura a riccio di soggetti pi� fragili, pi� sensibili, che reagiscono alle costanti spinte di una societ� sublinalmente oppressiva troncando i contatti con essa, liberandosi di una pressione che sono incapaci di reggere; d’altrocanto, questi individui inoltre tendono a perdere tutta la loro sicurezza in loro stessi, dato che si sentono messi perennemente a confronto con quegli esempi di perfezione superomistica che, tra le altre cosa, popolano proprio quel mondo fantastico(manga, videogames, letteratura fantasy, cinema) a cui questi individui si attaccano. Il motivo per l’attaccamento di questi al mondo fantastico, oltre ad essere un tentativo di evasione dal “mondo reale”, � anche un tentativo di ottemperare ai desideri della societ�, impersonandosi in personaggi fantastici che rispecchiano in tutto e per tutto quella perfezione tanto agognata da quella societ� da cui scappano ma a cui si riconducono, seppur inconsapevolmente.
gcesare89 6 Giugno 2010 il 18:11
ottima analisi
Rapsodia 6 Giugno 2010 il 18:16
thank you :silly:
IORI_17 6 Giugno 2010 il 20:02
sono pienamente d’accordo con te,chiunque anche se non lo vuole � influenzato dalla societ�,dalle cose pi� evidenti come il comportamento e il modo di porsi esteticamente ai pensieri stessi,forse non possiamo cambiare radicalmente tutto ci� ma se ognuno di noi fa qualcosa per ostacolare quello che che non va qualcosa di buono pu� uscirne 🙂
Ravenard 6 Giugno 2010 il 20:38
viene da pensare il fatto che in italia questo disturbo non esista.
Another One 6 Giugno 2010 il 21:35
Salve a tutti 🙂 wow bell’ articolo, davvero, una cosa che mi piace di Komixjam � che si trattano anche argomenti come questo….. Comunque io sono un tipo abbastanza introverso, che d� troppo peso al giudizio degli altri, che non accetta di buon grado critiche e battutine, anche se sporadicamente mi presento abbastanza estroverso e non ho troppi problemi a socializzare e la mia vita sociale non � delle migliori ma non � neanche quella di un hikikomori. Dal mio punto di vista il problema maggiore di queste persone � la mancanza di sicurezza, di fiducia in se stessi e la forza di volont� che permette di cambiare le cose. Non credo che tutti questi problemi siano imputabili alla persona perch� davvero poco dipende dalle scelte prese,quanto pi� dall’ ambiente in cui ognuno nasce e cresce, e quindi non le si pu� condannare ma anzi bisogna fargli vedere un mondo disposto ad accoglierli, il che non mi sembra affatto facile, senza contare che i casi pi� critici si opporranno con maggior forza a tutto e tutti pur di restare al sicuro all’ interno del mondo-incubatrice che si sono creati…
Ps: un altro mio problema � che scrivo frasi troppo lunghe temo….Ma anche a questo ci sto lavorando :happy:
A proposito l’ anime sembra davvero bello e non ne conosco molti di questo genere… Lo guarder� quanto prima !
Shishimaru 7 Giugno 2010 il 11:00
Hai ragione tu. Ma � qui il fatto.
“Bisogna fargli vedere un mondo disposto ad accoglierli,il che non mi sembra affatto facile”.
No,non lo � infatti. Tieni conto della societ� giapponese che � tosta. Da bambino/adolescente i bulli potrebbero bersagliarti ma non verranno prese chiss� quali misure. Potresti andare male a scuola e non avere alternative,a meno che non ti chiami Kishimoto o chiunque altro non lavori in ufficio. Inoltre,chi abita l� mi dice che sebbene i dottori potrebbero preoccuparsi per te,c’� niente da fare: lavorare,lavorare. � tutto troppo rigido.
Ely 6 Giugno 2010 il 22:26
solo perch� non sene parla non vuol dire che non esista.
le cause che spingono una persona a diventare un Hikikomori possono essere di diverse origini,non si pu� dare una sola spiegazione, quindi la causa non � da attribuire solo alla societ�, inoltre manifestandosi in un’et� cos� delicata pu� anche causare danni permanenti sull’individuo, non � assolutamente da prendere sotto gamba,inoltre il soggetto anche se ha la sensazione di stare bene, in questa sua vita apparentemente anestetizzata, in realt� soffre molto inconsciamente.
� una situazione molto pi� grave di quel che pu� sembrare e la cosa migliore � che l’Hikikomori ne prenda coscienza il pi� presto possibile prima che si atrofizzi in questo stile di vita fuori dalla realt� e dal tempo, purtroppo gli aiuti esterni hanno dei limiti e a un certo punto se sene vuole uscire � lui che deve volerlo.
AnnaRecchia 7 Giugno 2010 il 12:01
Sono d’accordo, non � semplice individuare i fattori e bench� si possano delineare delle tendenze generali, ogni caso va’ considerato nella sua specificit�. Poi come facevi notare tu, la componente principale nella riabilitazione di questo tipo di disturbi � la voglia, la determinazione del soggetto ad intraprendere un percorso, altrimenti puoi provarle tutte, ma il problema non si risolve.
Hitchcock 6 Giugno 2010 il 22:27
dopo aver letto questo articolo mi � venuta una voglia incredibile di diplomarmi, laurearmi, trovare un impiego, sposarmi e avere figli :pouty:
P.S.: ma com’� che ci sono cos� tanti psicologi in erba su komixjam???
Gab_Is_God 7 Giugno 2010 il 10:00
Io son gi� diplomato, no laurea perch� non ho trovato nulla di interessante a cui applicarmi veramente, lavoro trovato e a settembre mi sposo. Per i figli si vedr� dopo il viaggio di nozze (vorrei evitare che alla neo mogliettina vengano conati di v****o :biggrin: ).
Cmq pensate un p� come la societ� spinge a comportarsi…
AnnaRecchia 7 Giugno 2010 il 12:07
S�, in effetti ultimamente siamo diventati tutti un po’ psicologi :tongue: Poi qui su Komixjam siamo tutti un po’ pazzi quindi � sempre meglio tenersi aggiornati :tongue:
Comunque, a parte gli scherzi, ho scritto questo articolo solo perch� ho ritenuto l’argomento interessante ed ho voluto condividerlo con voi, non perch� mi ritenga una psicologa con chiss� quale dovere divulgativo ed educativo, anzi…
Credo solo che riflettere ogni tanto non faccia poi cos� male :happy:
Hitchcock 7 Giugno 2010 il 16:52
il mio post non aveva fini polemici, giusto nel caso in cui avessi dato questa impressione, penso che l’articolo sia ben fatto, anche rispetto alle tue considerazioni personali sull’argomento
Ely 6 Giugno 2010 il 22:30
psicologi o persone che ne sanno qualcosa :pouty: direi
Lightwink 6 Giugno 2010 il 22:47
Scuate l’off topic ma non vi sembra che nella colonna sonora del video ci sia un “piccolissimo” plagio di Venditti?? :ninja:
Lightwink 6 Giugno 2010 il 22:55
p.s.
comunque grazie per l’articolo che ho trovato estremamente interessante, e grazie (o maledetto te :pinch: ) per aver postato il video adesso ho un altra serie da seguire :wub:
Amatrix 6 Giugno 2010 il 22:59
Per fortuna che avete approfondito voi la questione degli Hikikomori, mi ci ero gi� imbattuto in Eden of the East, e all’epoca mi aveva alquanto confuso come concetto, assieme a quello dei NEET
Andrea San 7 Giugno 2010 il 15:40
E brava AnnaRecchia 😉 … come sempre ottimo articolo, molto interessante che fa decisamente riflettere
Luca 7 Giugno 2010 il 22:29
accidenti sono rimasto davvero colpito da questo articolo. Capisco che la vita e’ dura ma lo e’ per tutti e quello che mi chiedo e’ cm la vita di questi individui possa andare avanti senza sostegno di un lavoro e una famiglia. Penso che per arginare questo fenomeno nelle scuole ma anche attraverso i media si dovrebbe cercar di aiutare tutte quelle persone che si ritrovano in questa condizione perche’ chiunque merita di essere aiutato e bisogna affronata gli ostacoli della vita solo cosisi cresce e si migliora!
Max 13 Giugno 2010 il 05:41
c’� una cosa che si dimentica in tutto questo discorso, e cio� che non siamo tutti uguali, non siamo tutti burattini di una societ� che ci vuole copie sputazzate di standard sociali, la societ� ci vuole cos� ma noi non lo siamo, basta avere occhi per guardare
…e per questo ci vuole rispetto, rispetto per le scelte che una persona prende, per le strade che decide di seguire, soprattutto in strade che non influenzano direttamente la vita degli altri, questa � libert�
non si sta parlando di una persona che ammazza, che si droga e si riempie di alcool e poi fa stragi, se poi � uno e l’altro � un questione ben differente, ma nel momento in cui la sua � una libera scelta perch� dovreste criticarlo, perch� dovreste mettervi su un piano esistenziale pi� elevato pensando ad “aiutarlo” a rientrare in canoni sociali che evidentemente non gli appartengono, oltretutto il livello di suicidi in Giappone � stratosferico e ci sono meno suicidi negli hikikomori che negli altri… credete davvero che stanno male nel loro vivere ? direi che � una prova sconcertante del contrario, hanno la “fortuna” di avere chi gli permette di vivere cos�, quell’auto compiacimento � uno dei motivi che li tiene attaccati alla vita
se scelgono la solitudine evidentemente � perch� si sentono bene con se stessi, perch� mentre c’� chi ha paura della solitudine, paura di non avere accanto qualcuno, loro ci stanno bene
“L�elevata considerazione dell�opinione altrui nella consapevolezza di s� spinge l�Hikikomori a nascondersi” …pensateci bene, credete davvero che sia cos� pienamente coerente come cosa con “a salvarli � il loro narcisismo, una forma di autocompiacimento che impedisce loro di togliersi la vita. Probabilmente perch� l�auto-reclusione costituisce per loro l�equilibrio perfetto, non hanno pi� bisogno di pensare e riconsiderare se stessi in funzione di un obiettivo, di rapporti interpersonali o di convenzioni sociali, non ci sono sforzi o responsabilit� in una vita completamente autoreferenziale.” questa � un’osservazione esterna e contraddittoria
certo, ci sono motivi differenti che possono spingere una persona ad una vita solitaria e come pu� essere il non riuscire a rapportarsi con gli altri pu� esserci il semplice essere contro determinati aspetti di vita che essi non concordano con la societ�, cose in cui non vedono il piacere che altri provano, cose per cui dovrebbero portare una maschera per poter stare in mezzo, non perch� non ne siano all’altezza ma perch� non ne sentono il bisogno, perch� non vedono come potrebbero rinnegare se stessi per una vita che non gli appartiene
pensate che tutti vogliano una famiglia ? figli ? amicizie ?
lasciate che le persone prendano la loro strada perch� nessun estraneo ha il diritto di voler cambiare chi non da fastidio a nessuno nell’esprimere il proprio senso di libert�
queste sono cose di cui solo chi gli da i soldi per poter vivere cos� pu� discutere, per capire se sta veramente bene cos� o se vive da rinnegato perch� non riesce ad inserirsi, perch� ha bisogno di una mano, ma solo nella propria introspezione pu� comprendere i propri perch�
una volta erano l’eremita e il filosofo ad essere visti come pazzi furiosi, oggi l’Hikikomori ad avere disturbi psichici… come se la normalit� fosse mai esistita su questo pianeta
io il sasso l’ho buttato… voi pensateci, sempre se realmente vi interessa riflettere del tema, perch� se partite dal presupposto di come vedete la vita voi, dalle vostre prerogative, dai vostri bisogni e se tutto ci� � in contraddizione con una vita solitaria allora non potete comprendere, potete al massimo accettarne la diversit�
personalmente spero che ogni persona, qualunque strada scelga di percorrere, viva coscientemente di se stessa, di ci� di cui sente il bisogno, se questa strada debba essere quella della mondanit� o dell’isolamento deve essere il singolo a fare ci� che � meglio per esso, a prendere coscienza della propria vita
l’unico vero oltraggio, l’unica vera fuga dalla vita � il suicidio non l’isolamento
AnnaRecchia 13 Giugno 2010 il 22:44
Quando ho scritto questo post l’ho fatto perch� mi interessava l’argomento e ne ho parlato dal mio punto di vista, confrontando questo fenomeno con le considerazioni personali alle quali sono giunta a 25 anni di vita e che rivaluto costantemente, perch� come tutti, sono un essere in continua mutazione.
Non era mia intenzione giudicare nessuno, come ho detto, questo post manca di obiettivit� in virt� di questo confronto con il mio vissuto ed i miei valori, ma non era mia intenzione esprimere un giudizio di merito.
Come hai fatto notare tu, ogni individuo � diverso ed ogni situazione va considerata nella sua unicit�. Ognuno trova il proprio equilibrio per se stesso e grazie ad esso, la propria serenit�. Alla fine la vita � questo, non ha un manuale delle istruzioni che dia indicazioni che vadano bene per tutti, ognuno trova per s� la strada che lo render� felice, ed in questo esprime la propria libert�. E su questo sono d’accordo.
Inoltre vorrei precisare che non ho mai parlato di disturbi psichici o di pazzia, perch� non � assolutamente questo il caso. Gli hikikomori sono consapevoli delle proprie azioni e delle proprie scelte. Si tratta di un disagio, e come tale � reversibile, nel senso che si pu� scegliere di cambiare questa condizione.
D’altro canto non si pu� negare che se un fenomeno assume proporzioni tali da poter essere preso in considerazione dagli studiosi, che sono in grado di individuarne a grandi linee i tratti comuni, evidentemente un problema c’�, e non si tratta solo di libera scelta, soprattutto quando con questa scelta non coincide necessariamente un appagamento o una serenit� di qualche tipo.
Sono d’accordo quando dici che piuttosto che scegliere il suicidio, meglio isolarsi, ma condivido questo concetto solo perch� dalla morte non si torna indietro, dall’isolamento s�.
– �L�elevata considerazione dell�opinione altrui nella consapevolezza di s� spinge l�Hikikomori a nascondersi� �pensateci bene, credete davvero che sia cos� pienamente coerente come cosa con �a salvarli � il loro narcisismo, una forma di autocompiacimento che impedisce loro di togliersi la vita.” –
Hai citato questo pezzo del post, con l’accusa di incoerenza. Non ritengo che sia questo il caso. Queste affermazioni sono del dott. Sato, uno studioso esperto in materia che ho anche citato nell’articolo, e credo che sappia quello che dice. Parafrasandolo il senso � questo: l’Hikikomori non sopporta la pressione del giudizio sociale nonostante lo ritenga molto importante perch�, checch� se ne dica, � quello il contesto culturale in cui � nato e che ha contribuito a formare la sua scala di valori. Per lui � importante ma non gli piace, non riesce o non vuole adattarsi allo stesso, quindi (qui interviene il narcisismo e l’auto-compiacimento) elegge se stesso a centro unico della propria scala di valori, facendo riferimento solo al proprio giudizio. Chi se ne frega di cosa pensano gli altri, io sto benissimo da solo non do fastidio a nessuno.
– “Probabilmente perch� l�auto-reclusione costituisce per loro l�equilibrio perfetto, non hanno pi� bisogno di pensare e riconsiderare se stessi in funzione di un obiettivo, di rapporti interpersonali o di convenzioni sociali, non ci sono sforzi o responsabilit� in una vita completamente autoreferenziale.� questa � un�osservazione esterna e contraddittoria –
Questa � la parafrasi dei concetti che ho espresso prima. Pu� non essere obiettiva, ma non di certo contraddittoria.
Non credo inoltre che la responsabilit� di interrogarsi sulle dinamiche, le motivazioni e l’effettivo stato dell’Hikikomori sia solo di competenza di chi si occupa del loro sostentamento, laddove determinati fenomeni assumono caratteri di interesse sociale e comune a pi� persone.
Che ci piaccia o no, siamo s� unici come individui, ma facciamo parte di un insieme, e con questo ci dobbiamo rapportare. Se poi uno � felice solo ed esclusivamente stando da solo, buon per lui, l’importante � che sta bene con se stesso, gli eremiti sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Quelli s� che non danno fastidio a nessuno.
Ma se uno dipende economicamente dai genitori, se deve andare nei konbini a fare la spesa, se usa l’elettricit�, il collegamento ad internet, i fumetti, allora la societ� che tanto disprezza in qualche modo comunque gli serve, in qualche modo comunque gli torna utile, non vive di caccia, pesca e raccolta di frutti in una caverna… non si pu� tanto dire che non dia fastidio a nessuno, laddova la sua “libert� di scelta” influenza cos� tanto la vita di chi si occupa del suo sostentamento. Io credo che se non ci si isola in una caverna o su un’isola deserta, non basta chiudersi in una stanza per dire che ci si � isolati, comunque si fa parte della societ�, ed il rispetto � una cosa reciproca.
Io non dico che tutte le persone devono essere come me, che devono avere i miei stessi obiettivi ed i miei stessi valori, non siamo tutti uguali e meno male.
Ma determinate scelte che si discostano cos� tanto dal senso comune sono comunque frutto di un disagio, sono comunque reazioni a qualcosa che non va. E come ho scritto nell’articolo, � un disagio che tutti viviamo, con cui tutti dobbiamo confrontarci. E diventare hikikomori � una delle tante reazioni che si possono avere, e non credo che si tratti di libera espressione della propria personalit�… quelli sono gli eremiti, sono una cosa diversa.
Questa ovviamente � la mia opinione, l’opinione di una persona che ha solo voluto confrontare se stessa con una realt� che non conosceva ma nella quale si � in parte riconosciuta, e di cui ha voluto capire qualcosa in pi�, senza che questo significasse mettere alla gogna me stessa o chiss� chi altri… io non giudico n� voglio essere giudicata, ma tantomeno cerco di nascodermi dietro ad un dito… solo il confronto serve a diventare davvero consapevoli, se avessimo solo noi stessi come punto di riferimento saremmo gi� perfetti e non avremmo bisogno di migliorarci o di sforzarci per cercare un equilibrio.
La consapevolezza � la vera libert�.
Max 14 Giugno 2010 il 07:56
“Parafrasandolo il senso � questo: l�Hikikomori non sopporta la pressione del giudizio sociale nonostante lo ritenga molto importante perch�, checch� se ne dica, � quello il contesto culturale in cui � nato e che ha contribuito a formare la sua scala di valori.
elegge se stesso a centro unico della propria scala di valori”
personalmente non concordo col fatto che possa dare cos� importanza alla pressione del giudizio sociale e al tempo stesso rinnegarla totalmente per diventare centro unico dei propri valori, comunque la guardo per me � una cosa contraddittoria, o in un senso o nell’altro, perch� non c’� vero rinnegamento di quella scala di valori societaria
oltretutto perch� si deve guardare all’entit� umana sempre e solo frutto del sistema in cui � nata ? rinnegare valori imposti dalla societ� ma che non si sentono propri per cercare realmente se stessi al di l� del condizionamento mediatico e sociale per me � segno di un evoluzione mentale, del fatto che si � arrivati ad avere consapevolezza del sistema, del fatto che si � compreso che ci� che pu� andar bene per altri non va bene per se, e allora si cerca la propria strada, il proprio percorso mentale e introspettivo
“Ma determinate scelte che si discostano cos� tanto dal senso comune sono comunque frutto di un disagio, sono comunque reazioni a qualcosa che non va.”
perch� ??? la semplice diversit� denota che qualcosa non va ? guardamoci attorno, bastano gli occhi per dimostrare che siamo tutti diversi, se partiamo da un presupposto che ci� che non � “consono al sistema sociale” rappresenta un disagio non notiamo che se hai un forte bisogno di avere accanto una o pi� persone � perch� cerchi qualcosa in esse, � perch� come singolo manca qualcosa dentro di te per stare bene con te stesso, � l’opposto di una piacevole solitudine che pu� vedere il rapporto diretto come un limite dato dalla coesistenza e basato sul non esprimere pienamente se stessi, o si vede che in entrambe le situazioni c’� uno stato in cui non ci si sente veramente a proprio agio e si cerca una situazione coerente al proprio io o veramente si � frutto della societ�, e per questo ci� che non corrisponde ai canoni dettati da essa viene vista come una situazione soltanto problematica
in qualunque situazione ci sar� qualcosa in cui non ci si sente a proprio agio e qualcosa in cui ci si sente realmente bene, cos� come la musica, cos� come una persona pu� sentire un proprio appagamento mentale nella musica classica un altra pu� aver bisogno di Rock e vive altre musiche in maniera fastidiosa
perch� di Internet, dei fumetti, degli anime, dei videogiochi, della musica, dei libri, dei film ? perch� non � tutto bianco o nero, io non credo che nessuno di chi � assimilabile a quel termine non si metta in discussione, non rifletta di se e degli altri, internet � un modo di confronto cos� come le storie, sono spunti di riflessione quanto il filosofo che si ritira con una bibblioteca di libri
non voglio che tutto ci� appaia come una generalizzazione, ognuno avr� sicuramente i propri motivi, non concordo per� che questo tipo di vita tra il mantenimento e l’isolamento non sia libert�, credo invece che esista perch� � pi� semplice vivere in questo modo il proprio bisogno di solitudine e di crescita mentale perch� gli viene permesso, al tempo stesso pensi realmente che una persona con questo tipo di mentalit� posta nella situazione di non essere mantenuta cambi completamente ?
essa si ritrover� sicuramente ad affrontare la scelta tra il divenire eremita e sfruttare e divenire a sua volta schiavo della societ� per mantenere inalterata, almeno in parte, quella situazione di piacere ed equilibrio, dipende da quanto ci� � radicale in esso
forse in questo l’hikikomori pu� essere pi� considerato come uno stadio di passaggio, un passaggio che una volta posto di fronte al dover trovare un modo per mantenere se stesso e la propria condizione pu� evolvere in maniera differente
concordo pienamente nell’ultima frase: “La consapevolezza � la vera libert�”
divenire consapevoli delle proprie scelte e di se stessi, dei problemi che l’essere se stessi pone di fronte alla proprio futuro dal punto di vista economico, tutto ci� � crescita personale
molti intendono libert� come poter viaggiare liberi da un capo all’altro del mondo, altri come poter rimanere fermi in un punto al centro del proprio universo, in entrambe le situazioni ci si chiede quanto sacrificio richiede poter essere liberi di essere se stessi, trovare un lavoro che consenta di coniugare entrambe le cose o almeno che non rappresenti un sacrificio tale da divenire un totale rinnegamento di se
direi che si � capito che mi potrei definire un Hikikomori ma non mi sento rappresentato da diversi modi di vedere dall’esterno questo stadio di vita, studiosi o meno, � per questo che ritengo pi� sensato che siano le stesse persone mettendosi in discussione a poter cercare realmente di spiegarne i perch�, fossi un giappo c’andrei anch’io ad un konbini ma per il semplice fatto che trovo caotico un supermercato in cui ci si zucca l’un l’altro e si fa prima, non esco perch� non trovo interesse in ci�, perch� non trovo divertimento in ci� che per altri rappresenta esso, non sono un maniaco complessato, se devo uscire per interesse lo faccio altrimento no
io credo che le generalizzazioni e soprattutto quelle generalizzazioni viste totalmente dall’esterno e basatesi su valori totalmente diversi che non permettono di comprendere determinati stili di vita vadano sempre messe in discussione quanto un semplice parere e non come un dato oggettivo ( soprattutto quando in parte � contraddittorio )
hikikomori… eppur son sempre stato una persona che sa dialogare con gli altri, una persona comunicativa, pi� della maggior parte delle persone che ho incontrato che mai parlavano di se, io nella mia vita ho sentito il legame di amicizia, o al di la di essa, come legami limitanti, come convivenze che per essere tali nascondevano le proprie diversit� e a mia volta per convivere con gli altri dovevo in parte rinunciare a me stesso, non per giudizio ma perch� porta scontro, la sincerit� si scontra con la convivenza e il rapporto societario diventa fondato sulla bugia, cos� come nella teoria della maschera Pirandelliana, e questo l’ho visto anche nell’osservazione degli altri non solo di me stesso.
per una persona pu� essere un limite a se stessi essere tra quattro mura ma per me � un limite il contatto diretto, il legame sentimentale. Ma non � vero che non mi metta in discussione, che la mia non sia una vita di continua ricerca mentale, probabilmente ci sono eccome quelli cha hanno solo bisogno di qualcuno che gli tenda una mano ma io non mi riconosco in essi
nei periodi in cui ho lavorato ho sentito la mancanza di tempo, la mancanza di me stesso e tendevo comunque ad isolarmi mentalmente su lavoro concentrandomi in esso, preferirei un lavoro che mi permettesse di essere solo, cos� come quelli che cercano un lavoro per poter girare il mondo, quanto vale un lavoro se poi si vive per lavorare… io voglio lavorare per vivere
non ho ancora trovato la mia strada lavorativa, potessi farne a meno lo farei ma quanti potessero farne a meno non lavorerebbero ? suvvia non prendiamoci in giro
questo non � altro che bisogno di libert�, la societ� guardando gli hikikomori cos� vuole cambiarli non trovare risposte per rendere queste persone libere di essere se stesse
spero di avervi dimostrato che non c’� un unico modo di vivere 🙂
AnnaRecchia 14 Giugno 2010 il 09:04
Sotto molti aspetti sono d’accordo con te, per altri meno, ci sono poi anche dei concetti sui quali non mi trovo d’accordo, ma temo si tratti solo di malintesi dovuti allo strumento che stiamo usando per comunicare :happy:
Sento che sarebbe interessante fare una chiacchierata su questo argomento, ma non � questo il mezzo n� la sede adatta. 😉
Se hai trovato la tua strada per essere sereno, buon per te, io sono continuamente “work in progress” ed anche questo mi sta bene :happy:
Ti auguro buona vita 😉