Hayate no Gotoku! Cuties – Recensione Anime

di Regola Commenta

 

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Sono mesi che mi riprometto di presentarvi, alla mia maniera, Hayate no Gotoku, un manga pubblicato dalla Shogakugan sulla rivista Shonen Sunday (la stessa dove pubblicano anche Adachi, Takahashi, Aoyama, Fujita) dal 2004, e gli attuali 412 capitoli sono stati raccolti in 36 volumi ancora inediti in Italia. Credo che resteranno tali, non tanto per la quantità di volumi, ma per il tema, il genere e alcuni dei contenuti presenti nel manga, che senza una certa conoscenza del Giappone, non solo dal punto di vista dell’animazione e del manga, ne risulterebbe difficile la lettura. Un fumetto sicuramente più facile da capire di Gintama, ma comunque non adatto al grande pubblico fuori dal Giappone, mentre in patria è una delle commedie romantiche più seguite e apprezzate degli ultimi anni. E io ho deciso di introdurvelo, dopo averlo citato a ripetizione, partendo dalla quarta serie animata, Hayate no Gotoku! Cuties (da ora solo Cuties).

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Qualche informazione: la prima serie di Hayate no Gotoku adattava in maniera a volte abbastanza libera (c’è un episodio con Nabeshin, per esempio) le prime battute del manga con 52 episodi dal ritmo altalenante, a volte belli altre meno, prodotti dalla SynergySP e finanziato dalla Bandai (che ha perso i diritti); la seconda serie di 25 episodi, più legata al manga e alla trama principale, e incentrata sul personaggio di Hinagiku fu curata dallo studio J.C.Staff, mentre sia la terza che la quarta serie sono stati affidati alla Manglobe: oltre allo stravolgimento dello stile grafico hanno anche operato scelte discutibili, la terza serie (Can’t Take my Eyes Off You) è ambientata “nel futuro“, nel senso che non segue il manga e racconta una storia che, se l’autore decidesse di raccontare, avverrebbe tra tre o quattro mesi (secondo il tempo del manga). Così mentre fino alla seconda serie abbiamo un riassunto dei primi 150 capitoli circa, non sono stati animati i pezzi centrali del manga, come l’arco narrativo di Mykonos e il passato di Hayate, che sono alcuni dei miei pezzi preferiti del manga (all’incirca tra i capitoli 200 e 260) nel quale riconosco tutti quei piccoli dettagli, accorgimenti, che mi fanno amare il manga di Kenjirou Hata incondizionatamente. Anche il film Heaven is a Place on Earth ha una storia non tratta dal manga. Questa quarta serie invece ci mostra dieci episodi ciascuno dedicato a un personaggio (o combinazioni di questi) specifico, va a costruire la scena utilizzando capitoli del corrente arco narrativo, che io ho battezzato simpaticamente “la saga della catapecchia“, pescando tra il capitolo 300 e 380 circa (perchè inizia un altro arco narrativo intorno quel capitolo, scusate eventuali imprecisioni).

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Che confusione, eh? Se voleste lanciarvi nella lettura/visione della serie io sono qui per darvi consigli per orientarvi nell’immenso labirinto che questo prodotto costituisce, un mondo dove ogni singolo capitolo può essere una storia a sè stante, un manga creato con una sensibilità che non manca di conquistarmi, intenerirmi, divertirmi vignetta dopo vignetta. Perchè ad Hata bastano poche pagine per comunicare concetti complicatissimi, a volte, nei suoi momenti migliori, anche un semplice sguardo è in grado di dire più di qualunque complessa combinazione di parole. Mi piace sempre vedere come questo autore gioca con i suoi personaggi, divertendosi a metterli nelle situazioni più assurde possibili, e in altre dannatamente quotidiane, normali: è indubbiamente il lavoro di una persona che si sforza capitolo dopo capitolo di dire qualcosa, anche di scontato (anche perchè oggi tendiamo a sottovalutare e ignorare messaggi “scontati”), di dare un messaggio o di far succedere qualcosa perchè quelle 17 pagine siano vissute come un divertente appuntamento settimanale.

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Ma parliamo di Cuties. Per lo spettatore inesperto lanciarsi nella visione di questa serie senza nessuna preparazione potrebbe sembrare difficile, perchè non si conoscono i personaggi, le loro abitudini e i loro modi di essere… tranquilli, ci sono qui io, a darvi qualche delucidazione. Cominciamo dal principio, dai protagonisti: Ayasaki Hayate è il ragazzo più sfortunato sulla faccia della terra, sin da piccolo era costretto a lavorare per avere qualche soldo perchè i genitori erano due sfaccendati: la madre una giocatrice compulsiva, il padre un truffatore sempre squattrinato. Genitori che sempre sfruttavano il piccolo Hayate prendendo i soldi che si guadagnava con fatica, fino al giorno di Natale dei suoi sedici anni, in cui alcuni yakuza si presentano per catturare Hayate, venduto dai genitori per coprire un debito di 150 milioni di yen: il ragazzo ovviamente fugge, e in un parco vede una giovane ragazzina, Sanzenin Nagi, apparentemente ricca da far schifo, e decide di rapirla e chiedere un riscatto… tuttavia qualche errore nella comunicazione delle sue intenzioni fa credere a Nagi che questo sconosciuto in realtà le stia dichiarando il suo amore, ma prima che il fraintendimento venga chiarito Nagi viene veramente rapita da criminali veri: a salvarla, per rimediare al suo senso di colpa ci penserà Hayate.

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La tredicenne Sanzenin Nagi è probabilmente la persona più ricca del mondo, una ragazzina intelligentissima che ha saltato anni di scuola (frequenta già il liceo) e passa le sue giornate a leggere manga, vedere anime e giocare a ogni tipo di videogioco: se lo avesse saputo Hayate non avrebbe accettato, probabilmente, di diventare il suo maggiordomo. Perchè anche nella situazione più disperata, Hayate, la persona più buona e onesta sulla faccia della Terra, non pensa a una ricompensa con cui pagare i suoi debiti, chiede di poter lavorare. Lavorare! E Nagi rispetterà questa sua volontà, salderà il debito e stipulerà un contratto con Hayate di restituzione del denaro dilazionata nel tempo… Un affarone per lei, essendo il ragazzo praticamente in grado di fare qualunque cosa grazie alle sue esperienze lavorative. Da quel momento in poi Hayate conquisterà tutti i personaggi che appariranno, per la sua capacità di lanciarsi in soccorso degli altri qualunque sia il loro problema; per l’incapacità di essere in grado di chiedere a sua volta aiuto, per il suo sorriso, da maggiordomo e quindi di circostanza, eppure in qualche modo testimone della sua tristezza, della sua solitudine, e di tutta la sofferenza che ha dovuto sopportare: nella vita non ci sono angeli che vengono a salvarti come accade nelle storie di fantasia, ed è forse per questo che di fronte a questa vicenda non ho potuto fare a meno di commuovermi. E poi ridere tanto, perchè è soprattutto un prodotto umoristico.

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Cuties prende luogo nel periodo in cui Nagi, per varie ragioni, rimette in sesto la Violet Mansion e la riempe di inquilini (non sto qui a spoilerarvi il motivo), che sono molti dei personaggi femminili principali della serie: questa convivenza fornisce la possibilità ad Hata di ampliare gli intrecci e variegare le situazioni rispetto alle battute iniziali del suo manga, dove i personaggi agivano quasi soprattutto in modo separato (collegati solo dall’intervento di Hayate, a volte). In dieci episodi ci vengono mostrati, come vi avevo anticipato, spezzoni del manga che mediamente rappresentano mini-archi narrativi di 3 o 4 capitoli, a volte anche di un singolo capitolo eppure vi assicuro che gli episodi sono pieni. Gli ultimi due episodi, invece, sono una breve storia scritta da Hata stesso che non comparirà sul manga, semplice, lineare, eppure incredibilmente complicata dall’intrusione di tanti personaggi.

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È stato uno dei miei appuntamenti fissi di questa stagione primaverile, l’unica serie insieme ad Haiyore! Nyaruko-san W che guardavo appena si rendeva disponibile il nuovo episodio, nonostante fosse del materiale che conoscevo già: credo a trascinarmi sia stato il desiderio di vedere adattato un manga che adoro, che in virtù della sua particolare struttura non riesco a indicare un solo capitolo brutto o inutile. In conclusione, potreste dire, qualcosa per appassionati, per uno spettatore già esperto: credo tuttavia che sia possibile apprezzare Cuties anche conoscendo poco questo universo, anche se sarebbe sempre meglio cominciare dalla prima serie (ma gli episodi sono tanti, e bisognerebbe comunque passare al manga), perchè nonostante siano stati sfruttati parecchi capitoli in questo adattamento animato, il plot principale (c’è, e sarebbe complicatissimo spiegarlo) non è stato nemmeno sfiorato. Per oggi chiudo qui… un giorno però, sentirete di nuovo parlare di Hayate.

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