Si dice che anche solo parlare di questa serie nelle buie notti senza luna costi la dannazione eterna, ma il qui presente Regola per svariati motivi non teme nessuna di queste minacce mondane, pertanto eccomi qui ad affrontare una serie dalla natura “discutibile”: Haiyore! Nyaruko-San: Another Crawling Chaos. Le origini di questo anime sono recenti, da quando nell’aprile del 2009 è iniziata la pubblicazione della light novel di Manta Aisora. In questi due anni sono state prodotte due serie anime in flash (con episodi della durata di qualche minuto) e nella primavera 2012 un anime completo per mano dello studio Xebec; per giunta c’è anche un manga. Tremate, perchè la seconda serie anime è stata annunciata.
La storia prende luogo nel nostro mondo, all’alba del ventunesimo secolo nella metropoli di Tokyo, in cui vive l’ignaro Mahiro Yasaka, uno studente delle superiori fiero della sua vita normale: tuttavia per inspiegabile sventura sembra avere qualcosa che lo rende predabile da creature mostruose, e mentre una di queste lo sta per uccidere accorre in suo aiuto Nyarlathotep. In persona. Il Caos Strisciante, che tuttavia non appare così:
Egli appare invece sotto le spoglie di una giovane ragazza terrestre che da subito mostra la sua particolare attrazione per il protagonista. Ben presto scopriamo che le creature dei Miti di Chtulu, creati dal visionario Howard Phillip Lovecraft, sono in realtà alieni (niente di strano, fondamentalmente) particolarmente interessati alle forme di intrattenimento prodotte sulla terra, precisamente, manga, anime e videogiochi, e compito di “Nyaruko” è proprio quello di proteggere la terra e i suoi abitanti. Le cose stanno esattamente come le state temendo: l’autore ha fuso un’intera letteratura horror in una serie dai toni demenziali, ricca di citazioni, a momenti romantici e in altri “perversi”. Nella serie sono frequenti non solo riferimenti ai Miti ma anche ad altri anime (Ashita no Joe e Pokemon per citarne due tra i tanti), ed alcuni personaggi non sono originati dalla penna di Lovecraft, come Kuko (Chtugha, di August Derleth) o Hasuta (Hastur di Ambrose Bierce).
“Harem” ed “ecchi” potrebbero essere le parole chiave per definire questa serie, invece per quanto strano possa sembrare così non è, sebbene con la visione veniamo comunque trascinati in una nuova forma di “orrore cosmico“. L’ecchi è presente ma in maniera moderata, e mai gratuita, mentre le dinamiche harem sono così ben camuffate da sembrare non presenti (ma non sfuggono all’occhio attento); si viene a creare perlopiù una situazione in cui ogni personaggio aspira alle attenzioni di un altro, per vedersele negate, creando una sorta di situazione caotica e confusionaria matrice di parecchie gag in cui comunque, il protagonista Mahiro è sempre vittima. Ma l’ostacolo più difficile da superare nella visione della serie non è il dissacramento dei Miti (sebbene la cosa abbia abbassato di qualche cifra i punti SAN di parecchi): esso sta, per lo spettatore occidentale e/o ignaro di certe dinamiche negli anime umoristici, nella presenza di moderati elementi omosessuali. Kuko (femmina) spasima per la Nyaruko, mentre Haruta (maschio) trova in Mahiro la sua anima gemella, anche se mi chiedo se il genere abbia realmente senso per queste creature aliene. Elementi del genere possono indubbiamente disturbare lo spettatore, poichè la tolleranza a riguardo varia da persona a persona.
Se i vostri punti SAN fossero ancora intoccati (i riferimenti al gioco di ruolo pubblicato in Italia dalla Stratelibri sono anche presenti nell’anime, come una delle gag meglio riuscite) mi chiedereste: perchè guardare questa serie se fin’ora non ne ho elencato neppure un elemento positivo? Ebbene, risponderei io, a discapito di alcuni temi trattati, le gag e il tempo comico della serie (come c’insegna il professor Tristazzi) sono azzeccati. Ammetto, tralasciando la ripetitività insita di alcune situazioni, che questa serie è riuscita a strapparmi qualche sorriso incredulo, più di qualche volta nello stesso episodio. Questo non basta tuttavia a dare un voto più alto di 5/10 alla serie. Il mio giudizio non è mosso dalla com-passione per le opere di Lovecraft ne da moralismi (che non mi appartegono come formazione), bensì dal fatto che tolto questo setting poco ortodosso, siamo di fronte alla solita serie romantico-umoristica a tappe prestabilite (vacanze estive, Tanabata, festival scolastici ed eventi che ormai conosciamo tutti bene). Ed ora che è stata annunciata la seconda serie, a cui darò una possibilità come alla prima, so già che la scarsità di spunti ed elementi interessati verranno compensati da un’esponenziale aumento dei fan service…
Dumah 10 Settembre 2012 il 00:19
[…] �Harem� ed �ecchi� […]
Mi basta. Lo cerco subito… :whistle:
arale 10 Settembre 2012 il 14:38
…come dire sembra interessante (forse?) ma ho sempre trovato una certa resistenza per gli stravolgimenti nipponici della cultura occidentale….intendo dire � Lovercraft! :cwy: