Ennesima porta chiusa per Greenpeace. La Rainbow Warrior, è arrivata il 28 aprile a largo di Tokyo con l’intento di analizzare i livelli di radioattività nelle acque dell’area di Fukushima. Una volta inviata la richiesta al Ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, la Raibow Warrior ha ricevuto come risposta un comunicato in cui gli si imponeva di misurare le acque e gli organismi marini ad oltre 12 miglia dalla costa vicino alla centrale nucleare. Greenpeace, chiede che siano resi noti i dati dei livelli di contaminazione subiti dalle acque limitrofe alla centrale di Fukushima. Chiede inoltre che il mondo possa essere informato su una catastrofe nucleare che, forse, è peggio di quella di Chernobyl. In un paese dove il consumo di pesce è così elevato, conoscere dettagliatamente i livelli di inquinamento dei propri mari dovrebbe essere una priorità, invece sembra che il governo voglia nascondere all’opinione pubblica alcuni dati forse scomodi. Greenpeace ha raccolto dati a terra, aiutando i cittadini a capire a cosa andavano incontro, ora, però, gli viene impedito di completare queste ricerche con i dati della contaminazione marina, che è certamente avvenuta. A detta di Greenpeace, il loro piano di ricerca è ben più dettagliato e completo di quello attuato dal governo Giapponese. È difficile pensare che un governo voglia far tornare a vivere i propri cittadini in una zona ad alto rischio radiazioni. Purtroppo il governo Giapponese sembra non voler chiarire le sue posizioni. Posizioni che, secondo i volontari di Greenpeace, sarebbero volte a nascondere la verità. La soluzione, come spesso accade, sta nel mezzo, però, dati certi, comprovati e approvati da Greenpeace e dal governo giapponese renderebbero la vita di tutti un pelino più tranquilla. Quando si dice “del doman non v’è certezza”, si dovrebbe pensare a quei poveri giapponesi che realmente non sanno più se riusciranno a condurre una vita sana o meno.
Ecco un estratto di una dichiarazione sull’accaduto di Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia e imbarcata sulla Rainbow Warrior: ”In un paese come il Giappone, dove il pesce è la risorsa alimentare più importante , valutare l’impatto della contaminazione radioattiva sulle risorse ittiche, quindi sulla catena alimentare, è fondamentale per la salute delle persone.”
[fonte- Greenpeace Italia]