Tempo fa, il buon Akito, scrisse della decisione del governo giapponese di interrompere la pesca alle balene per scopi scientifici (ecco l’articolo).
Ora, dopo circa 4 mesi di sospensione, il Giappone riapre il suo programma di ricerca scientifica. Le povere balene verranno nuovamente inseguite e uccise dai pescatori giapponesi. L’ammiraglia della flotta giapponese, la Nisshin Maru, salperà ad agosto assieme ad altre due imbarcazioni per le zone del nord-est del Pacifico. Scopo della loro spedizione è la cattura di 260 balene, tra cui 100 balenottere minori, per l’Institute of Cetacean Research. Giunti ormai alla loro 18° spedizione, i pescatori dovranno catturare queste indifese creature(e dico indifese nonostante siano bestioni che pesano molte tonnellate, visto che dovranno affrontare navi d’acciaio e arpioni appuntiti), per l’istituto di ricerca sopra citato, che si occuperà di esaminare il contenuto del loro stomaco, il DNA e altre informazioni utili alla ricerca scientifica. Nel comunicato stampa con cui il portavoce del governo, Makoto Inoue, aveva annunciato al mondo intero l’intenzione di sospendere il programma di caccia alle balene, erano emerse le motivazioni principali di questo fermo anticipato della spedizione. Principalmente, Inoue, aveva affermato che la caccia alle balene danneggia l’immagine del Giappone agli occhi di tutto il mondo. Il Ministero della Pesca, delle Foreste e dell’Agricoltura ha riconsegnato i permessi revocati in febbraio, alle 3 navi della flotta che in agosto ricominceranno la mattanza. Questi quattro mesi di stop sono troppo pochi per permettere alle balene di ripopolare i mari, eppure il governo giapponese, nonostante non stia facendo una bella figura sul versante nucleare, ha deciso di attirare su di se anche gli occhi di chi è contro la caccia alle balene. Una politica che non potrà di certo migliorare l’immagine del Giappone.
Intanto, dall’isola di Hokkaido, giunge la notizia del ritrovamento di tracce di cesio radioattivo in due esemplari di balenottere minori. I ricercatori hanno esaminato 6 esemplari sui 17 cetacei pescati e in solo due di essi sono state trovate tracce di cesio radioattivo. La contaminazione è minima, in quanto è stata registrata una quantità di radiazioni pari a 31 e 24,3 becquerel di cesio radioattivo per chilogrammo nei due rispettivi cetacei. Il limite è di 500 becquerel per chilo, nonostante ciò, la leggera contaminazione è stata collegata al disastro di Fukushima. Il Giappone con questa riapertura della caccia alle balene sta mettendo in gioco nuovamente la sua immagine. Gli attivisti di Greenpeace e soprattutto della Sea Sheperd(che, ricordo a tutti, sono un po’ meno pacifici dei tipi di Verdepace) non staranno a guardare. Scommetto che nel Pacifico nord-orientale ci sarà una guerra tra uomini, per la vita delle balene.
[fonte – Nippolandia]
Lisa-San 17 Giugno 2011 il 12:11
noooo… povere balene! :cwy:
ilburchiello 17 Giugno 2011 il 13:09
Mi sembrava troppo bello…