Giappone, il riscatto è arrivato grazie a manga e anime

di Gtuzzi Commenta

Ormai sono passati almeno quattro decadi da quando anche in Italia si sono cominciati a diffondere manga e anime e da quel momento non ne sono più usciti. Personaggi che sono diventati parte delle nostre giornate, ma anche dei nostri ricordi, in modo particolare quelli legati al periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, dove davanti alla tv si passavano tanti pomeriggi.

E non c’è dubbio che, in men che non si dica, anche nomi piuttosto particolari per l’epoca sono diventati di dominio pubblico, come ad esempio Benji, Holly, Shiro, Mila e Lotti. Un’intera generazione di bambini ha sognato guardando quei cartoni animati e che si tramanda fino ai giorni nostri.

Un successo che non conosce limiti per il Giappone, ma al contempo una vera e propria storia di riscatto dopo il declino legato all’andamento della Seconda Guerra Mondiale. I valori nipponici, in fondo, si possono facilmente intravedere tra le pagine dei manga, i fumetti che sono stati presi come punto di riferimento per la realizzazione delle serie anime che hanno avuto così tanto successo in televisione.

Uno degli aspetti più interessanti da mettere in evidenza è legato al tema comune a tanti manga, ovvero lo sport, visto come strumento di riscatto e di affermazione dei valori legati al bushido, ovvero il codice di condotta che veniva rispettato dai samurai nell’antichità. Quello che una volta era il campo dove si scendeva in battaglia e si metteva in pericolo la propria vita, è diventato con i manga e anime il campo di gioco. L’interessante saggio che è stato realizzato da Valeria Arnaldi, intitolato “Campioni animati. Icone sportive nell’animazione” è effettivamente molto centrato su questo punto.

In realtà, bisogna far risalire questa epoca di riscatto grazie ai manga all’anno 1928, in cui è maturato lo spokon, ovvero quel genere animato che narra le gesta di atleti che sono pronti a tutto, allenamenti durissimi compresi, pur di raggiungere la vittoria e la gloria nel mondo dello sport. Si tratta di un periodo particolare, però, quello in cui il mito dei manga emerge definitivamente. L’anno è il 1968, l’epoca di quel tempo ha uno spirito di ricostruzione, ed è in tale contesto che viene sviluppata la prima serie dalle caratteristiche moderne, legata al mondo del baseball. Stiamo facendo riferimento a “Tommy la stella dei Giants”.

E subito dopo arriva una serie cult, legata alle arti marziali, ovvero “L’Uomo Tigre”, sviluppata nel 1969 e arrivata in Italia solo tredici anni dopo. Ecco poi la serie “Mimì e la nazionale di pallavolo”, tratta da una storia vera, quella della nazionale nipponica di pallavolo, che si mise l’oro al collo nell’Olimpiade del 1964.

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