Dal 23 settembre 1985 son passati ormai quasi 26 anni, gli stessi che aveva Giancarlo Siani quando fuori casa sua, su al Vomero, a bordo di una vistosa Citroën Mehari verde di ritorno dalla redazione de Il Mattino, venne ammazzato con una calibro 7 e 65 da due sicari rimasti senza volto per molto tempo. È stato il primo caso di giornalista ucciso dalla camorra, la prima volta che la parola ha scosso profondamente il potere criminale con la sua forza al punto da farlo sentire minacciato. Ora dopo 26 anni la figura e la storia di Giancarlo Siani prendono forma in una graphic novel “Giancarlo Siani (E lui che mi sorride)”, un fumetto realizzato da Alessandro Di Virgilio, alla sceneggiatura, ed Emilio Lecce, ai disegni, per la Round Robin Editrice.
Prodotto in collaborazione con il Napoli Comicon, il volume è stato presentato ieri dai due autori alla Feltrinelli di Napoli e per gli interessati il sito del quotidiano La Repubblica ne offre una piccola anteprima a questo indirizzo. Il titolo prende spunto da una frase di Paolo Siani, fratello del “supereroe” di questo fumetto e allo stesso tempo personaggio attraverso il quale la storia viene raccontata.
“Di noi due, insieme, conservo l’immagine di una giornata a Roma, a una marcia per la pace. Io col gesso che gli dipingo in faccia il simbolo anarchico della libertà. E lui che mi sorride.”
In fondo questo era Giancarlo Siani, un ragazzo allegro, contro la violenza, impegnato nel sociale oltre che un ottimo giornalista. Aveva iniziato come tanti giovani che intraprendono questa carriera collaborando senza compenso con alcune testate e in particolar modo era stato attivo come corrispondente per Il Mattino da Torre Annunziata. La cittadina del basso napoletano stava conoscendo in quegli anni l’ascesa di un clan locale che faceva capo a Valentino Gionta grazie al controllo del mercato ittico e del contrabbando delle sigarette: un’attività che consentiva di ottenere l’approvazione della collettività offrendo ciò che lo Stato non riusciva a dare: lavoro. Si trattava comunque di una “soluzione” disfunzionale e Siani era dell’idea che una notizia per quanto potesse essere scomoda, pericolosa o scottante andasse verificata e rivelata. Non solo ciò che rendeva importante il lavoro di questo giornalista era la sua capacità di collegare gli eventi e ricostruire il sistema di affari e crimine in cui si inserivano quelli che altrimenti sarebbero rimasti solo fatti di cronaca locale. Fu proprio questa sua attitudine al giornalismo d’inchiesta a condurlo verso il suo destino: il pentito, e mancato esecutore, Ferdinando Cataldo racconta infatti che la decisione di assassinarlo fu presa in seguito ad un suo articolo di analisi degli equilibri di potere dopo l’arresto di Gionta, ipotizzando (a ragione) che ciò fosse avvenuto grazie ad una soffiata di famiglie camorristiche rivali.
Siamo infatti in una Campania dove in 5 anni, 1979 al 1984, morirono ben 769 persone per la faida tra la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo e la Nuova Famiglia che raccoglieva vari clan come i Nuvoletta, gli Alfieri, e appunto Gionta. Fu proprio l’ascesa di Valentino e il suo eccessivo tentativo di espandersi che spinse i suoi stessi alleati a tradirlo consegnandolo alle forze dell’ordine, anche, o forse sarebbe meglio dire soprattutto, per stringere alleanza con i Bardellino del casertano.
Siani svelò questi meccanismi e mise in grossa difficoltà il clan Nuvoletta facendolo apparire come un “infame” sia nel proprio territorio sia davanti ai corleonesi di Rina e Provenzano con cui erano alleati. Fu decisa quindi una punizione durissima, non bastava gambizzare, occorreva proprio eliminare Giancarlo, impedire che la sua parola potesse arrecare altri danni. Non fu ucciso secondo rituali che spesso accompagnano le morti di camorra, non si voleva, come accade per chi tradisce o non paga il pizzo, che la gente sapesse e che servisse da deterrente per gli altri, Giancarlo fu ucciso in maniera tale che non potesse essere chiaro il movente. Una pistola comune, nessun elemento simbolico, nessun messaggio velato, nulla. Gli stessi colleghi ed inquirenti all’inizio ebbero difficoltà a collegare il motivo della sua morte alla sua attività di giornalista: si pensò ad una rapina, problemi di donne e per nove anni le indagini non portarono a nulla. Quasi solo per caso il magistrato D’Alterio poté riaprire le indagini ed inchiodare mandanti ed esecutori di questo delitto. 12 anni e 3 pentiti per arrivare ad una verità giuridica che ancora, comunque, non convince in pieno.
Siani stava infatti preparando un dossier molto importante, probabilmente legato ai fondi per la ricostruzione del post-terremoto e alla collusione esistente tra classe politica e camorra. Di tutto il materiale che il giornalista avrebbe già dovuto aver raccolto però non è stata trovata traccia.
Così dopo 26 anni questa graphic novel, ricorda, celebra o semplicemente racconta Giancarlo Siani.
Forse non era questo il posto giusto per parlare di queste cose, forse sarebbe stato opportuno fermarmi semplicemente a parlare della graphic novel, ma capire chi era Giancarlo Siani serviva a chiarire perché vada ricordato, perché anche questo supereroe meriti il suo fumetto e a ricordarci come il giornalismo d’inchiesta che appassiona sempre meno persone, a favore di teatrini sugli omicidi familiari e gossip su matrimoni principeschi, sia invece un’arma più efficace di qualsiasi atto violento o ribellione armata.
Kiki 27 Maggio 2011 il 15:57
Io lo trovo un ottimo articolo: penso che tu abbia fatto bene a spiegare a grandi linee chi fosse Siani e le vicende che riguardano la sua morte. Anche se sono napoletana, non avevo mai sentito parlare di questo giornalista e questo mi fa riflettere su una cosa: non si parla abbastanza di queste cose!
Chi non vive nel napoletano, non si rende conto di cosa voglia dire “convivere” con la camorra: la paura che essa infonde tra la gente e la rabbia dovuta alla consapevolezza di non essere abbastanza forti per sconfiggere questo male. Accettare le cose cos� come sono, perch� sai che chi dovrebbe tutelarti non lo fa (e questo lo dico anche per esperienza personale).
Persone come Siani sono ossigeno. Bisogna parlarne: libri, film, fumetti. In un periodo come questo, in cui la televisione e i giornali si dedicano agli scandali e al gossip, qualsiasi altro mezzo di informazione � fondamentale!Come hai scritto nell’articolo, questa graphic novel ricorda e celebra Giancarlo Siani, ma non solo: � un ottimo mezzo di informazione!
shikaku 28 Maggio 2011 il 10:35
Grazie.
In effetti pur conoscendo il suo nome e perch� viene ricordato non conoscevo per� tutta la sua storia. Per questo, dopo aver passato mezza giornata a cercare e informarmi tra documentari e articoli, non ho potuto evitare di dilungarmi almeno un p�.
Son queste le persone che dovrebbero essere ricordate come simbolo di Napoli e non gente come Gigi D’Alessio come qualcuno (Lettieri) ha affermato -.-
Kiki 28 Maggio 2011 il 13:11
Solo Lettieri poteva fare una dichiarazione del genere -.-
Ma cosa ti aspetti da una persona sostenuta da chi definisce i magistrati “cancro della societ�”?
inoshikacho 28 Maggio 2011 il 17:21
il popolo di Internet (per fortuna) cos� ha parlato!