Galilei Donna è l’anime che non ti aspetti. Si presenta come il tipico anime con un cast di protagonisti al femminile che deve vagare per il mondo e combattere, tra un sorriso e una scena moe, l’organizzazione malvagia di turno capitanata da ambiziosi maschi che vogliono arricchirsi e conquistare il mondo. Eppure, dopo i primi episodi di assestamento, e di presentazione dei personaggi, la trama decolla e prende rotte che ammetto di non esser riuscito ad anticipare… e la serie ha finito per diventare quell’apputamento settimanale di cui non posso fare più a meno.
Svariati sono i motivi per cui Galilei Donna potrebbe attrarre uno spettatore, il primo, che ha sicuramente presa sul tipo di consumatore occasionale, consiste nel fatto che la serie è un progetto originale della A-1 Pictures e Yasuomi Ometsu (poco conosciuto, ha lavorato in Dante’s Inferno nel 2010 e Kite Liberator nel 2008): esatto! Niente manga, romanzi o videogiochi da adattare, ricostruire col rischio di perdersi pezzi per strada, un prodotto creato per l’animazione in pieno rispetto dei suoi tempi. La serie, attualmente al settimo episodio, ne durerà soltanto undici, e le possibilità che ci sia un finale, e non il classico rimando a una plausibile seconda stagione, sono molteplici… cosa che ha ancor di più incoraggiato l’interessamento da parte mia, poichè data la struttura della trama temevo fosse il tipo di storia destinata a trascinarsi molto a lungo.
Invece Galilei Donna si costruisce intorno a un nucleo ristretto di personaggi: le tre sorelle Ferrari, i loro due genitori che appaiono nelle prime puntate, la misteriosa Anna Hendrix che si autoinvita nella storia, e il cupo sicario della Adni Moon, Roberto Materazzi. Le tre sorelle, tanto per mantenere un po’ quell’idea di “Giappone al centro del mondo” che contraddistingue tutta la loro animazione, sono di origini italiane, ma il loro padre è giapponese (e parla il dialetto del Kansai, per giunta): difatti portano nomi nipponici. La maggiore è Hazuki, laureanda in legge, la secondogenita è Kazuki, una studentessa liceale, e la più piccola è Hozuki, che nonostante i suoi tredici anni di età è un genio di tale portata che l’assumerebbero immediatamente alla NASA. La vita di questa famiglia procede come quella di tante, tra un divorzio e mancanza di comunicazione tra i vari membri, finchè i cattivi della Adni Moon decidono di sequestrare la famiglia Ferrari per impossessarsi del tesoro di Galileo. A salvare la situazione ci penserà la piccola Hozuki, che tirerà fuori la sua nave volante da battaglia a forma di pesce rosso (costruita di nascosto), attrezzata di tutto punto: da quel giorno le tre sorelle saranno in fuga, braccate come criminali, in giro per il mondo alla ricerca delle tracce lasciate per trovare questo fantomatico tesoro e salvare i loro genitori.
Le difficoltà che queste tre sorelle dovranno affrontare sono svariate, ma episodio dopo episodio lo scenario che viene presentato risulta ben più complesso di quanto potesse apparire nelle prime battute: l’elemento fantascientifico della serie, dominante nei primi episodi, rimane molto in sottofondo ma sempre presente e lascia spazio a quello “ecologico“, perchè al centro di Galilei Donna non vi è altro che la complessa questione della distribuzione delle risorse, soprattutto quelle energetiche. (Ovviamente non si parla di petrolio, ma di idrato di metano.) Il dramma, e le difficoltà del genere umano in questo non troppo lontano futuro diventano i temi principali di questa storia eclissando un po’ alla volta le sorelle Ferrari, che restano le protagoniste indiscusse della vicenda, ma non di una vicenda che parla esclusivamente di loro tre.
Galilei Donna è un anime che risulta essere piacevole alla vista, i vari elementi italiani presenti nella serie (molto pochi a dire il vero, perchè i personaggi hanno atteggiamenti più orientali, che occidentali) sono ben inseriti a parte qualche errore sia di pronuncia che di scrittura (tutti i comandi della nave di Hozuki sono in italiano) che si possono tranquillamente perdonare. Quel “bambina“, usato da un personaggio ricorrente per identificare la sorella maggiore, è indubbiamente cacofonico (e probabilmente voluto per questioni di “marketing”, non è la prima volta che m’imbatto in quest’espressione, nata forse da un fraintendimento dovuto a qualche errore di traduzione anni fa) ma sarà stato usato tre volte in sette episodi. Le animazioni, i fondali e le scene di combattimento aereo (che fanno uso di computer grafica) aggiungono quel tocco di brio a una serie che non brillerà per originalità, ma che nella sua testarda perseveranza a portare avanti nel modo più lineare e semplice la sua trama, si candida per essere una delle migliori di questa stagione.