Influenzato da Mana Cerace, mi sono detto “stavolta voglio tirare fuori qualcos’altro”. Alieni. Mi sento d’obbligo a dire che è una categoria un po’ a parte rispetto agli altri mostri come Mana Cerace, ma fra scienziati, fantasmi, serial killer, vale menzionare gli alieni che sono sempre più o meno necessari a storie simili a quelle raccontate da Sclavi e soci. Abbiamo una apparizione (in tutti i sensi) nel numero 61, “Terrore dall’infinito”, in una storia che coinvolge l’intero immaginario alieno vista l’ispirazione alle teorie psicanalitiche che ai film di stampo fantascientifico più positivo (vedere Spielberg con E.T.), in cui il nostro caro Dylan Dog aiuta a porre fine agli incubi del signor Whitley (ri)cominciati dopo un classico rapimento da parte degli alieni mentre si trovava in un cottage di campagna con la moglie. Rivediamo quindi il Dottor Bronsky, probabilmente unico psichiatra a non dare del ciarlatano all’indagatore, praticare l’ipnosi al paziente contrariato dal metodo in sé. Ecco le teorie psicanalitiche che vedono l’extraterrestre come proiezione delle paure dell’incoscio umano; analizzando Whitley vengono a galla dure realtà dalla profonda infanzia, ricordi praticamente rimossi in cui il fratellino Steven era morto in non si sa quale precisa circostanza mentre il padre lo trattava male continuamente. Le indagini di Dylan girano quindi intorno alle continue sedute di ipnosi cercando di capire cosa fosse successo, a cosa era dovuta la morte di Steven, forse il padre che beveva alcol continuamente o forse Whitley stesso in preda a qualche follia. Nel frattempo viene a galla che il primissimo incontro con gli alieni da parte di “Whitty” era proprio durante il funerale di Steven, con l’alieno Chokey che lo prenderà di mira più volte per quanto pacifista possa apparire. Nell’epilogo della storia vediamo sia Dylan che il Dr. Bronsky assistere immobili all’apparizione degli alieni in “carne e ossa” se così si può dire, per poi risolvere finalmente il caso cercando di far accettare la realtà dei fatti a Whitley e quindi provare a vivere più serenamente.
Nel numero 131 (“Quando cadono le stelle”) lo ritroviamo in pessime condizioni anni dopo, con un tumore al cervello e la moglie che ha deciso insieme a lui di divorziare, intento ancora a seguire piste sugli alieni dopo aver visto una videocassetta che funge quasi da oggetto chiave della storia. Un disco volante e degli alieni uccisi da militari che cercano di mantere il segreto, una mucca con un mantello che sembra mostrare le Pleiadi e l’ennesimo misterioso finale in cui gli alieni sembrano salvare la mucca che per qualche ragione vive da lunghi anni e non fa altro che tornare nel luogo in cui il disco volante cadde. A chiudere questa specie di “trilogia delle stelle” di Sclavi e Brindisi è il numero 136 (“Lassù qualcuno ci chiama”) dove rivediamo invece il generale Scott, personaggio apparso nel 131, e Dylan Dog raggiungere la signora Jones, una delle mille e più persone a chiamarsi così nel paese chiamato Llangwntffrwd in Galles per ritrovare la figlia scomparsa. Contemporaneamente facciamo la conoscenza del signor Humbert Coe intento a trovare la famigerata lingua madre, l’unica e la prima che si parlava a distanza di moltissimi anni addietro. Sulla montagna (collina) lì vicino sembrano provenire voci che parlano diverse lingue atte a convogliare in una sola, forse direttamente dalle vecchissime pietre che fungono quasi da registratore degli eventi passati.