Per quelli che, come il sottoscritto, sono cresciuti a “Pane e Cartoni Animati”, certi personaggi hanno inevitabilmente segnato il modo di concepire il concetto di anime (e più in là di manga) portandoci ad apprezzare certi generi a discapito di altri. Per una particolare scelta di mercato, o magari per una congiunzione astrale favorevole, quando i “cartoni giapponesi” sbarcarono in Italia, la maggior parte di essi presentava sostanzialmente due tipologie di storie: quelle di fanciulle indifese, che combattevano le tirannie di un mondo crudele che le aveva private di genitori, parenti e amici, e quelle (tra l’altro presenti in un numero maggiore) di giovani adolescenti che, alla guida di potenti Robot, debellavano il nemico alieno o le creature mostruose di turno.
Fu un caso o un’accurata scelta commerciale quella che portò “Mamma Rai“, prima, e quella che sarebbe divenuta l’attuale Mediaset, dopo, a fare incetta delle opere di Go Nagai, acclamato creatore di Mazinga, e a distribuirle un “tot” al chilo nei palinsesti pomeridiani, per la gioia di tanti bambini (e anche qualche adulto, diciamocelo), non ci è dato saperlo. Quello che possiamo affermare è che sin dagli Anni Ottanta, spesso e volentieri il termine “anime” viene associato a titoli quali “Goldrake – Ufo Robot”, “Il Grande Mazinga” e “Jeeg Robot d’Acciaio“.
Proprio quest’ultimo, tra le varie creature meccaniche concepite dalla folle genialità Nagaiana, è emblematico, sia per la sua storia che per le caratteristiche che lo contraddistinguono. Sebbene, come in tutti gli altri casi “robotici” prima menzionati, Hiroshi Shiba, figlio del defunto dottor Shiba, sia il predestinato pilota del robottone in questione, egli riceve questa “investitura” non per particolari capacità tecniche, né perché discendente di un grande Impero Galattico. Nel suo caso, Hiroshi possiede il “potere di diventare Jeeg” (come recita il testo della sigla) poiché all’interno del suo corpo è custodita la “Campana di Bronzo“, manufatto misterioso appartenente alla civiltà Yamatai la quale, risvegliatasi proprio a causa del trafugamento della Campana da parte del panciuto padre di Hiroshi, decide di conquistare il Mondo passando, per prima cosa, sul cadavere del protagonista (così da poter riottenere il manufatto). Oltre alla peculiarità della Campana, Hiroshi ne ha un’altra che è legata alla tipologia della macchina Jeeg: mentre in tutti gli altri robottoni il pilota di turno entra “nella testa” (letteralmente) dell’automa attraverso l’uso di particolari “navicelle” (famosi gli “agganciamenti” nei vari Mazinga o la “giostra” a cui si sottopone Actarus/Duke Fleed ogni volta che deve passare dal disco al robot Goldrake), nel caso in questioni è Hiroshi stesso che, a causa di un procedimento di “cybernizzazione” legato all’inserimento della Campana nel suo petto, diviene la testa del robot (passando prima per altri due stadi Cyborg). Il resto del corpo (e tutte le armi utilizzate nelle battaglie) vengono fornite al “capo” dal Big Shuttle pilotato da Miwa, amica di infanzia di Hiroshi e sua fedele alleata: all’urlo della testa “Miwa, i componenti”, ecco che il mezzo pilotato dalla ragazza sputa fuori, in modo assolutamente simmetrico, piedi, braccia, gambe, mani e pezzi di busto che, attraverso un procedimento magnetico (sì, avete capito bene: Jeeg è un Geomag gigante!) vanno ad agganciarsi tra loro a formare “Jeeg, il Robot d’Acciaio“.
Fenomeno di merchandise grazie alle miriadi di modellini più o meno complessi creati negli anni, che permettevano di avere, per la prima volta,un robot “montabile” e “trasformabile” (cosa che non accadeva con Goldrake e Mazinga), Jeeg ha avuto una storia commerciale anche abbastanza particolare: al tempo della pubblicazione, Nagai interruppe la stesura della storia per circa due anni poiché non aveva idea di come portarla avanti. Le battaglie tra Jeeg e i seguaci della regina Himica, i mostri Hamiwa, si ripetevano uguali capitolo dopo capitolo e, tolti alcuni spunti legati all’insofferenza di Hiroshi nel doversi sobbarcare un tale destino, la storia risultava un po’ piatta. Tuttavia, mentre portava avanti la storia di “Getter Robot”, Nagai ebbe un’idea folgorante: inserire un elemento di rottura non tra le fila dei buoni ma tra quelle dei cattivi. Ecco così nascere il “Signore del Drago“, vero capostipite dell’impero Yamatai e crudele tiranno che, al risveglio, non solo uccide buona parte dei sottoposti della regina Himica ma, anzi, assoggetta la stessa e inizia una guerra ben più sanguinaria contro il genere umano. L’introduzione di un tale forte personaggio fu fondamentale non solo perché risollevò la trama ma anche, e soprattutto, perché permise a Nagai di introdurre nuovi componenti fino ad allora limitati a semplici armi: il modulo volante, il modulo subacqueo, il modulo terrestre e, tra tutti, il cavallo meccanico Antares, che permette a Jeeg di diventare un Centauro.
Per iniziare in bellezza questo nuovo anno, con una pubblicazione di tutto rispetto nel filone “anime” che già annovera titoli come Ken il Guerriero e Mila & Shiro, la Gazzetta dello Sport propone, a partire dal 2 gennaio, una collezione di DVD, riveduta e corretta, della serie animata Jeeg il robot d’Acciaio. Ecco le specifiche dell’opera:
La collezione, prima ufficiale per il mercato italiano, contiene tutti i 46 episodi prodotti dalla Toei Animation,raccolti in un imperdibile cofanetto composto da 12 dvd. La serie sarà proposta in edizione integrale, con le scene tagliate mai trasmesse in tv; l’audio e il video sono completamente rimasterizzati. Contribuiscono a farne un‘opera di assoluto rilievo, la presenza dei video delle sigle italiane, con le titolazioni della prima messa in onda televisiva, e l’opzione audio in lingua giapponese, con sottotitoli italiani tradotti fedelmente dall’originale. A conferire ulteriore prestigio e qualità alla collezione, i disegni originali (settei) di Go Nagai, dei vari personaggi e delle ambientazioni del cartone, in un poster pieghevole che accompagnerà ogni singola uscita.
La prima uscita sarà disponibile in edicola ad un prezzo speciale di 1,99€; la seconda, comprensiva del cofanetto per raccogliere i 12 dvd, al prezzo di 5,99 €; per la terza (che includerà un mega poster da collezione) e le successive, il prezzo sarà di 9,99€.
Una collezione di tutto rispetto, se si pensa che mai in Italia l’opera “più pregna di contenuti storici” di Nagai ha ricevuto il giusto riconoscimento. In effetti Jeeg, oltre alla semplice narrazione degli scontri tra robot e mostri, presenta molti riferimenti sia alla storia Giapponese che alla mitologia: in particolare i soldati Haniwa, seguaci dell’Impero Yamatai, rappresentano in tutto e per tutto le fattezze delle statuette in argilla omonime che venivano usate come ornamenti e a protezione dei tumuli funerari e delle tombe. La stessa Himica deve le sue fattezze alla originale sovrana sciamana (si pensava potesse parlare con gli dei) del vero impero Yamatai, probabilmente il germe di quello che sarebbe diventato il primo Impero dello Shogunato, il Regno Yamato. Inoltre, la nave da guerra nemica, dotata di otto teste di drago, deve le sue fattezze al leggendario Yamata no Orochi, mostro dalle otto teste, appunto, che permea la mitologia del Paese del Sol Levante.
Vi lascio con una curiosità, tutta italiana, legata a questo anime e, in particolare, alla sua sigla. Cantata da Fogus (al secolo Roberto Fogu) essa è la versione “italianizzata” (non tradotta, attenzione) della sigla originale giapponese, famosa per il “Dan-da-dan” cantato dal coro che è ritornato, prepotentemente, nella sigla dell’anime “Robot Girls Z“. Questa sigla, poi riarrangiata dai Superobots di Doug Menkin portò, per anni, a pensare che fosse stata incisa, per la prima volta, da Piero Pelù, visto il timbro della voce di Fogus molto simile a quello del cantante Fiorentino. Ecco la sigla:a voi giudicare. Io scappo ad ordinare la mia copia della collezione: Miwa, lancia i DVD!
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