Dragonero – Recensione

Un saluto a tutti i lettori di Komixjam!  Oggi sono qui per parlarvi di una nuova serie italiana… che proprio nuova nuova non è. Trattasi di Dragonero, serie di stampo fantasy scritta da Luca Enoch e Stefano Vietti e disegnata da Giuseppe Matteoni, edito dalla Bonelli.

Perché la serie non può considerarsi ‘nuova’? Il motivo è piuttosto semplice: perché Dragonero uscì nelle edicole nel lontano 2007, in una veste insolita per la casa editrice di via Buonarroti: quella del romanzo a fumetti, un volume monografico che raccontava una storia autoconclusiva.

E la serie appena uscita riprende il romanzo, condividendone l’ambientazione, i personaggi e sopratutto il protagonista: Ian Aranill, della stirpe Varliedarto, che proprio alla fine del volume del 2007 veniva soprannominato Dragonero.

qui uno studio del protagonista…molti lo potranno trovare simile al videogioco The Witcher…ma quest’ultimo è uscito nel 2009, quindi dopo il romanzo.

In ogni caso, non bisogna aver letto il suddetto volume per godersi la storia: nel numero uno ora in edicola ci viene spiegato tutto quello che dobbiamo sapere, comprese le conseguenze di quello che è accaduto al protagonista alla fine del romanzo.

Dragonero è una tipica serie fantasy, che quasi dà per scontati alcuni stereotipi tipici del genere, come la presenza della magia, degli elfi, degli orchi e quant’altro, con una chiara ispirazione al mondo dei giochi di ruolo cartacei ed online(tanto è vero che verrà creato un GdR ambientato nel mondo di Dragonero): e tutto questo viene visto con la ricercatezza tipica del fumetto italiano in generale, e della Bonelli in particolare.

L’orco Gmor, il coprotagonista

La narrazione, che si svolge su due piani temporali differenti(il presente ed il passato, con il protagonista che racconta una storia), scorre molto fluida e piacevole,  ed i rapporti tra i personaggi sono molto ben curati(alcune scene mi hanno ricordato i battibecchi tra i compagni di Tex, altre le discussioni attorno al tavolo di Dungeons & Dragons). A livello grafico, niente da eccepire: la Bonelli ci ha abituato da tempo alla qualità dei suoi disegnatori.

In definitiva, è un’opera realizzata davvero molto bene a tutti i livelli…con un solo grande difetto: la scarsa originalità.
Il numero uno della serie, infatti, mi ha lasciato la stessa sensazione che mi diede il romanzo a suo tempo: già visto, già sentito.

Sarà che il sottoscritto è un amante del genere fantasy (Chi mi legge da un pò lo avrà capito, ed avrà capito anche quali sono i miei gusti in merito, per Crom!), e quindi ha un occhio forse troppo critico. O sarà che la fantasy da un pò di tempo a questa parte (dall’inizio degli anni Duemila, per la precisione) sta deragliando pesantemente sul binario della monotonia, fossilizzandosi in stereotipi e categorie ben definite dove, dopo un pò, le cose da dire finiscono.
Si è perso quello spirito innovativo, di contaminazione con altri generi (come la fantascienza o l’horror), e di sperimentazione che c’era nel secolo scorso, dove la fantasia dello scrittore (da qui il nome del genere) era unico limite a quello che potevamo leggere. Le innovazioni attuali si contano sulla punta delle dita, e con l’aria che tira si corre il rischio di vedere orride fotocopie di un idea originale sfornate in serie (tremo al pensiero di quante storie di intrighi di potere e personaggi uccisi come se piovesse vedremo sugli scaffali tra poco tempo).

Per carità, di tutto questo Dragonero non ne ha colpa; anzi, la sua qualità è decisamente più elevata del libercolo fantasy medio che si trova in libreria. Ve lo consiglio se volete avvicinarvi al genere, o se volete cimentarvi una lettura non  impegnativa: è un buon prodotto ed intrattiene, ed a un fumetto non si può chiedere di più.