Un saluto a tutti i lettori di Komixjam! Oggi sono qui per parlarvi di una nuova serie italiana… che proprio nuova nuova non è. Trattasi di Dragonero, serie di stampo fantasy scritta da Luca Enoch e Stefano Vietti e disegnata da Giuseppe Matteoni, edito dalla Bonelli.
Perché la serie non può considerarsi ‘nuova’? Il motivo è piuttosto semplice: perché Dragonero uscì nelle edicole nel lontano 2007, in una veste insolita per la casa editrice di via Buonarroti: quella del romanzo a fumetti, un volume monografico che raccontava una storia autoconclusiva.
E la serie appena uscita riprende il romanzo, condividendone l’ambientazione, i personaggi e sopratutto il protagonista: Ian Aranill, della stirpe Varliedarto, che proprio alla fine del volume del 2007 veniva soprannominato Dragonero.

In ogni caso, non bisogna aver letto il suddetto volume per godersi la storia: nel numero uno ora in edicola ci viene spiegato tutto quello che dobbiamo sapere, comprese le conseguenze di quello che è accaduto al protagonista alla fine del romanzo.
Dragonero è una tipica serie fantasy, che quasi dà per scontati alcuni stereotipi tipici del genere, come la presenza della magia, degli elfi, degli orchi e quant’altro, con una chiara ispirazione al mondo dei giochi di ruolo cartacei ed online(tanto è vero che verrà creato un GdR ambientato nel mondo di Dragonero): e tutto questo viene visto con la ricercatezza tipica del fumetto italiano in generale, e della Bonelli in particolare.

La narrazione, che si svolge su due piani temporali differenti(il presente ed il passato, con il protagonista che racconta una storia), scorre molto fluida e piacevole, ed i rapporti tra i personaggi sono molto ben curati(alcune scene mi hanno ricordato i battibecchi tra i compagni di Tex, altre le discussioni attorno al tavolo di Dungeons & Dragons). A livello grafico, niente da eccepire: la Bonelli ci ha abituato da tempo alla qualità dei suoi disegnatori.
In definitiva, è un’opera realizzata davvero molto bene a tutti i livelli…con un solo grande difetto: la scarsa originalità.
Il numero uno della serie, infatti, mi ha lasciato la stessa sensazione che mi diede il romanzo a suo tempo: già visto, già sentito.
Sarà che il sottoscritto è un amante del genere fantasy (Chi mi legge da un pò lo avrà capito, ed avrà capito anche quali sono i miei gusti in merito, per Crom!), e quindi ha un occhio forse troppo critico. O sarà che la fantasy da un pò di tempo a questa parte (dall’inizio degli anni Duemila, per la precisione) sta deragliando pesantemente sul binario della monotonia, fossilizzandosi in stereotipi e categorie ben definite dove, dopo un pò, le cose da dire finiscono.
Si è perso quello spirito innovativo, di contaminazione con altri generi (come la fantascienza o l’horror), e di sperimentazione che c’era nel secolo scorso, dove la fantasia dello scrittore (da qui il nome del genere) era unico limite a quello che potevamo leggere. Le innovazioni attuali si contano sulla punta delle dita, e con l’aria che tira si corre il rischio di vedere orride fotocopie di un idea originale sfornate in serie (tremo al pensiero di quante storie di intrighi di potere e personaggi uccisi come se piovesse vedremo sugli scaffali tra poco tempo).
Per carità, di tutto questo Dragonero non ne ha colpa; anzi, la sua qualità è decisamente più elevata del libercolo fantasy medio che si trova in libreria. Ve lo consiglio se volete avvicinarvi al genere, o se volete cimentarvi una lettura non impegnativa: è un buon prodotto ed intrattiene, ed a un fumetto non si può chiedere di più.