Buon giorno lettori di Komixjam!
Fra un ferragosto e una gita fuori porta, vorrei spolverare un’opera delle CLAMP che è passata abbastanza in sordina. E’ inedita qui in Italia, mentre in patria è stata pubblicata in un unico volume edito dalla Shinkigensha – casa editrice del gruppo – subito dopo l’uscita di RG Veda, quindi possiamo ben immaginare quanto sia datato il manga: ha ben 22 anni, visto che è arrivato sugli scaffali delle fumetterie nipponiche nel 1989.
Il nome probabilmente non vi dirà nulla: DERAYD, titolo originale Deraido -Kai sakai tenbin no tsuki-. Le CLAMP ormai ci hanno abituato al loro crossover di generi e qui troviamo un mix fra shonen e fantasy che ispireranno il futuro manga di Reyheart.
La storia narra di Kenji Kaga, un giovane liceale praticante il kendo, il quale si trova immischiato in una faccenda abbastanza complessa. In metropolitana, una sera, riesce a vedere la luna e si sente richiamato dalla voce di una principessa, la quale lo teletrasporta nel suo universo parallelo, Venor. Lì, fa la conoscenza con una fata e un principe, Radein ed insieme a loro deve partire per una missione speciale, che consiste nello sconfiggere una serie di mostri demoniaci chiamati Kaima, altrimenti la sua dimensione e quella in cui è giunto, finiranno in collasso.
Vi ricorda qualcosa vero? Infatti, come ho detto prima, questo manga ha degli elementi in comune sia con Reyheart, ma anche con altri più recenti come Tsubasa, xxxHolic e Kobato, soprattutto per quanto riguarda la teoria della condivisione dell’anima da parte di personaggi di dimensioni diverse, cioè Kenji quando viene a contatto con la dimensione fantastica, riesce a trovare persone simili a quelle della propria, ma messe in un contesto completamente diverso.
Per quanto riguarda lo stile è visibile l’impronta “clampiana” sia per quanto concerne la struttura fisica dei personaggi, che per l’elaborazione delle tavole illustrate in bianco e nero e a colori. Si può notare che è un manga abbastanza vecchio, perchè la grafica di RG Veda è rindondante anche qui, infatti l’impaginazione delle vignette è molto simile alla precedente opera. Siamo lontani, ovviamente, da capolavori quali possono essere X1999 o Reyheart oppure Tokyo Babylon, che per me sono il top della perfezione, ma siamo sulla buona strada.
Non so voi, ma ho notato anche qualche somiglianza con lo stile di Naoko Tateuchi, madre di Sailor Moon, soprattutto quando viene rappresentata la fata (la conformazione dei suoi occhi, il suo corpicino esile abbastanza simile a quello delle famose guerriere sailor mangacee…). Se avete avuto anche voi le stesse mie impressioni, non fatevi scrupoli a scrivere una vostra impressione!