Danna ga Nani wo Itteiru ka Wakaranai Ken – Le passioni nella vita di coppia

di Kirisuto Commenta

 

Quest’oggi parleremo di Danna ga Nani wo Itteiru ka Wakaranai Ken (d’ora in poi Danna), che tradotto terra terra significa: Non ho la più pallida idea di cosa stia dicendo mio marito. Da me colloquialmente rinominato Moglie-Marito per facilità di identificazione quando si tratta di discuterne con qualcuno. Quest’anime lo metteremo a confronto con un altro alquanto simile andato in onda qualche stagione fa: Kantoku Fuyuki Todoki (d’ora in poi Kantoku). Tale titolo è sempre incentrato sulla vita di una coppia coniugata, ma questa volta ben nota: Hideaki Anno e Moyoko Anno.

Stesso format, stesso stile, stessa durata, stili di disegno elementari ma non fatti coi piedi. Così simili eppur così diversi. Ma diversamente da quanto vi state aspettando non sarà un confronto come lo scorso presentatovi; questa volta voglio trattare un argomento vasto, ampio e in cui è facile dire banalità e sfruttare questi anime, insieme ad altri che citerò in seguito, per sviluppare i miei pensieri al riguardo.

 

Oggi voglio trattare la seguente questione: le passioni personali influiscono nella vita di coppia, nella ricerca del partner? E se sì, quanto e in che modo?

 

I due anime in questione propongono modi diversi di vederla e altri titoli, come Oreimo (mannaggia a me che vado a ripescare certe cose),  introducono altri elementi di discussione.

Partiamo da Danna. In quest’anime troviamo una coppia eterogenea: lui è un otaku, al momento disoccupato; lei è una ragazza con interessi diversi dai suoi (alcuni userebbero la parola “normale”) e impiegata presso un lavoro che permette ad entrambi di tirare avanti in questa situazione. Gli episodi sono composti da brevi sketch che mostrano, come dice il titolo, la totale incapacità della moglie di capire citazioni, riferimenti, comportamenti e affermazioni del marito in quanto troppo strettamente legate alla cultura pop degli anime moderni. Un mondo che lei accetta come una persona qualunque accetta l’esistenza dell’ornitorinco: esiste, è buffo, ma oltre a questo non vi è altro da dire. Kaoru ama suo marito e lo accetta in tutto e per tutto, ma non per questo comprende in toto il suo mondo: ci convive.

Scena tipo:

Kaoru: Tu che nomi sceglieresti?

Hajime: Shinji, se maschio. Rei, se femmina. (Gendo pose)

Kaoru: Ma non è che tutto deve esser legato agli anime!

Hajime: Ma sono dei nomi normalissimi, sfruttati anche negli anime! Ce ne sono moltissimi altri all’interno di anime e manga!

Kaoru: Il mio compare in qualche anime?

 

 

D’altro canto, nell’anime Kantoku ci troviamo di fronte una situazione diversa: entrambi i coniugi possono definirsi otaku, ma la moglie cerca di distaccarsi da quest’etichetta provando di comportarsi “normalmente”, fallendo. Negare la sua passione e il fatto che questo sia uno dei fattori che la lega a suo marito non è una strada percorribile, in conclusione. Sebbene, mi permetto di aggiungere, i livelli di nerdaggine otaku manifestati da Hideaki Anno sono irraggiungibili.

 

Tutto ciò per introdurre l’argomento e due modi in cui la questione è trattata. Voi quando andate alla ricerca di un partner per un rapporto duraturo come vi comportate? Cercate qualcuno con cui poter condividere la maggior parte, se non tutte, le vostre passioni o qualcuno di totalmente estraneo al vostro “mondo”?

Non credo esista un modo di rapportarsi più corretto dell’altro, a meno che non salti fuori uno studio statistico in materia. Entrambi i modi presentano pregi e difetti, che sono influenzati principalmente dal carattere della persona soggetto della quest di ricerca. Da un lato si potrebbe parlare di una condivisione più profonda e di un più solido legame, dall’altro si potrebbe citare la possibilità di una maggior indipendenza e capacità di preservare i propri spazi personali.

Come dicevo prima, però, esistono altri anime che ci presentano un diverso aspetto della questione, quello che prenderò ad esempio è Oreimo. Possiamo infatti notare che Kyousuke, entrando a contatto con le varie controparti femminili profondamente invischiate nella cultura otaku (in particolar modo Kirino), comincia a sviluppare un certo quantitativo di coscienza in materia. In un breve lasso di tempo passa dal non saper nulla a quanto meno saper sostenere una discussione  in merito senza mostrare uno sguardo vacuo. Questo, un po’ perché forzato da Kirino, ma in larga parte anche perché era intenzione di Kyousuke rinsaldare il legame con la sorella tramite la sua passione.

Vediamo quindi una persona “profana” decidere di sfruttare la passione del “partner” come trampolino per poterla raggiungere e avere una qualche possibilità di contatto. Dinamica non rara oggigiorno, come dall’alba dei tempi.

 

Queste riflessioni generali, terra terra e affrontate frettolosamente possono applicarsi in tutti i campi di interesse di una persona. Ma c’è un particolare che vorrei sottolineare, un dettaglio estraibile da questi titoli (come anche da altri): l’idea della coppia otaku o semi-otaku.

Tutti ben sappiamo quale sia la generale considerazione degli “otaku” nella società giapponese, e mostrare in esempi compiuti (si parla di matrimonio) coppie che derivano da quel “gruppo” cosa vuol significare?

Dipingere la realtà da quello che è, con scopo di vana speranza? Auspicio a un modello utopico? Questi anime presi in considerazione sono anime rivolti alla nicchia degli “otaku” o al grande pubblico per dimostrare che “non mordono”, ossia che “anche gli otaku sono esseri umani”?

Oppure sono rivolti a noi occidentali? Rivolti a noi per mostrarci una “realtà” magari assente nella società giapponese? Dimostrarci che, in fin dei conti, gli “otaku” in Giappone non vengono discriminati ma, anzi, formano coppie stabili e con relazioni sentimentali durature.

 

C’è una risposta a tutto ciò? Solo soggettiva.

Una cosa rimane innegabile: Danna e Kantoku rimangono due anime brillanti e vivamente consigliati. Al di là dei retro-pensieri e da ciò che possono suggerire,  le gag presenti sono divertenti e i personaggi sono efficaci. Serie composte da 13 episodi da 3 minuti.

Io adoro gli slice of life, soprattutto se comici e vagamente demenziali (vedi Working, Yotsuba, ServantxService). Se anche voi apprezzate questo genere, non vi resta che guardarvi queste due opere che sicuramente non vi lasceranno insoddisfatti. Le relazioni sentimentali qui rappresentate sono più realistiche, e mature; riescono a trasmettere un senso di soddisfazione nello spettatore che non sempre si può percepire da serie “romantiche”.

 

Tranne Oreimo. Tralasciate Oreimo. Quasi a stento il Falcon Punch finale equilibra i 32 episodi di sofferenza.

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